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Petrolio

Ecco come il greggio russo sta trovando la sua strada verso i Paesi asiatici

Con l’arrivo delle sanzioni, Cina e India sono gli acquirenti più logici del petrolio russo, che viene anche venduto a prezzo scontato

La Russia sta utilizzando piccole petroliere e trasferimenti da nave a nave (shi-to-ship) per mantenere costante il flusso di petrolio verso la Cina. È quanto in settimana ha riferito Bloomberg, citando alcune fonti del settore dell’intermediazione.

In genere, osserva il rapporto, il greggio ESPO russo viene spedito direttamente in Cina. Ultimamente, però, gli acquirenti stanno optando per caricare il petrolio su delle piccole petroliere e spedirlo nelle acque sudcoreane, da dove poi viene caricato su superpetroliere e trasportato infine alla Cina.

Secondo le fonti di Bloomberg, questo cambiamento nella modalità di trasporto del greggio è il risultato della ridefinizione delle priorità tra gli acquirenti, poiché gli armatori vogliono evitare di caricare petrolio russo a causa delle sanzioni occidentali. Attualmente, quasi tutto l’ESPO disponibile per la vendita andrà in Cina.

I TRASFERIMENTI DI PETROLIO SHIP-TO-SHIP

Il metodo del trasferimento ship-to-ship era e probabilmente è ancora utilizzata dall’Iran per spedire il suo petrolio all’estero – anch’esso in Cina – per evitare di violare le sanzioni che gli Stati Uniti hanno imposto all’industria petrolifera iraniana. Le sanzioni contro la Russia non colpiscono direttamente petrolio e gas ma il settore marittimo, il che spiega la riluttanza degli armatori a rischiare di caricare il greggio russo.

È qui allora che entrano in gioco le piccole petroliere, subito disponibili, e anche le superpetroliere di proprietà cinese, rimaste a lungo inattive a causa del calo della domanda di petrolio importato, durante l’ultima ondata di lockdown in Cina.

CINA E INDIA “ACQUIRENTI LOGICI” DEL PETROLIO RUSSO

Dopo l’entrata in vigore delle sanzioni, la Cina e l’India sono apparse subito come gli acquirenti più logici del greggio russo, che viene venduto a prezzo scontato.

Mentre l’Unione Europea sta ancora discutendo se e come imporre un embargo sul petrolio russo, la Cina nel frattempo fa la scorta, approfittando del buon prezzo, in un contesto generale difficile a causa dell’alto prezzo del petrolio.

Secondo gli analisti, la Russia durante la seconda metà del 2022 potrebbe perdere circa 3 milioni di barili al giorno di produzione di petrolio a causa delle sanzioni UE.

Cina e India da sole non sarebbero in grado di assorbire il petrolio che l’Occidente sta rifuggendo, il che comporterebbe una perdita di capacità inutilizzata per la Russia, poiché quest’ultima si ritroverebbe costretta a chiudere i suoi pozzi.

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