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Piano Mattei

Enel, Newcleo ed ex Ilva: c’è chi resta, chi (forse) va e chi non lo sa

Dall’Argentina con Enel, passando per la Francia con Newcleo, per arrivare fino all’Italia con l’ex Ilva: le novità e le indiscrezioni riportate oggi dai quotidiani nazionali

Passo indietro per Enel che sta valutando di fermare il processo di uscita dall’Argentina. Nel frattempo, la Francia punta ad investire sull’eccellenza mondiale nel nucleare dei piccoli reattori di nuova generazione, Newcleo. Infine, sul fronte ex Ilva ci sono delle novità: il governo va verso l’amministrazione straordinaria dello stabilimento di Taranto, attraverso Invitalia.

ARGENTINA: ENEL CI RIPENSA

Svolta nel processo di uscita dall’Argentina da parte di Enel che sembrerebbe averci ripensato. Infatti – secondo quanto riporta oggi il Sole 24 Ore – “la decisione di rimettere in discussione il processo di cessione degli asset nel Paese è giunta a valle di un incontro avvenuto tra Flavio Cattaneo, amministratore delegato del gruppo elettrico, e Javier Milei, neo presidente dell’Argentina, che ha chiarito i capisaldi del suo New Deal, a base di privatizzazioni e comunque tutela degli asset delle aziende private”.

L’Argentina, dunque, assicura garanzie sui contratti in essere e difesa della proprietà, ma anche ulteriore liberalizzazione del mercato e soluzione dei contenziosi in corso.

Il Sole 24 Ore riporta, inoltre, che “all’incontro di lunedì – che potrebbe essere seguito da un nuovo viaggio di Cattaneo nel Paese, nell’ambito di una visita di Stato del Governo italiano – hanno partecipato anche il direttore internazionale del gruppo, Alberto De Paoli, e il country manager Claudio Cunha. Per il Governo argentino erano presenti il capo di Stato Maggiore, Nicolas Posse, il ministro dell’Economia, Luis Caputo, e il segretario generale della presidenza, Karina Milei”.

LA FRANCIA FA LA CORTE A NEWCLEO

Cresce l’appetito della Francia nei confronti del nucleare Made in Italy e, in particolare, verso un’eccellenza mondiale nel nucleare dei piccoli reattori di nuova generazione. Stiamo parlando di Newcleo e, infatti, secondo quanto evidenzia oggi il Corriere della Sera – gli investitori pubblici francesi stanno puntando sempre di più sulla startup italiana dell’atomo. “Fino al punto da diventare finanziariamente così rilevanti da prospettare un trasferimento delle principali funzioni aziendali in Francia – secondo quanto emerge a margine del World Economic Forum di Davos – anche se attualmente la maggior parte dei seicento dipendenti sono in Italia”; scrive il quotidiano.

“Newcleo – spiega il Corriere della Sera – ha bisogno di circa tre miliardi di investimenti per arrivare alla produzione del primo reattore nel 2031 e alla commercializzazione nel 2033. La sua tecnologia di “small modular reactors” (il reattore è un cilindro di cinque metri di diametro per sei di altezza) prevede la chiusura immediata in un sarcofago di piombo in caso di minimi incidenti e il riuso del carburante nucleare esausto e reso riutilizzabile. Promette dunque di portare la sicurezza dell’impianto a livelli oggi fra i massimi al mondo e qualunque problema con le scorie a livelli minimi. Ma, appunto, ora ha bisogno di finanziamenti”.

La Francia – dove il presidente Emmanuel Macron ha lanciato sul nucleare la strategia “France 2023” – è pronta a cogliere questa opportunità.

“A giugno scorso – ricorda il quotidiano – Newcleo è stata fra le vincitrici di una sovvenzione da 20 milioni del governo di Parigi per “reattori nucleari innovativi”. Ma questo è solo l’inizio. Macron ha invitato più volte Stefano Buono all’Eliseo e ora è in discussione un forte investimento azionario dello Stato francese in Newcleo. Naturalmente, non senza dimenticare lo spostamento di gran parte delle funzioni aziendali probabilmente nell’area di Lione. Certo Parigi si sta attivando per facilitare le autorizzazioni regolamentari di Newcleo, così come per individuare un sito adatto per il reattore. All’Italia resta la scelta: gridare al complotto perché un’altra azienda di tecnologia industriale si avvia di fatto a lasciare il Paese; oppure trovare le risorse per mantenerla dov’è e, su questa base, collaborare pienamente con Parigi”.

EX ILVA: IN ARRIVO COMMISSARIO

Sul fronte ex Ilva arrivano le ultime indiscrezioni sulla trattativa in corso tra i due soci di riferimento: il governo sta preparando la strada a una amministrazione straordinaria dell’acciaieria che – secondo quanto evidenzia oggi il Corriere della Sera – “consente di tutelare la continuità operativa anche nel caso di arrivo di un commissario in mancanza di un accordo consensuale tra il socio pubblico (Invitalia) e quello privato (ArcelorMittal) di Acciaierie d’Italia”.

Il Consiglio dei ministri, infatti, ha “approvato un decreto legge che rafforza, in caso di ricorso all’amministrazione straordinaria, le misure già presenti nell’ordinamento a tutela della continuità produttiva e occupazionale delle aziende in crisi, fra cui l’ex Ilva, e prevede garanzie di cassa integrazione straordinaria durante l’eventuale amministrazione straordinari”; scrive il quotidiano.

Nel decreto approvato vengono esclusi dalla cassa integrazione i lavoratori impegnati nella sicurezza e nella manutenzione degli impianti, per consentire che restino operativi: rimangono ferme le disposizioni, già inserite nell’ordinamento, a tutela delle piccole e medie imprese creditrici (attraverso accordi con le aziende che vantano crediti). Il decreto fissa inoltre con precisione le procedure per eventuali giudizi pendenti.

Salta, dunque, il divorzio consensuale e – come spiega il Corriere della Sera – “alla luce dei contrasti emersi anche ieri tra il socio privato e quello pubblico, sembra probabile che il governo abbia deciso di azzerare tutto e ripartire da zero con una nuova amministrazione straordinaria. Che si concluderà con una nuova gara, con l’accieria certamente più appetibile per eventuali privati interessati (…)”.

“ArcelorMittal – scrive il quotidiano – si è dichiarata disponibile a scendere in minoranza rinunciando alla governance attuale senza però continuare a finanziare la società, in assenza di partecipazione alla gestione, fatta eccezione per un contributo di 200 milioni per l’acquisto degli impianti (da Ilva in amministrazione straordinaria)”.

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