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Dazi, le contromosse di Ue e Italia. Caos a Taranto sull’ex Ilva: Bitetti si dimette

Dazi USA-Ue al 15%: a Bruxelles si definisce l’accordo, a Roma si studiano le contromisure. Confindustria propone piano europeo e Zes unica. Crisi Ilva a Taranto: si dimette il neosindaco Bitetti, mentre Jindal smentisce la tesi del ministero sulla nave rigassificatrice. La rassegna energia

A Roma si provano a organizzare le contromisure ai dazi, mentre Bruxelles è ancora impegnata nella stesura dell’accordo con gli Usa, ben lungi dall’essere fissato e ancora soggetto a variabili che possono rivelarsi decisive su acciaio, farmaci ed energia.

La richiesta che arriva da Orsini e da Confindustria è quella di un piano di Recovery anti-dazi a livello europeo, sulla scorta di quanto fatto per il Covid, una svolta sul costo dell’energia, semplificazione e il via libero definitivo all’accordo col Mercosur. In Italia, invece, il modello può essere la Zes. ll governo vorrebbe provare ad attingere dai soldi del Pnrr (ma Orsini non si dice d’accordo), Tajani avverte sulla svalutazione del dollaro e rilancia la possibilità di ricorrere al quantitative easing.

Sul fronte interno, infuocata la situazione a Taranto, con la protesta per la decarbonizzazione dell’ Ex Ilva che è sfociata in un assedio a Palazzo Città e nelle dimissioni del neosindaco Piero Bitetti per “inagibilità politica”. Intanto Jindal, rivale di Baku Steel nella gara indetta dal ministero e poi arenatasi, smentisce le tesi di Urso: la nave rigassificatrice non serve. La rassegna energia

DAZI: AL LAVORO PER UN TESTO SCRITTO

“I diplomatici di Washington, Bruxelles e dei Paesi europei più esposti, Italia compresa, stanno lavorando intensamente per trasformare, entro venerdì, la stretta di mano tra Ursula von der Leyen e Donald Trump in un accordo scritto” si legge sul Corriere della Sera.

QUOTE PER L’ACCIAIO

Un capitolo importante è quello dell’acciaio. L’obiettivo degli europei è di tornare al sistema delle quote (…). In cambio gli europei sono pronti a stringere un patto per contenere le esportazioni di acciaio cinese, oltre che di rame e di alluminio. Il Commissario Ue al Commercio, Maros Šefcovic, l’ha definita «l’alleanza transatlantica dei metalli»” prosegue l’articolo.

PHARMA, VINO E AGROALIMENTARE: SI SPERA NEL DAZIO ZERO

“Ancora in bilico, invece, il destino dei prodotti farmaceutici. L’intesa prevede anche in questo caso una tariffa del 15%. Ma le autorità americane stanno conducendo un’inchiesta per stabilire se non siano necessarie misure protezionistiche più restrittive. In ogni caso, alcuni medicinali generici potrebbero, invece, rientrare nella «lista magica» delle merci totalmente esentate dai dazi. (…) Sul vino e l’agroalimentare, filone chiave per l’Italia (…) Obiettivo: spuntare un prelievo medio decisamente inferiore al 15%” scrive il giornale.

IL NODO SULL’ENERGIA

“Von der Leyen ha garantito che l’Unione acquisterà, da qui al 2028, energia prodotta in America per un valore di 750 miliardi di euro. Vale a dire circa 250 miliardi all’anno (…) nel 2024 la Ue ha importato gas naturale liquido per 76,9 miliardi di euro. Impensabile triplicare il traffico da un anno all’altro” continua il quotidiano di via Solferino.

SCUDO UE PER ITALIA DA 25 MLD

“Sull’asse Bruxelles-Roma si comincia a ragionare su come costruire una rete di aiuti per sostenere i settori maggiormente colpiti dai dazi. (…) Un allentamento delle regole sugli aiuti di Stato, come avvenuto dopo la pandemia di Covid, (…) comunque più praticabile di una deroga ai vincoli del patto di stabilità (…)L’idea è quella di fornire un ombrello alle imprese colpite dai dazi con la revisione del Pnrr. Le risorse sul tavolo ammontano a 25 miliardi: tra le pieghe del Piano nazionale di ripresa e resilienza ci sono 14 miliardi che possono essere rimodulati (…). E altri 11 miliardi possono essere riprogrammati nell’ambito dei fondi per la coesione e del Piano energia e clima. Lo scudo italiano necessita comunque di un via libera della Commissione Ue” scrive La Stampa.

