Secondo le stime di Transport & Environment, nel 2035 i Paesi dell’Unione europea potrebbero perdere 36 miliardi di euro in entrate fiscali sul carburante derivante dalle auto. In Italia, il MEF ha chiarito che l’eventuale accisa sulle auto elettriche “è un ragionamento politico” e che “al momento non è una proposta”
Una delle idee più popolari ma meno riuscite nell’economia dei trasporti è l’idea che le auto debbano pagare in base ai chilometri percorsi. L’idea alla base di questi “pedaggi intelligenti” è che incoraggerebbero dei viaggi più attenti all’ambiente e che possono essere utilizzati per combattere il traffico. Gli economisti dei trasporti sostengono da tempo che i pedaggi basati sulla distanza siano “inevitabili”. L’unico problema è che i politici non hanno il coraggio di introdurre questa misura.
I sostenitori della tariffazione chilometrica vorrebbero elaborare una politica perfetta, che risolva i vari problemi (congestione, clima, inquinamento) tutti in una volta. Affinché possa offrire tutti i vantaggi, però, le tariffe dovrebbero essere elevate e altamente differenziate in base al tipo di veicolo, al tempo e al luogo.
AUTO: LA TARIFFAZIONE AL CHILOMETRO E IL CASO DI BELGIO E OLANDA
Il Belgio e l’Olanda ne sono un esempio lampante: nonostante due decenni di promesse di introdurre il pedaggio stradale e milioni spesi in consulenti, nessuno dei due Paesi è più vicino a farlo. La tariffazione chilometrica di solito scompare non appena il governo annuncia chi dovrà pagare la quota. Ad esempio – si legge in un articolo Transport & Environment – un’infermiera con una Fiat Panda di 10 anni che guida sulla tangenziale nelle ore di punta pagherebbe molto di più del suo vicino di casa che lavora in ufficio, ma guida una Tesla. La domanda sorge spontanea: è giusto?
Alcuni economisti hanno una risposta: per affrontare le questioni di equità dovremmo incorporare la tariffazione del chilometraggio in una revisione fiscale più ampia, in cui le tasse per gli infermieri diminuiscono e quelle per i proprietari di Tesla aumentano. Tutto questo in teoria potrebbe essere possibile, ma nella pratica dell’economia politica non lo è.
AUTO: LE MISURE DA ADOTTARE PER RIDURRE INQUINAMENTO E TRAFFICO
La buona notizia è che non abbiamo bisogno di una rivoluzione nella tariffazione stradale. Altre misure funzionano meglio e, laddove, non funzionano, una riforma frammentaria potrà risolvere il problema. Ridurre l’inquinamento causato dalle automobili non richiede dei pedaggi basati sulla distanza, poiché gli standard sulla CO2, uniti alle tasse sull’acquisto di un’automobile, funzionano molto meglio. Ecco perché le industrie automobilistica e petrolifera spesso richiedono la rottamazione.
Le tariffe chilometriche non sono poi necessarie per combattere il traffico: Londra, Stoccolma e altre città soggette a tassazione del traffico locale ne sono ottimi esempi. Le tariffe per il parcheggio o semplicemente la riassegnazione dello spazio stradale al ciclismo o al trasporto pubblico possono funzionare altrettanto bene.
E invece – si domandano gli economisti –, per quanto riguarda l’elettrificazione dei trasporti? Sicuramente se le persone passassero alle auto elettriche e smettessero di pagare le tasse sul carburante, una tassazione al chilometro diventerebbe inevitabile.
L’elettricità per le famiglie è fortemente tassata nella maggior parte dei Paesi europei, con una media di poco più del 40% del prezzo finale prima della crisi energetica. Per benzina e diesel è pari al 52% del prezzo. Il “problema” delle auto elettriche, però, è che sono molto efficienti e consumano poca energia tassabile. Ciò significa che probabilmente i veicoli elettrici genereranno in media 4 volte meno entrate rispetto alle auto ICE (con motore a combustione), per ogni chilometro percorso.
LE TASSE SUI CARBURANTI
Secondo le stime di Transport & Environment, nel 2035 i governi dell’Unione europea potrebbero perdere 36 miliardi di euro in entrate fiscali sui carburanti derivanti dalle automobili. Una cifra considerevole. Questo cambiamento è regressivo, poiché i ricchi guidano di più, e quindi pagano più tasse sul carburante. Aumentare le tasse sul carburante o imporre delle tasse sul carbonio sui carburanti può aiutare a dimezzare la perdita di tasse sul carburante, portandola a 17 miliardi di euro, ma può essere solo una parte della risposta. È probabile che le persone con bassi redditi passeranno alle auto elettriche per ultime.
IL MINISTRO GIORGETTI SULLA POSSIBILITA’ DI UN’ACCISA SULLE AUTO ELETTRICHE
Nel frattempo, qualche giorno fa il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, parlando all’Automotive Dealer Day di Verona del possibile piano del governo per introdurre delle accise sulle auto elettriche, aveva dichiarato: “in termini generali, la riforma fiscale del governo parte della necessità di tenere presente l’evoluzione delle basi imponibili, coerentemente con la trasformazione del sistema economico. Come potremmo non considerare valida questa necessità anche per il settore automotive? Pensate all’effetto che avrà l’elettrificazione sullo spostamento delle accise dai carburanti alle nuove forme di alimentazione. Non si tratterà necessariamente di una riduzione del gettito, ma sicuramente di una sua significativa traslazione. È un ambito su cui il MEF ha iniziato a lavorare, anche in considerazione dell’aggiornamento della normativa europea sulla tassazione dei prodotti energetici e dell’obiettivo fissato da Repower di ridurre i sussidi ambientalmente dannosi”. Contattato da Energia Oltre, il ministero dell’Economia ha fatto sapere che quello del ministro è stato “un ragionamento politico” e che “al momento non è una proposta, né i tecnici ci stanno lavorando. È una riflessione”.