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Telecomunicazioni

Ecco come le aziende di telecomunicazioni intendono ridurre le loro emissioni di CO2

Tra il 2016 e il 2021 Telia, Tele2 e Deutsche Telekom hanno ridotto le emissioni Scope 1 e 2 rispettivamente del 99%, 96% e 93%

Avere la possibilità di effettuare telefonate e utilizzare la connessione dati del proprio cellulare in giro per il mondo richiede enormi quantità di energia. Non c’è da meravigliarsi, quindi, che il settore delle telecomunicazioni, con le sue vaste reti di cavi sotterranei e i suoi data center che immagazzinano enormi quantità di informazioni, rappresenti tra l’1% e il 2% di tutta l’energia consumata a livello globale, secondo le stime del settore.

Tuttavia, nel 2023 le prime tre società nell’elenco dei leader climatici europei di FT-Statista erano gruppi di telecomunicazioni: le svedesi Tele2 e Telia e la tedesca Deutsche Telekom. Tra il 2016 e il 2021, queste 3 aziende hanno ridotto le emissioni di gas serra derivanti dalle loro operazioni interne e dall’energia acquistata (le cosiddette emissioni Scope 1 e 2) rispettivamente del 99%, 96% e 93%. Inoltre, un totale di 7 aziende del settore è entrato nella top 100.

LE RAGIONI ALLA BASE DELLA RIDUZIONE DELLE EMISSIONI

I due principali fattori di riduzione delle emissioni nei primi tre gruppi sono stati la spinta all’acquisto di elettricità rinnovabile e significativi aggiornamenti delle infrastrutture inefficienti dal punto di vista energetico. Se, però, le aziende hanno fatto passi da gigante nella riduzione della loro impronta di carbonio Scope 1 e 2, le emissioni nelle loro catene di approvvigionamento sono ancora elevate.

Secondo S&P Global Market Intelligence, le emissioni direttamente dalle attività commerciali (Scope 1) ora rappresentano solo il 3,2% dell’impronta di carbonio totale dei 15 maggiori gruppi di telecomunicazioni in Europa per capitalizzazione di mercato. Le emissioni indirette derivanti dagli acquisti di energia delle aziende (Scope 2) rappresentano circa un quarto.

Le emissioni delle catene di approvvigionamento dei gruppi di telecomunicazioni (Scope 3), in particolare dalla fornitura di prodotti e attrezzature, costituiscono di gran lunga la parte del leone della loro impronta di carbonio totale: quelle stesse 15 aziende nel 2020 hanno emesso 36,6 milioni di tonnellate di CO2 equivalente come parte delle loro emissioni Scope 3, rispetto ai soli 1,6 milioni di tonnellate dello Scope 1. Le emissioni Scope 3 hanno rappresentato oltre il 98% del totale emissioni di Tele2 e il 90% di quelle di Telia. In generale, i maggiori responsabili sono i produttori di reti e apparecchiature di rete, nonché i produttori di telefoni e dispositivi mobili.

“C’è un’urgente necessità di passare dall’attuale modello economico lineare ad un’economia più circolare”, ha affermato Erik Wottrich, responsabile sostenibilità di Tele2, riferendosi alla necessità di riutilizzare e riciclare più prodotti. Questo, spiega, “richiede un cambiamento sistemico, in cui dobbiamo impegnarci con più attori della catena del valore: produttori, clienti, riparatori”.

Per Melanie Kubin-Hardewig, vicepresidente responsabilità aziendale di Deutsche Telekom, “c’è molto spazio per una maggiore collaborazione”. Entrambi i dirigenti ritengono che esercitare una maggiore pressione sui partner della catena di approvvigionamento sia importante per creare strategie migliori per ridurre le emissioni.

LE STRATEGIE SULLE EMISSIONI DI TELIA, TELE2 E DEUTSCHE TELEKOM

Nel 2020, Telia ha iniziato a includere soglie e obiettivi climatici come criteri nel suo processo di appalto. “Questa è la carota”, afferma Sara Nordbrand, responsabile della sostenibilità del gruppo Telia, osservando che alcuni fornitori hanno mostrato la volontà di impegnarsi a misurare e dimostrare pratiche migliori.

