Le scelte di Tavares sulla transizione elettrica gli sono costate molto caro. Le ragioni del suo addio sono diverse, ma il filo rosso che le lega è l’elettrico. Che impatto avranno le sue dimissioni sulla strategia di Stellantis? Cosa cambia per l’Italia e gli Usa?
La scelta di Tavares di puntare fermamente sull’elettrico gli è costato la poltrona. Infatti, la diversità di vedute con Elkann, lo scontro con il Governo italiano e il parziale cambio di rotta del Parlamento Europea sulla transizione rappresentano la miccia che ha acceso l’incendio divampato in Stellantis. Una miccia elettrica. Nel 2024 i risultati non hanno sorriso al gruppo, ma negli ultimi due anni la guida di Tavares ha contribuito ad accumulare 40 miliardi di euro di utili. Numeri che sembrano lontani guardando alle vendite in Usa e Ue. Tutto fa pensare che l’ad che sarà eletto entro la prima metà del 2025 raccoglierà un testimone pesante.
AUTO ELETTRICA CROCE E DELIZIA DI TAVARES
Tavares è finito sulla graticola per diverse ragioni. La principale, però, è la sua strategia sull’elettrico. L’ex ad si è sempre detto contrario rispetto a modifiche rispetto alle politiche europee su emissioni e transizione, scontrandosi spesso con Acea, l’associazione che raggruppa I produttori europei. La situazione del mercato globale non ha certo favorito il lavoro di Tavares. Infatti, il calo delle vendite che nel terzo trimestre dell’anno ha raggiunto 20% rispetto allo stesso periodo del 2023. Ma il fondo è stato toccato nel periodo luglio-settembre, con appena 496.000 immatricolazioni in Europa (599.000 nel 2023) e 299.000 negli Stati Uniti (470.000 nell’anno precedente). Quest’anno I ricavi di Stellantis sono scesi a 33 miliardi di euro, il 27% in meno rispetto al 2023. Come se non bastasse, la crisi di mercato è diventata anche finanziaria. Infatti, nel giro di 9 mesi il titolo in Borsa è calato da 27 euro di massimi di marzo ai 12 euro degli scorsi giorni.
Invece di puntare sull’aumento delle vendite, l’ex amministrato delegato del gruppo ha provato a superare la crisi tagliando I costi. Una strategia che gli è costata critiche in Italia e Stati Uniti, dove nei primi 9 mesi il crollo delle vendite di auto ha toccato quota 36%, più del doppio rispetto al mercato Ue (17%). Proprio negli Usa si gioca la partita più delicata per Stellantis. La rielezione di Trump e le sue posizioni forti in tema di dazi e automotive richiedono un ad “che conosca bene l’America, ma che sappia accontentare anche i soci francesi privati e pubblici di Stellantis”, come ha sottolineato ieri lo stesso John Elkann.
AUTO ELETTRICA, COSA CAMBIA IN ITALIA CON L’ADDIO DI TAVARES
Tavares lascia la direzione di un gruppo al centro della tempesta in Italia. Il Governo e i lavoratori sono sul piede di guerra. Gli stabilimenti di Mirafiori, Cassino, Melfi, Pomigliano, Modena e Atessa sono sostanzialmente fermi e chiuderanno l’anno con meno di 500.000 vetture prodotte, la metà rispetto agli obiettivi del Governo e il 30% in meno di produttività rispetto al 2023. Numeri che vogliono dire cassa integrazione un 2025 che si annuncia nero per l’indotto.
Per placare le acque ieri Johnn Elkann ha chiamato prima Meloni e poi il ministero delle Imprese, Adolfo Urso. Una telefonata nella quale il presidente di Stellantis ha confermato “l’intenzione di chiudere in modo positivo un Piano Italia, che riaffermi la centralità del nostro Paese nei progetti del gruppo”. Posizione che verrà confermata tra due settimane al tavolo con il ministero, durante il quale il rappresentante del gruppo, Jean Philippe Imparato, responsabile Europa, dovrebbe firmare l’accordo proposto dal Governo per il rilancio dell’automotive italiano.
L’intesa potrebbe scongiurare la cassa integrazione e portare all’assegnazione a Pomigliano della piattaforma per le piccole vetture. Nel frattempo, il presidente della Commissione Attività produttive della Camera, Alberto Gusmeroli (Lega), ha inviato una richiesta di audizione del presidente di Stellantis, dopo il rifiuto di giorni fa.
LE POSSIBILI NOVITA’ IN UE
La transizione elettrica perde un sostenitore importante a Bruxelles, una tegola che si aggiunge al calo delle vendite di vetture a batteria. L’addio di Tavares, però, potrebbe avere un effetto ancora più dirompente sulle multe per le emissioni inquinanti delle auto, che dovrebbero scattare l’anno prossimo. Infatti, Stellantis potrebbe unirsi al fronte dei produttori che chiedono che le sanzioni vengano calcolate sulla base delle vetture prodotte, non delle auto vendute.
Questo potrebbe portare a nuove aperture di Bruxelles su questo fronte, dopo la disponibilità di von der Leyen a discutere del tema transizione delle auto.