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Egitto

Egitto, il sogno dell’hub del gas sta crollando?

Sta emergendo un eccesso di gas globale, che minaccia non solo gli esportatori di Gnl come Australia, Qatar, Mozambico e altri, ma anche i sogni dell’East Med Gas Forum di realizzare un hub e in particolare dell’Egitto

È dalla fine degli anni ’90 che l’Egitto sogna di diventare un hub del gas e dell’energia nel Mediterraneo orientale. Le scoperte al largo del delta del Nilo poco prima del 2000, che hanno dato il via al boom del Gnl, hanno suscitato grandi speranze, ma poi i conflitti regionali e interni che hanno portato alla rimozione del presidente Husni Mubarak e al governo dei Fratelli Musulmani, hanno notevolmente rallentato l’industria energetica del paese.

EAST MED GAS FORUM IL MOTORE DELLA RINASCITA DEL MEDITERRANEO ORIENTALE

Tuttavia, le nuove scoperte fatte negli ultimi due anni, combinate con buoni risultati al largo di Cipro, Israele e forse nei prossimi anni, anche in Libano, hanno riacceso quelle speranze. Il cosiddetto East Med Gas Forum, al quale partecipano la maggior parte dei paesi costieri del Mediterraneo, è considerato uno dei principali motori dei nuovi sviluppi energetici. Guidati dal quartetto Egitto-Israele-Grecia-Cipro, le nuove scoperte hanno portato a un rimescolamento dei mercato energetico della regione,che ha tra i gioielli della corona, la capacità di liquefazione egiziana a Idku e Damietta.

IL MERCATO EUROPEO INTERESSATO AGLI SVILUPPI

Le riserve combinate dei partecipanti, in particolare i campi egiziani Zohr e Noor, insieme alla ricchezza offshore di Israele, potrebbero rifornire il mercato europeo in grandi quantità. L’Ue e persino gli Stati Uniti promuovono il progetto di gasdotto offshore EastMed che dovrebbe collegare, quando sarà realizzato, il Mediterraneo orientale con i Balcani e forse l’Italia. Per il momento l’Europa è ottimista sulla sua realizzazione e malgrado l’ostruzione militare e politica turca che limita o minaccia alcuni dei progetti, si sono registrati dei progressi.

TROPPO GAS E POCA DOMANDA. SOGNO IN FRANTUMI?

Tuttavia, politici e operatori dell’energia hanno forse sottovalutato l’ambiente in cui stanno lavorando. Sta emergendo un eccesso di gas globale, che minaccia non solo gli esportatori di Gnl come Australia, Qatar, Mozambico e altri, ma anche i sogni dell’East Med Gas Forum di realizzare un hub.

Tanto è vero che il Cairo ha annullato diverse gare nel settore gas nel 2019 a causa dei prezzi di mercato inferiori alle aspettative. Al momento, comunque, i membri del forum non paiono ancora preoccupati. “L’Egitto – riferisce Oilprice – ha costi operativi molto bassi in quanto i costi degli impianti Gnl sono già stati ammortizzati e tutta la capacità è già pronta. Se i prezzi globali del Gnl dovessero scendere al di sotto dei costi di produzione del Cairo, allora sì che il paese potrebbe avere un problema”.

Non solo. “La posizione attualmente assunta dal ministero del petrolio egiziano di vendere Gnl in virtù di accordi a termine con un prezzo di vendita target di 5 dollari / MMBtu, piuttosto che sul mercato spot, è rischiosa. Con un mercato in grado di ottenere tutti i volumi necessari sul mercato spot, dove i prezzi sono molto più bassi, la vera domanda è se ci saranno offerenti interessati ai prezzi”, ha sottolineato ancora Oilprice.