Quello che ha consentito di fare grandi progressi nella riduzione delle emissioni delle aziende è uno spostamento verso l’utilizzo di fonti rinnovabili, piuttosto che di combustibili fossili, per alimentare le reti. Sia Tele2 che Telia nel 2020 hanno iniziato ad acquistare tutta la loro elettricità da fonti rinnovabili, consentendo loro di ridurre le loro emissioni Scope 2 rispettivamente del 94% e dell’85%.

Anche Deutsche Telekom utilizza elettricità rinnovabile solo dal 2021, ma ora sia lei che Telia stanno cercando di assicurarsi più accordi di acquisto di energia (PPA) con i fornitori di energia rinnovabile, per creare accordi a lungo termine che aiutino a proteggere i fornitori dalle fluttuazioni del mercato.

LE STRATEGIE DI TIM

Anche le tre principali società di telecomunicazioni italiane – TIM, Vodafone e WINDTRE – da alcuni anni hanno messo in atto delle politiche volte a ridurre la loro impronta carbonica. “Per contenere gli effetti del cambiamento climatico – si legge sul sito web del Gruppo TIM – già dal 2020 abbiamo avviato un programma di progressiva decarbonizzazione delle attività della filiera produttiva, di efficientamento dei consumi energetici degli asset, di ricorso crescente a fonti di energia rinnovabile, anche autoprodotte, e di promozione di modelli circolari per ridurre gli sprechi e valorizzare le risorse.

Dal 2022, per dare un’accelerazione al percorso di riduzione delle emissioni di gas serra, abbiamo inserito due nuovi target nel Piano ESG: riduzione del 47% delle emissioni a monte e a valle della filiera produttiva (Scope 3) entro il 2030 ed emissioni Nette Zero (Scope 1+2+3) entro il 2040.

Sempre nel 2022 la nostra strategia climatica è stata validata dalla Science Based Targets initiative (SBTi) che ne ha confermato la coerenza con l’obiettivo di mantenere il riscaldamento globale entro 1,5°C come stabilito dall’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici.

La strategia si completa con l’inclusione di un obiettivo di economia circolare per ridurre e valorizzare gli scarti (Circular Economy Ratio 2€/kg entro il 2025) e un obiettivo sui prodotti e smartphone green per spingere i clienti verso scelte più sostenibili (≥70% prodotti e smartphone green entro il 2025)”.

LE STRATEGIE DI VODAFONE

“Il Gruppo Vodafone – si legge sul sito web ufficiale della compagnia telefonica – si impegna ad azzerare le emissioni di gas a effetto serra delle proprie attività entro il 2030, obiettivo approvato da Science Based Targets in quanto in linea con le riduzioni necessarie per contenere la temperatura media globale entro + 1.5°C, l’obiettivo più ambizioso dell’Accordo di Parigi.

Inoltre, mira ad azzerare le emissioni della propria catena di fornitura entro il 2040. Vodafone Italia anticipa al 2025 gli obiettivi di zero emissioni proprie di gas a effetto serra, dimostrandosi così all’avanguardia anche rispetto ai già ambiziosi obiettivi di Vodafone a livello mondiale”.

LE STRATEGIE DI WINDTRE

Per quanto riguarda WINDTRE, l’azienda comunica che, “da anni, WINDTRE si impegna a contenere in modo significativo i propri consumi di energia, contribuendo così a rispondere alla sfida della transizione energetica ma continuando, al contempo, a garantire elevate performance infrastrutturali. A testimoniare la rilevanza di questo tema per WINDTRE, l’azienda ha fin dalla propria nascita definito una partnership su clima ed energia con WWF Italia; una collaborazione che include il monitoraggio congiunto e la riduzione delle emissioni di CO2, che costituiscono il principale impatto ambientale dell’azienda.

Anche grazie alla partnership WINDTRE ha ridotto le proprie emissioni assolute di oltre il 27% nel periodo 2017-2021, nonostante la crescita esponenziale del traffico generato dai propri clienti In continuità con quanto fatto negli anni precedenti, nel 2021 WINDTRE ha approvato e avviato un piano per l’annullamento delle emissioni di anidride carbonica (Scope 1 e 2) entro il 2030. Il piano include il continuo impegno di WINDTRE per l’efficienza energetica di apparati e infrastrutture, l’acquisto progressivo di energia rinnovabile in maniera utile e addizionale per il sistema energetico nazionale e, in ultimo, misure di compensazione per le emissioni che non è possibile eliminare. Scopri tutte le nostre iniziative per l’ambiente”.

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