Le rinnovabili sono il nuovo business dei petrolieri arabi. Il Medio Oriente sarà sempre più green. Una buona notizia per l’ambiente ma l’Ue rischia di bruciarsi. Ecco perché
I petrolieri del Medio Oriente si vestono di green. Infatti, negli ultimi mesi stanno investendo miliardi di dollari in rinnovabili e sistemi di accumulo per eliminare petrolio e gas dal mix elettrico nazionali, destinandoli all’esportazione. Gli obiettivi che si pongono i Paesi del Golfo sono ambiziosi. Entro il 2040 ambiscono al sorpasso delle energie green ai danni dei combustibili fossili. Dieci anni dopo le rinnovabili dovrebbero contribuire al sistema energetico per il 70%, secondo Rystad. La tecnologia principe di questa transizione sarà il fotovoltaico. L’Europa rischia di rimanere doppiamente scottata.
RINNOVABILI, UE VS MEDIO ORIENTE
Investimenti miliardari, mega progetti e collaborazioni candidano Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti a diventare leader emergenti nel panorama dell’energia rinnovabile mondiale.
Nel 2023 il Medio Oriente ha registrato una crescita record nella capacità di energie rinnovabili (+16,6%), raggiungendo la cifra di 5,1 gigawatt (GW). Numeri ancora inferiori rispetto a regioni come l’UE e gli USA, ma è importante sottolineare che l’anno scorso la crescita nella regione è stata la seconda più alta al mondo dopo la Cina.
Nello stesso anno l’Ue ha installato 56 GW aggiuntivi di impianti fotovoltaici, un incremento che ha permesso alle rinnovabili di contribuire per il 50% alla generazione di elettricità nazionale nella prima metà del 2024. Una buona notizia per l’ambiente, la nota stonata è che l’industria dell’UE fatica ad essere competitiva con i concorrenti asiatici e statunitensi. Da qui a qualche anno rischia di vedersi sorpassare dal nuovo competitor internazionale. A Bruxelles si è diffusa la convinzione che debba superare le debolezze e cambiare modello di business per diventare più competitiva a livello mondiale.
“Il nostro modello di business si è basato fondamentalmente sulla manodopera a basso costo dalla Cina, sull’energia presumibilmente a basso costo dalla Russia e sull’esternalizzazione parziale della sicurezza e degli investimenti in sicurezza”, ha ammesso la stessa presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, durante la presentazione della Bussola per la Competitività, la nuova strategia per cambiare passo.
“L’Europa continua a essere indietro rispetto agli Stati Uniti e alla Cina in quanto a crescita della produttività, dobbiamo risolvere le nostre debolezze per riguadagnare competitività”, ha aggiunto.
Il primo step è la creazione di una piattaforma per gli acquisti comuni di materie prime critiche, fondamentali per le due transizioni gemelle, ecologica e digitale. Mentre per la fine del 2026 sapremo di più riguardo il Circular Economy Act che servirà a catalizzare investimenti nel settore del riciclo.
GLI ARABI PUNTANO SUL SOLARE
In particolare, l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti hanno deciso di puntare sul sole, sfruttando la tecnologia low-cost delle cinesi CATL e BYD. La capacità di energia solare in Medio Oriente è destinata a salire a 160 GWdc entro il 2033, un aumento di otto volte dal 2023, Wood Mackenzie analisti ha detto il mese scorso, notando che la regione “sta consolidando la sua posizione di polo dell’energia solare, guidato da ambiziosi obiettivi nazionali e tariffe record-basse raggiunte in aste competitive.”
Di questo passo, entro il 2050 il fotovoltaico alimenterà oltre la metà della regione. Progetti come il parco solare Mohammed bin Rashid Al Maktoum e il nuovo impianto a Bisha in Arabia Saudita sono esempi significativi di questa espansione.
Inoltre, da alcuni mesi in Arabia Saudita ha acceso i motori un impianto di accumulo solare da 500 MW/2000 MWh. Intanto, gli EAU stanno sviluppando il primo progetto gigascale “round the clock” al mondo, in grado di fornire 1 GW di potenza continua. L’opera include un impianto solare fotovoltaico da 5,2 GW e un sistema di accumulo da 19 GWh.