L’UE TRATTA, L’UE PAGA

“Le mani libere sugli aiuti di Stato per sostenere i settori più colpiti. Con soldi europei. Fino a 25 miliardi, pescando dal Pnrr e i fondi di coesione (…) ragionano i titolari di Imprese, Esteri e Agricoltura — è la Ue che ha chiuso l’accordo con Donald Trump e per questo — insistono — «il conto ora deve essere caricato su Bruxelles» (…)” si legge su la Repubblica.

ORSINI (CONFINDUSTRIA): SVOLTA SU ETS, PIANO UE ANTI-DAZI E ACCORDO MERCOSUR

“Orsini chiede anche un intervento deciso sull’Ets (sistema europeo di scambio delle emissioni)  (…) invita l’Italia a farsi promotrice in Europa di una battaglia cruciale: proteggerci dai dazi di Trump con la stessa forza con cui ci siamo protetti dal Covid (…) “Serve un piano di politica industriale a livello europeo costruito con modalità simili a quelle utilizzate ai tempi del Covid (….). “Un’accelerazione immediata negli accordi di libero scambio con Mercosur, Asean, Australia, Corea del sud, Taiwan (…) non si capisce cosa aspetti la politica a dare il via libera a questi accordi”. Orsini considera cruciale potenziare Ice, Sace e Simest” si legge su Il Foglio.

ORSINI: IN ITALIA ZES UNICA

“La proposta di Orsini, testuale, per rendere nel breve termine l’Italia più competitiva, e dunque più attrattiva, è di “estendere a tutta l’Italia il modello della Zes utilizzata per le regioni del Mezzogiorno”. (…) L’idea è semplice e ambiziosa: trasformare tutto il sud in una grande area franca per gli investimenti, semplificando le procedure amministrative, riducendo i tempi e creando un contesto competitivo e attrattivo per imprese italiane e straniere. Secondo quanto riferito da Orsini, “la Zes unica ha già mobilitato 28 miliardi di euro di investimenti, a fronte di soli 4,8 miliardi di euro di spesa pubblica, con la creazione stimata di circa 35 mila posti di lavoro” continua l’articolo.

CAOS A TARANTO SULLA DECARBONIZZAZIONE DELL’EX ILVA: SI DIMETTE BITETTI

“Dimissioni improvvise del nuovo sindaco di Taranto Piero Bitetti, eletto solo il 9 giugno scorso, per «inagibilità politica». La decisione è arrivata ieri sera al termine di una lunga giornata dedicata all’ascolto delle ragioni delle associazioni ambientaliste in previsione del Consiglio comunale di domani chiamato a decidere se sottoscrivere o no con il governo l’accordo di programma che stabilisce tempi e modalità della decarbonizzazione dell’ex Ilva (…) un vero e proprio assedio a Palazzo di Città (…). Due contestazioni si sono amalgamate in un’unica aggressione, fortunatamente non fisica, al sindaco (…) giovedì 31 luglio è in programma l’incontro con il ministro Adolfo Urso per la firma dell’accordo di programma” scrive il Corriere della Sera.

JINDAL SCRIVE A URSO: RIGASSIFICATRICE NON SERVE

“Il 20 luglio, Narendra Misra, capo per l’Europa di Jindal, ha scritto una lettera a Federico Eichber, capo di gabinetto di Urso. “Desideriamo chiarire che non stiamo cercando l’approvazione per un terminale di rigassificazione a Taranto, poiché l’infrastruttura gas esistente supporterà adeguatamente le nostre operazioni pianificate” (…) “sulla base delle nostre valutazioni, riteniamo che l’Ilva di Taranto avrà un accesso crescente al gas raggiungendo 2,5 miliardi di metri cubi. Questa fornitura sarebbe sufficiente a soddisfare il fabbisogno sia dei forni elettrici proposti sia dell’impianto di riduzione diretta del ferro (Dri) da 2,5 milioni di tonnellate” si legge sul Fatto Quotidiano.

 

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