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Ecco come l’Italia potrà affrontare al meglio il percorso della transizione energetica

Tanti i temi al centro del convegno “Transizione energetica: un progetto comune per l’Italia”, svoltosi oggi alla Camera su iniziativa dei deputati Alessandro Cattaneo e Annarita Patriarca e promosso dal gruppo Havas

Oggi, nella Sala del Refettorio di Palazzo San Macuto, alla Camera, si è svolto il convegno “Transizione energetica: un progetto comune per l’Italia”. Sono intervenuti Annarita Patriarca e Riccardo Zucconi, segretari di presidenza, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin.

ENERGIA, PICHETTO: TUTTI CI CHIEDIAMO COSA ACCADRÀ NELLO STRETTO DI HORMUZ

“La domanda che tutti si pongono in queste ore e in questi giorni è ‘cosa succederà nello Stretto di Hormuz?’, ha dichiarato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, che ha proseguito: “gli esperti delle aziende, che conoscono meglio di noi gli andamenti, dicono che c’è stato un rialzo immediato del prezzo del Brent, perché va a incidere su un’area in cui il peso del petrolio è notevole. C’è stato un rialzo immediato del 5% del prezzo del gas, e anche lì va fatta la stessa valutazione, perché è scattata una domanda anticipata di riempire qualcosa in più, quindi automaticamente la regola del mercato dice quello”.

PICHETTO: CONDIVIDO CON ENEL LA NON PRODUZIONE PER CIVITAVECCHIA E BRINDISI

“Passando alla realtà nazionale – ha aggiunto Pichetto – sappiamo qual è il nostro quadro: noi abbiamo un Paese che ha una domanda di energia che è destinata a crescere, noi stiamo tentando di ribaltare il rapporto rispetto alle produzioni precedenti di carbone, petrolio e gas. Sul carbone me la sento di condividere con Enel la non produzione per Civitavecchia e Brindisi. Sinceramente non me la sento, come governo, di dare l’ordine di smantellamento perché, con l’aria che tira, basta un incidente sulla pipeline principale che ci collega con il Nordafrica, quindi parliamo di sicurezza: per la sicurezza nazionale dobbiamo quantomeno mantenere l’impianto fermo lì, anche se non produce. Lo teniamo pronto perché non si sa mai, ma speriamo di non doverlo mai usare”.

GRADITI (ENEA): DUE TERZI DELLA DOMANDA AL 2040 SARÀ PER L’ENERGIA TERMICA

Secondo il direttore generale di Enea, Giorgio Graditi, “è ragionevole pensare che avremo un raddoppio della domanda di energia elettrica al 2040. Fatto 100 il totale di questa domanda, due terzi è per l’energia termica, quindi dobbiamo tener conto anche di questo aspetto. L’incremento della richiesta del fabbisogno elettrico è dovuta anche all’elettrificazione dei consumi che avviene anche in ambito industriale, ma un calore di processo ad alta temperatura non è facilmente né convenientemente elettrificabile, quindi dobbiamo anche ragionare su nuovi vettori o nuovi combustibili che siano in grado di sostituire il metano e avere quindi una disponibilità di energia termica per alimentare i processi industriali. In questo potrebbero aiutare il passaggio all’idrogeno, che sarà ovviamente di prospettiva, ma anche soluzioni intermedie”.

“Il tema fondamentale – ha aggiunto Graditi – è anche quello di garantire la resilienza delle infrastrutture critiche. Quando parliamo di rete del gas, rete elettrica, rete dei trasporti, rete delle telecomunicazioni, sono tutti infrastrutture critiche, ovvero infrastruttura che erogano beni e servizi primari, e quindi come tali sono critiche. Da questo punto di vista, l’elemento base è la resilienza, ma oggi la ridondanza – che è sostanzialmente la risposta primaria alla resilienza – va sempre più in un’altra direzione, corretta a mio modo di vedere, che è quella di integrare ponti, vettori e soluzioni e soprattutto creare sistemi che siano sempre più interoperabili. Qui ci giochiamo il futuro della transizione, perché integrare è una sfida importante, ma la sector integration è un passaggio fondamentale. Quando parlo di integrazione parlo anche di integrazione di attori di una catena del valore che è molto complessa e molto ampia: le istituzioni, l’industria, la ricerca, l’università, i cittadini e le associazioni di categoria”.

