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Ue

Ecco qual è la scappatoia sul debito Ue per gli investimenti green

Dopo il 2023 sarebbero dovute tornare le regole del Patto di stabilità europeo ma analisti come quelli di Brugel pensano che non sarà così proprio per via degli obiettivi Green che si è data l’Ue

Nei giorni scorsi la Bce ha annunciato che nel quarto trimestre abbasserà leggermente il ritmo degli acquisti di titoli di Stato dei paesi europei, il cosiddetto PEPP, rispetto a quanto avvenuto nei due trimestri precedenti. La numero uno della Banca europea Cristine Lagarde – che ha esortato a non parlare di tapering come si legge su Reuters – avrebbe intenzione di fissare un obiettivo mensile compreso tra i 60 e i 70 miliardi di euro rispetto agli 80 attuali con la flessibilità di acquistare più o meno a seconda delle condizioni di mercato. Secondo i calcoli di Nomura, la riduzione a 60 miliardi comporterebbe un acquisto di titoli dell’85% dell’offerta.

VENERDÌ PROSSIMO ECOFIN SU DEBITO PUBBLICO E CAMBIAMENTI CLIMATICI

Lagarde ha comunque rassicurato sul fatto che il sostegno fiscale vada mantenuto ma debba essere mirato: per questo venerdì i ministri delle Finanze europee hanno discusso di come modificare le regole di bilancio per far fronte all’enorme aumento di debito pubblico che si è verificato durante la pandemia e come incoraggiare, allo stesso tempo, le spese necessarie per contrastare il cambiamenti climatici.

ESENTARE GLI INVESTIMENTI “VERDI” DAL CALCOLO DEL DEFICIT?

La proposta più notevole è quella di esentare gli investimenti “verdi” dal calcolo del deficit e dei limiti di debito e dimenticare temporaneamente le regole esistenti che dicono che il debito deve essere tagliato ogni anno, secondo quanto riportato da Reuters citando documenti preparati per i colloqui dei ministri.

“La sfida nei prossimi anni sarà quella di consolidare i deficit aumentando gli investimenti verdi per raggiungere gli ambiziosi obiettivi dell’Ue di ridurre le emissioni o qualsiasi altro investimento”, ha affermato in una nota la Slovenia, paese ospitante dell’Ecofin.

LOTTA AL CAMBIAMENTO CLIMATICO SCAPPATOIA PER PIU’ DEBITO PUBBLICO

“In altre parole, l’Ue userà lo stratagemma “verde” della lotta al cambiamento climatico come una scappatoia per emettere debito oltre i limiti autoimposti dall’Unione europea – si legge su Oilprice -. Di sicuro, un’analisi commissionata dai ministri al think-tank Bruegel ha mostrato che gli investimenti pubblici aggiuntivi per raggiungere gli obiettivi climatici dell’Ue dovranno essere dello 0,5%-1% del Pil all’anno durante questo decennio e ciò potrebbe richiedere flessibilità nelle regole”.

“Ci sono sostanziali esigenze di investimento che saranno molto difficili da raggiungere nell’attuale contesto fiscale – ha sottolineato la ricerca di Bruegel -. I passati episodi di consolidamento hanno portato a grandi tagli agli investimenti pubblici, mentre ora c’è bisogno di un grande aumento degli investimenti. Una ‘regola d’oro verde’ (escludendo gli investimenti verdi netti dagli indicatori fiscali utilizzati per misurare il rispetto delle regole fiscali) è l’opzione più promettente per affrontare questa tensione”.

LE REGOLE PRE-PANDEMIA

Le regole di bilancio dell’Ue, create nel 1997 e modificate tre volte da allora, fissano limiti all’indebitamento pubblico per proteggere il valore dell’euro. Richiedono ai paesi europei di ridurre il debito al di sotto del 60% del Pil e i disavanzi annuali al di sotto del 3%. Al momento le regole sono state sospese per via della pandemia ma dovrebbero essere ripristinate nel 2023 con modifiche per adattarle meglio alle nuove sfide che l’Europa sta affrontando.

Tra le novità che potrebbero affacciarsi proprio quelle riguardanti la trasformazione economica in atto per raggiungere l’obiettivo net-zero entro il 2050 che tra l’altro ha fatto già crescere i prezzi della CO2, impennare le quotazioni del gas e suscitare proteste per gli alti prezzi dell’elettricità.

GLI ATTUALI LIVELLI DI DEBITO

Secondo la Commissione, i 19 paesi che condividono l’euro avranno un deficit di bilancio dell’8,0% del PIL quest’anno, rispetto al 7,2% dell’anno scorso, mentre il loro debito pubblico dovrebbe raggiungere il 102,4% del PIL. Non c’è modo che questo numero possa mai più tornare al 60%.

SECONDO BRUGEL SERVE PIU’ CAPACITA’ DI INDEBITAMENTO PER RAGGIUNGERE GLI OBIETTIVI DI RICERCA E SVILUPPO, GREEN E DIGITALIZZAZIONE

Il fondo di recovery dell’Ue da 800 miliardi di euro, che fornirà denaro a tutti i 27 membri fino al 2026 per investimenti verdi, digitalizzazione e ricerca e sviluppo, aiuterà a compensare qualsiasi consolidamento fiscale pianificato, ha affermato Bruegel. Ma per rendere la trasformazione “verde” una realtà, anche le regole di bilancio dell’Ue dovranno essere applicate con la massima flessibilità, il che significa che l’Europa avrà bisogno di molta più capacità di indebitamento, debito che sarà ampiamente monetizzato dalla BceE. Bruegel ha raccomandato che l’Ue dimentichi la sua regola secondo cui ogni paese deve tagliare il debito pubblico di 1/20 dell’eccesso di oltre il 60% del PIL ogni anno, perché con un debito così alto non è realistico.

Insomma, “un ritmo troppo rapido di consolidamento fiscale, come quello attuato dopo la crisi finanziaria globale del 2007 e le successive crisi dell’euro, può avere un impatto negativo sulla produzione potenziale e innescare una nuova recessione e dovrebbe quindi essere evitato”, ha affermato Bruegel.

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