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CO2

Ecco com’è cambiato il rapporto tra crescita economica ed emissioni di CO2

Il World Energy Outlook dell’AIE fornisce una panoramica su come il PIL e le emissioni di CO2 potrebbero evolversi nei prossimi anni, in diversi scenari e ipotesi sull’evoluzione delle politiche governative

I combustibili fossili sono sempre stati un fattore chiave per lo sviluppo economico, poiché forniscono il combustibile che ha generato la maggior parte dell’elettricità mondiale, alimentano automobili, navi e aerei, oltre all’attività industriale. È per questo che, per gran parte della storia moderna, la crescita economica è stata strettamente legata all’aumento delle emissioni di gas serra.

IL RAPPORTO TRA IL PIL E LE EMISSIONI DI CO2

Questo rapporto, però, sta cambiando. Come spiega l’Agenzia Internazionale per l’Energia sul suo sito web, con i costanti miglioramenti nell’intensità energetica della crescita economica – e col fatto che oggi serve meno energia per produrre un’unità aggiuntiva del PIL globale – e il consistente aumento nella diffusione dell’energia pulita degli ultimi anni, nella maggior parte dei Paesi del mondo si è venuta a creare una crescente divergenza tra crescita del PIL ed emissioni di CO2.

Nelle economie avanzate, la continua crescita del PIL è stata accompagnata da un picco delle emissioni nel 2007, a cui poi è seguito un calo. Negli Stati Uniti, il PIL dal 1990 è raddoppiato, ma le emissioni di CO2 sono tornate ai livelli di allora. Per quanto riguarda invece l’Unione europea, l’economia oggi è cresciuta del 66% rispetto al 1990, mentre le emissioni di CO2 sono inferiori del 30%. Delle tendenze simili si notano anche in altri Paesi avanzati che, tutti insieme, rappresentano oltre la metà del PIL globale e oltre un terzo della domanda energetica.

LA SITUAZIONE NEI PAESI IN VIA DI SVILUPPO

In molti Paesi emergenti e in via di sviluppo, anche le traiettorie delle emissioni di CO2 e della crescita del PIL hanno iniziato a divergere. L’economia della Cina, dal 1990 ad oggi, ha registrato una crescita di 14 volte, ma le sue emissioni di CO2 sono 5 volte superiori ad allora. Discorso simile in India, dove la crescita del PIL ha superato quella delle emissioni di CO2 di oltre il 50%. Cina e India, insieme alle economie avanzate, rappresentano oltre l’80% del PIL globale e quasi il 70% della domanda energetica. Anche altri Paesi emergenti e in via di sviluppo in Africa, Eurasia e Sudamerica hanno registrato dei trend divergenti dell’attività economica e delle emissioni.

Sono pochi i Paesi e le regioni in cui prodotto interno lordo ed emissioni continuano a procedere di pari passo. Una di queste regioni è il Sud-Est asiatico, in cui l’energia idroelettrica non è riuscita a tenere il passo con la crescente domanda di elettricità, e la quota del carbone nella produzione di energia e nella domanda industriale tra il 1990 e il 2022 è più che raddoppiata. Un’altra area con un andamento simile è il Medio Oriente, a causa della disponibilità di combustibili fossili a buon mercato, sussidi inefficienti per il consumo di combustibili fossili e il raddoppio dell’intensità energetica nell’industria. Per generare la stessa unità di attività industriale nella regione, oggi c’è bisogno del doppio dell’energia rispetto a 30 anni fa. Il Sud-Est asiatico e il Medio Oriente insieme rappresentano il 6,6% del PIL globale.

Il World Energy Outlook dell’AIE fornisce una panoramica su come il PIL e le emissioni potrebbero evolversi nei prossimi anni, in diversi scenari e ipotesi sull’evoluzione delle politiche governative. In uno scenario basato sulle impostazioni politiche odierne (lo Stated Policies Scenario – STEPS), l’allentamento del rapporto tra PIL ed emissioni di CO2 accelera su tutti i fronti, anche in Medio Oriente e nel Sud-Est asiatico, e ciò porta ad un picco globale delle emissioni ben prima del 2030, anche se il PIL globale continua a crescere.