PISTELLI (ENI): EVITARE I PREGIUDIZI E UTILIZZARE TUTTE LE TECNOLOGIE DISPONIBILI

“La parola chiave, dal mio punto di vista, è sistema”, ha affermato il direttore Public Affairs di Eni, Lapo Pistelli. “Gli addetti ai lavori – ha spiegato – tendono a perdersi nelle loro preferenze tecnologiche o aziendali, mentre il grande pubblico saltella dove lo porta la comunicazione, che 10 anni fa li ha portati, a partire dalla COP 21 di Parigi, a occuparsi prevalentemente di transizione. Dopo, l’invasione russa dell’Ucraina li ha portati prevalentemente a occuparsi di sicurezza e di approvvigionamenti e oggi, dopo i rapporti di Draghi e di Letta, li porta a occuparsi di competitività delle aziende, che sono i tre vertici del cosiddetto trilemma. Questi però non possono essere gestiti a stagioni – prima tutto uno, poi tutto l’altro, poi quello che residua e poi si ricomincia -, deve essere gestito in equilibrio, che è la cosa più complicata. Le aziende lo fanno per far quadrare i bilanci, mentre i decisori politici devono riuscire a gestire per tenere il sistema in equilibrio”.

“Un sistema energetico – ha aggiunto Pistelli – è sempre stato in trasformazione. L’energia dei settori a maggiore innovazione per poter immaginare. Va immaginato come una figura che, all’origine di una lunga catena del valore, ha le fonti o i vettori (carbone, petrolio, gas, fonti rinnovabili e le nuove tecnologie come il nucleare, i biocarburanti). C’è poi il sistema della distribuzione (grande distribuzione e piccola distribuzione, fino al cliente finale), poi c’è il tema di come conservare ciò che non è stato distribuito immediatamente (stoccaggi e accumuli) e c’è tutto il sistema degli oggetti che garantiscono il consumo finale di energia (l’automobile, la caldaia, la cucina, il phon…).

Il sistema si trasforma in via naturale. Quello che sta succedendo negli ultimi anni è che la politica ha dovuto forzare i tempi della trasformazione perché abbiamo l’emergenza climatica, quindi dobbiamo fare i conti con questa variabile esterna. Chi fa politica, però, ha il compito di tener conto da un lato della maturità tecnologica di ciò che si rende via via disponibile e del portafoglio pubblico, perché la grande differenza rispetto alla transizione digitale – che arriva senza bisogno che il sistema pubblico metta mano al portafoglio – nel settore dell’energia deve gestirlo, è tutto un settore policy driven: norme che ci dicono cosa possiamo e non possiamo fare, scadenze… Allora l’errore probabilmente in cui in questi anni siamo incappati è stato pensare che la politica può dividersi scegliendo le tecnologie che le piacciono e quelle che non le piacciono, quelle che non sono mature – ma che fa finta che siano mature -, quelle per cui spera ci sia una domanda… Quelle che non le piacciono le vuole buttare e rottamare prima ancora che abbiano esaurito il loro ciclo di utilità nel sistema energetico. Dovremmo invece rinunciare a queste condizioni, che sono chiaramente viziate da un pregiudizio, e mettere in campo tutto quello che abbiamo”.

MASTRANTONIO (ENEL): LE RINNOVABILI VANNO ACCOMPAGNATE DA UNA FONTE DISPACCIABILE COME IL NUCLEARE

Per l’head of Nuclear Innovation di Enel, Luca Mastrantonio, “in un mix energetico il nucleare può avere un ruolo importante. Quello che è importante è partire dagli obiettivi, dobbiamo evitare di fare quello che a volte è stato un errore del DNA del nostro Paese. Dobbiamo partire dagli obiettivi, e gli obiettivi ci dicono che, se vogliamo procedere nel solco della decarbonizzazione e dell’elettrificazione, dobbiamo far fronte a due driver importanti: l’aumento dei consumi elettrici – che sarà guidato soprattutto dall’utilizzo dell’intelligenza artificiale, dalla mobilità elettrica, dall’elettrificazione del sistema residenziale -, ma dobbiamo decarbonizzare anche il sistema esistente”.

“Questo – ha spiegato Mastrantonio – è una sfida che ovviamente impone un approccio al mix. In questo mix il nucleare è l’unica fonte decarbonizzata insieme alle rinnovabili. Ovviamente ci sono anche altre soluzioni che contribuiscono a sostenere questo approccio in un’ottica evolutiva. Il nucleare richiede i suoi tempi, quindi anche l’utilizzo di una fonte carbonizzata come il gas sia importante in questa transizione. Noi come Enel siamo convinti che un’importante penetrazione delle fonti rinnovabili debba essere accompagnata da una fonte dispacciabile e affidabile, e il nucleare si presta perfettamente a questo connubio”.

