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Eni

Ecco perché la Russia potrà mantenere la produzione di petrolio ai livelli prebellici

JP Morgan prevede che nel 2023 la domanda di greggio di India e Cina aumenterà collettivamente di 1 milione di barili, ma Mosca avrà difficoltà a tornare ai volumi di picco pre-Covid

Secondo JPMorgan la Russia probabilmente riuscirà a mantenere la sua produzione di petrolio intorno ai livelli di prima dell’invasione russa dell’Ucraina, grazie alla solida domanda di greggio russo in India e Cina. “Riteniamo che la Russia sarà in grado di mantenere la sua produzione di petrolio ai livelli prebellici di 10,8 milioni di barili al giorno, ma avrà difficoltà a tornare ai volumi di picco pre-Covid di 11,3 mb/g”, ha affermato ieri la banca di Wall Street.

Tuttavia, JP Morgan ritiene che Mosca potrebbe avere delle difficoltà a deviare parte delle sue esportazioni di prodotti petroliferi dall’Europa, dopo che l’embargo Ue sulle importazioni di carburanti russi è entrato in vigore, lo scorso 5 febbraio. Le spedizioni marittime di prodotti petroliferi dalla Russia dovrebbero diminuire di circa 300.000 barili al giorno fino “ai minimi visti l’ultima volta nel maggio 2022”.

LE PREVISIONI SULLA DOMANDA DI INDIA E CINA

JP Morgan prevede che nel 2023 la domanda indiana e cinese aumenterà collettivamente di 1 milione di barili. La Russia finora è riuscita a dirottare le esportazioni di petrolio dall’Europa verso India, Cina e Turchia, che hanno raccolto barili a buon mercato nonostante il prezzo massimo del G7 sul greggio russo di 60 dollari al barile. A marzo le importazioni cinesi di petrolio russo via mare dovrebbero raggiungere un livello record, insieme alla robusta domanda indiana. L’Agenzia internazionale per l’energia ha affermato che il secondo produttore mondiale di petrolio a gennaio ha visto i ricavi delle esportazioni di petrolio e gas diminuire di quasi il 40%.

LA CONCORRENZA DEL GREGGIO MEDIORIENTALE

JP Morgan ha affermato che Mosca potrebbe affrontare una maggiore concorrenza da parte delle raffinerie del Medio Oriente che arriveranno nella seconda metà dell’anno. In precedenza l’agenzia Reuters aveva riferito che Mosca a marzo prevedeva di ridurre le esportazioni di petrolio dai suoi porti occidentali fino al 25% rispetto a febbraio, nel tentativo di aumentare i prezzi del suo petrolio.

LA SITUAZIONE PRIMA DELL’EMBARGO UE

Prima dell’embargo, l’Europa era una destinazione chiave per le esportazioni di combustibile russo e riceveva oltre 600.000 barili al giorno di prodotti petroliferi russi. Questo mese, la Russia sta tagliando volontariamente la sua produzione di petrolio di 500.000 barili al giorno a causa delle sanzioni occidentali e del price cap sul greggio russo.

LA RUSSIA TAGLIA LA PRODUZIONE, MA IL PREZZO NON SALE

Il taglio della produzione russa potrebbe essere “un segno che Mosca potrebbe lottare per collocare tutti i suoi barili”, oppure potrebbe essere “un tentativo di sostenere i prezzi del petrolio”, ha affermato l’Agenzia Internazionale dell’Energia nel suo Rapporto sul mercato petrolifero di febbraio.

Il tentativo di aumentare il prezzo finora è fallito: i prezzi sono stati messi sotto pressione nelle ultime settimane dai segnali che la Fed, per combattere l’inflazione, potrebbe alzare i tassi di interesse ad un punto finale più alto e tenerli lì più a lungo.

A febbraio le esportazioni di greggio e prodotti petroliferi russi si sono mantenute forti, con i produttori di petrolio che, secondo i dati di Kpler, sono riusciti ad esportare 7,32 milioni di barili al giorno di prodotti petroliferi.

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