PREZZI DEL GAS CROLLATI

I prezzi a livello globale sono, infatti, crollati. I grandi compratori asiatici come Cina, Giappone e Corea del Sud stanno ottenendo prezzi molto bassi. Il benchmark JKM per i prezzi spot del Gnl asiatico è diminuito del 50% dall’inizio del 2019 da circa 8 dollari / MMBtu a poco più di 4 dollari / MMBtu. Accordi a lungo termine come quello offerto dall’Egitto sono una proposta rischiosa per qualsiasi acquirente. Senza dimenticare che i paesi del Mediterraneo orientale possono contare su una forte concorrenza proveniente dal Qatar, dall’Australia e da altri paesi. E ormai, la maggior parte degli analisti si aspetta che i mercati globali del gas e del Gnl si attestino su posizioni più basse per un tempo più lungo.
In questo contesto, i prossimi mesi saranno decisivi per l’industria egiziana del Gnl. “Le uniche parti interessate al momento potrebbero essere i nuovi entranti sul mercato o le parti alla ricerca di accordi strutturali. Se questi, tuttavia, non fossero disponibili, l’Egitto e i suoi partner dell’EastMed potrebbero trovarsi di fronte a uno scenario in cui le esportazioni di Gnl potrebbero essere basse o forse addirittura inesistenti”, ha sottolineato Oilprice.

SUPER PRODUZIONE IN EGITTO

Nel frattempo, l’aumento della produzione di gas egiziano è impressionante: il paese produce più dal suo campo Zohr di quanto non possa esportare fisicamente. Le esportazioni di Gnl dall’Egitto sono più che raddoppiate da un anno all’altro, e si sono attestate nel 2019 a 4,8 miliardi di metri cubi di gas equivalente. A questi numeri si aggiunge l’import di gas israeliano.

SECONDO IMPIANTO DI DAMIETTA PRONTO A ESSERE RIAVVIATO

La domanda del mercato locale dell’Egitto è ancora troppo bassa per assorbire l’attuale eccesso e le esportazioni di gasdotti in Giordania sono ancora molto basse. Per contrastare l’afflusso di gas di Israele (6 milioni di metri cubi all’anno), l’Egitto potrebbe essere costretto a riavviare il secondo impianto Gnl di Damietta (5 milioni di tonnellate / anno). Il riavvio è attualmente in discussione tra i vertici dell’operatore Union Fenosa Gas (UFG), una joint venture 50-50 tra Eni e la spagnola Naturgy.

UNA DECISIONE ANDRÀ PRESA PRESTO

“La situazione di surplus del mercato globale del Gnl dovrà essere affrontata non solo dall’Egitto ma da tutte le parti che compongono l’EastMed Gas Forum nei prossimi mesi. Gli immensi volumi disponibili ora dovranno essere monetizzati. L’Egitto farebbe bene a concentrarsi sui mercati dell’Europa orientale (compresi i Balcani). In questo mercato, dovrà trovare un modo per competere con Russia, Norvegia e Qatar. I livelli dei prezzi potrebbero precipitare ulteriormente nel breve termine, quindi il Cairo deve assicurarsi di vendere presto le sue riserve di Gnl esistenti”, ha sottolineato Cyril Widdershoven is a long-time observer of the global energy market. Presently, he holds several advisory positions with international think tanks in the Middle…
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LA CHIAVE POTREBBE ESSERE L’ARABIA SAUDITA

“Le parti del Forum dovrebbero avere una visione realistica della loro ricchezza di gas offshore e sognare un tesoro di miliardi di dollari come quello del Qatar non è forse realistico. Una visione a lungo termine è necessaria e il Cairo deve sviluppare una chiara comprensione dei suoi mercati potenziali, che potrebbero non essere solo il Nord o l’Ovest, ma forse anche l’Oriente.
Il principale produttore di petrolio Opec e alleato egiziano, l’Arabia Saudita ha ancora un disperato bisogno di ulteriori volumi di gas. Il reindirizzamento dell’ex gasdotto arabo (AGP), che doveva esportare gas egiziano in Giordania, Libano e Siria, in Arabia Saudita potrebbe cogliere due piccioni con una fava. Integrazione dell’energia e della sicurezza regionali e monetizzazione delle riserve”.

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