TORRI (ACCENTURE): LE IMPRESE DEVONO RIPENSARE LE STRATEGIE E INVESTIRE NELL’INNOVAZIONE

“Secondo il report del World Economic Forum, realizzato in collaborazione con Accenture e appena pubblicato – ha affermato Fausto Torri, Responsabile Energy & Utilities per Italia, Europa Centrale e Grecia di Accenture -, l’ETI (Energy Transition Index) è tornato a crescere dell’1,1% a livello globale, segnando una ripresa del processo di transizione energetica dopo tre anni di rallentamenti, con cifre attorno al +0,4%. Tuttavia, la transizione resta disomogenea e vulnerabile: le emissioni globali di CO2 hanno toccato un nuovo record di quasi 38 miliardi di tonnellate e, sebbene gli investimenti in energia pulita abbiano raggiunto i 2.000 miliardi di dollari – il doppio rispetto al 2020 – siamo ancora lontani dai 5.600 miliardi annui necessari per centrare gli obiettivi climatici.
Per affrontare il trilemma – sostenibilità, sicurezza ed equità – e aumentare la competitività, le imprese devono ripensare le proprie strategie e investire con decisione nell’innovazione, intesa sia come sviluppo tecnologico sia come digitalizzazione. L’era dell’Intelligenza Artificiale è già iniziata e può rappresentare un abilitatore fondamentale per ottimizzare le infrastrutture, ridurre i tempi autorizzativi per la costruzione di nuovi impianti e migliorare l’efficienza dei sistemi.
La competitività richiede anche una strategia Paese efficace in merito alle fonti energetiche, che consenta all’Italia di contare su un mix equilibrato. Oltre alle rinnovabili, anche il gas ha un ruolo importante nella transizione, e il suo impatto ambientale può essere contenuto grazie alle tecnologie di cattura della CO₂. Questo mix dovrà includere anche il nucleare, un’opzione per la quale il gradimento della popolazione è in crescita, come dimostrano molte recenti ricerche. Il quadro dovrà infine comprendere i biocarburanti, vettori chiave come l’idrogeno e l’ammoniaca, e un uso mirato dell’idroelettrico, anche come forma di stoccaggio”.

LO STUDIO HAVAS SU ITALIANI E TRANSIZIONE ENERGETICA

Nel corso dell’evento è stata anche presentata una ricerca del gruppo Havas sulla consapevolezza, i bisogni e le scelte dei cittadini in tema di transizione energetica. Dall’analisi è emerso che il 95% degli italiani considera fondamentale l’indipendenza energetica, ma oltre la metà dichiara difficoltà a orientarsi sui temi dell’energia. Il consenso sul nucleare cresce dell’8% fino a raggiungere la maggioranza dopo una corretta informazione, segno che una comunicazione chiara e accessibile può incidere significativamente sulla percezione pubblica delle nuove tecnologie.

Gli italiani si dimostrano pronti ad affrontare la transizione energetica, ma chiedono una maggiore chiarezza e informazione. Il 52% della popolazione dichiara di avere difficoltà a orientarsi nel panorama energetico, mentre il 45% ritiene necessarie campagne di educazione e sensibilizzazione pubblica. Un tema particolarmente rilevante è quello del nucleare di nuova generazione: il 46% degli italiani è favorevole alla costruzione di nuove centrali, ma questa percentuale cresce dell’8% fino a raggiungere la maggioranza quando vengono fornite informazioni specifiche su sicurezza, smaltimento delle scorie e tecnologie di IV generazione. Un dato che conferma quanto l’accesso a informazioni tecniche, affidabili e ben comunicate possa incidere sulla formazione dell’opinione pubblica, soprattutto su temi complessi e spesso polarizzanti.

INDIPENDENZA ENERGETICA E COSTI DELL’ENERGIA

L’indipendenza energetica è una priorità per il 95% degli italiani, ma solo il 37% sarebbe disposto a sostenere costi maggiori per raggiungerla. Questo divario tra consapevolezza e disponibilità all’azione evidenzia la necessità di una narrazione più efficace sui benefici collettivi e di lungo periodo.

Per quanto riguarda le previsioni future sui costi dell’energia fra gli italiani prevale un certo pessimismo: il 62% si aspetta aumenti in bolletta (21% “significativi” e il 41% “moderati”), mentre una riduzione è attesa solo dal 14%. Speculazione dei mercati (33%) e logiche geopolitiche e crisi internazionali (24%) sono le principali cause di questo scetticismo. Il tema del costo dell’energia si conferma infine centrale: il 93% degli italiani lo considera prioritario, e il 62% prevede aumenti in bolletta, attribuendoli a speculazioni di mercato e instabilità geopolitica.

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