LE CAUSE DELL’ALLENAMENTO DEL RAPPORTO PIL-EMISSIONI DI CO2

L’allentamento del rapporto tra PIL ed emissioni di CO2 negli ultimi anni è il risultato di quattro fattori:

– La rapida crescita degli investimenti nell’energia pulita. Venti anni fa, per ogni dollaro speso in infrastrutture per i combustibili fossili, si spendevano in energia pulita solo 50 centesimi. Nel 2016 questo rapporto è aumentato fino a 1:1, e oggi per ogni dollaro investito nei combustibili fossili si investono 1,8 dollari in energia pulita. I risultati di questo spostamento dei flussi di capitale sono più visibili nel settore elettrico, dove la quota di produzione a basse emissioni (rinnovabili e nucleare) è già superiore al 40%. In base alle analisi dell’IEA, fino al 2026  tutta la crescita prevista della domanda di elettricità sarà soddisfatta da fonti a basse emissioni;

– Una tendenza crescente all’elettrificazione a livello globale, parallelamente alla quota crescente di generazione di elettricità pulita. Ciò include la diffusione della mobilità elettrica, il riscaldamento elettrificato tramite pompe di calore, l’elettrificazione dei processi industriali e agricoli e la cucina elettrica. Nello scenario STEPS il numero di veicoli elettrici in circolazione aumenterà di 5 volte tra il 2023 e il 2030. Nel 1990 l’elettricità costituiva circa il 13% del consumo finale di energia, mentre oggi è al 20%, e la quota sta aumentando. Oltre alla riduzione delle emissioni derivante dall’espansione dell’uso dell’elettricità pulita, il passaggio all’elettricità comporta dei vantaggi in termini di efficienza perché, ad esempio, i motori elettrici sono molto più efficienti di quelli alimentati da combustibili fossili;

– I miglioramenti nell’efficienza energetica tecnica in tutti i settori hanno ridotto la domanda di energia in diversi settori e attività economiche. Frigoriferi, condizionatori, veicoli, motori elettrici e caldaie industriali sono tra le tecnologie che hanno registrato notevoli miglioramenti in termini di efficienza. Dal 1990 c’è stata una diminuzione del 36% nella quantità di energia necessaria per generare un’unità di PIL globale. La crisi energetica del 2022 ha portato ad una forte escalation di azioni, e i Paesi che rappresentano il 70% della domanda energetica globale che hanno introdotto o rafforzato i loro pacchetti di politiche sull’efficienza;

– L’abbandono del carbone in molti Paesi avanzati. L’aumento della produzione di gas naturale domestico a basso costo negli Stati Uniti ha portato al passaggio dalla produzione di energia elettrica a carbone a quella a gas, parallelamente alla rapida crescita della capacità di generazione di elettricità rinnovabile.

I FATTORI ECONOMICI ALLA BASE DELLA DOMANDA ENERGETICA E DELLE EMISSIONI

Oltre a questi fattori strettamente energetici, ci sono degli aspetti strutturali dell’economia che influenzano la domanda di energia e le emissioni di CO2. A livello globale, il settore dei servizi ha dato un contributo maggiore alla crescita economica rispetto all’industria, che richiede molta più energia. Anche in Cina – dove l’attività industriale dal 1990 ha avuto una crescita di 20 volte – i servizi hanno dato un contributo maggiore alla crescita economica rispetto all’industria.

Tuttavia, prosegue l’AIE, il significativo allentamento del legame tra PIL ed emissioni di CO2 non è sufficiente per raggiungere gli obiettivi climatici globali. Ciò che serve è “rompere completamente questa relazione”. Questo avviene nell’Annunced Pledges Scenario (APS) – in cui tutti i Paesi raggiungono pienamente i propri obiettivi nazionali in materia di energia e clima – e, ancora più rapidamente, nel “Net Zero Emissions by 2050 Scenario”, che rappresenta il percorso per limitare la media globale aumento della temperatura di 1,5 gradi sopra i livelli preindustriali nel 2100.

LE INDICAZIONI DELL’AIE PER UN MONDO PIÙ SOSTENIBILE

Per allinearsi alle indicazioni degli scenari APS e NZE,i Paesi avanzati, emergenti e in via di sviluppo dovranno tutti aumentare gli investimenti nell’energia pulita. Con adeguati investimenti nel settore, la collaborazione internazionale e delle politiche favorevoli, i Paesi in via di sviluppo possono tracciare un nuovo percorso di sviluppo a basse emissioni che porti una forte crescita economica senza le emissioni associate.

L’AIE ha illustrato le azioni chiave che possono spostare il sistema energetico verso un percorso più sostenibile, tra cui triplicare la capacità rinnovabile entro il 2030, raddoppiare il tasso di miglioramento dell’efficienza energetica, abbandonare i combustibili fossili in modo ordinato ed equo, riducendo le emissioni di metano e aumentando i finanziamenti per i Paesi emergenti e in via di sviluppo.

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