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Clima

Ecco perché il mondo sta perdendo la corsa agli obiettivi climatici

Nel frattempo, un nuovo studio di Ember rivela che, dal 2015, 20 Paesi hanno aumentato le emissioni pro capite di quasi il 7% derivanti dall’energia prodotta dal carbone, con Cina e India che hanno aggiunto nuovi impianti

“Il mondo sta perdendo la corsa per raggiungere i suoi obiettivi sul cambiamento climatico”. È la posizione che il presidente della COP28, Sultan Al Jaber, ha espresso oggi al vertice inaugurale del clima africano a Nairobi, in cui i presidenti africani stanno discutendo su come finanziare l’agenda ambientale del continente.

La cupa valutazione di Al Jaber è arrivata tre giorni prima della prima “global stocktake” delle Nazioni Unite, una pubblicazione in cui si valuta come i Paesi stanno facendo nei loro sforzi per affrontare il cambiamento climatico. “Non stiamo fornendo i risultati di cui abbiamo bisogno nel tempo in cui ne abbiamo bisogno”, ha spiegato Jaber, che è anche il presidente di ADNOC, la compagnia petrolifera nazionale di Abu Dhabi.

IL VERTICE SUL CLIMA IN AFRICA

Il vertice, che si è aperto ieri, si concentra sulla mobilitazione dei finanziamenti con cui l’Africa al cambiamento climatico. Sebbene stia soffrendo alcuni degli impatti più gravi del cambiamento climatico, secondo i ricercatori l’Africa riceve solo circa il 12% dei finanziamenti di cui ha bisogno per fronteggiarlo.

Ieri sono stati annunciati centinaia di milioni di dollari di investimenti in progetti di sviluppo sostenibile, e oggi Jaber ha annunciato che gli Emirati Arabi Uniti impegneranno 4,5 miliardi di dollari per sviluppare 15 GW di energia pulita in Africa entro il 2030. L’Africa attualmente ha circa 60 GW di capacità installata di energie rinnovabili. I funzionari africani hanno detto che gli investimenti sono benvenuti ma che, per soddisfare le esigenze di finanziamento del continente, servirà una trasformazione dell’architettura globale dei finanziamenti per il clima.

LE RICHIESTE ALL’FMI E I POSSIBILI FINANZIAMENTI ALL’AFRICA

Nello specifico, i Paesi africani alla COP28 vogliono spingere per espandere i diritti speciali di prelievo presso il Fondo Monetario Internazionale, che potrebbero sbloccare 500 miliardi di dollari di finanziamenti per il clima ed essere sfruttati fino a 5 volte.

Il presidente della Banca africana di sviluppo, Akinwumi Adesina, ha chiesto che le ricchezze naturali del continente, in particolare le sue foreste che sequestrano carbonio, siano prese in considerazione nel calcolo della sua produzione economica. “Il PIL dell’Africa dev’essere rivalutato sulla base del sequestro del carbonio e della biodiversità, che forniscono dei beni pubblici globali. Se questo verrà fatto – ha aggiunto Adesina – il rapporto debito/PIL corretto di diversi Paesi africani si abbasserà e avranno maggiore margine per prendere in prestito più finanziamenti per sostenere il loro sviluppo”.

AUMENTANO LE EMISSIONI DI CO2 DERIVANTI DAL CARBONE 

Dal 2015, un gruppo di 20 Paesi ha aumentato le emissioni pro capite di quasi il 7% derivanti dall’energia prodotta dal carbone, con Cina e India che hanno aggiunto nuovi impianti. Inoltre, il conteggio pro capite di CO2 dell’Australia è quasi tre volte superiore alla media mondiale. È quanto è emerso da una ricerca diffusa oggi.

Mentre l’Europa questa settimana si riunirà per un vertice in India, secondo il gruppo ambientalista Ember – che si concentra sulla transizione globale verso l’elettricità pulita – 7 membri del G20 – Cina, Brasile, India, Giappone, Corea del Sud, Sudafrica e Stati Uniti – non hanno ancora elaborato dei piani per ridurre gradualmente l’uso del carbone

“I Paesi del G20 – ha affermato Ember – rappresentano l’80% delle emissioni del settore energetico mondiale, con una CO2 pro capite derivante dall’energia da carbone pari a 1,6 tonnellate nel 2022, rispetto a 1,5 tonnellate nel 2015 e significativamente superiore ad una media globale di 1,1 tonnellate”.

L’AUMENTO DELLE EMISSIONI IN CINA

Lo scorso anno la Cina – che è il maggiore consumatore di carbone al mondo e rappresenta anche la sua più grande fonte di CO2 – ha visto le emissioni pro capite raggiungere le 3,1 tonnellate, in aumento del 30% rispetto al 2015, nonostante l’aggiunta di 670 GW di capacità rinnovabile nel periodo.

Pechino si è impegnata ad iniziare a ridurre il consumo di carbone, ma non prima del periodo di pianificazione 2026-2030. La Cina ha continuato a sviluppare nuove centrali elettriche a carbone, con 243 GW di energia approvata o in costruzione che, secondo un recente studio, sono sufficienti ad alimentare l’intera Germania.

I DATI DI INDIA E AUSTRALIA

Anche l’India ha visto le emissioni pro capite del suo settore del carbone aumentare del 29% nel periodo fino a 0,8 tonnellate. “La Cina e l’India spesso sono accusate di essere i grandi inquinatori mondiali dell’energia a carbone. Se si tiene conto della popolazione, però, la Corea del Sud e l’Australia nel 2022 erano ancora i peggiori inquinatori”, ha affermato Dave Jones, uno degli autori del rapporto di Ember.

L’Australia ha ridotto le emissioni pro capite derivanti dal carbone di oltre un quarto dal 2015, ma rimane ancora a più di 4 tonnellate pro capite. Le emissioni della Corea del Sud sono diminuite di quasi il 10%, a 3,3 tonnellate pro capite, il secondo livello più alto nel G20.

IL MANCATO ACCORDO AL G20 DI LUGLIO

“In quanto economie mature, dovrebbero aumentare gradualmente l’elettricità rinnovabile in modo sufficientemente ambizioso e sicuro da consentire l’eliminazione graduale del carbone entro il 2030”. All’ultimo vertice del G20 del luglio scorso, i Paesi non sono riusciti a raggiungere un accordo sul rafforzamento dei loro impegni sul cambiamento climatico, e alcuni hanno incolpato la Cina per aver bloccato un possibile accordo.

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