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Report Istat

Energia, clima e ambiente: la situazione dell’Italia nel Rapporto ISTAT 2022

“La sfida della transizione ecologica – alla quale il PNRR dedica circa 85 miliardi di euro di investimenti – è particolarmente rilevante per il nostro Paese”

Guardando al futuro, la sfida della transizione ecologica – alla quale il PNRR dedica circa 85 miliardi di euro di investimenti – è particolarmente rilevante per il nostro Paese, che dipende dall’estero per oltre tre quarti dell’approvvigionamento energetico, principalmente di petrolio e gas naturale.

Nell’ultimo decennio risparmi importanti sono stati conseguiti nei consumi dell’industria, molto minori quelli delle famiglie mentre sono rimasti stabili i consumi del terziario. È quanto emerge dal Rapporto Istat 2022 presentato oggi a Montecitorio dal presidente dell’ISTAT, Gian Carlo Blangiardo.

I PREZZI DELLE MATERIE PRIME ENERGETICHE

Dalla seconda metà del 2021 la risalita delle quotazioni delle materie prime – soprattutto energetiche – e la vivacità della ripresa hanno determinato una forte fiammata inflazionistica, in particolare nelle economie avanzate. Alla fine di febbraio 2022, l’aggressione della Russia all’Ucraina ha inoltre accentuato la volatilità sui mercati e innescato ulteriori rialzi dei prezzi delle materie prime energetiche e agricole. Questi fattori negativi, assieme alla normalizzazione della politica monetaria, hanno determinato un netto peggioramento delle prospettive di breve e medio termine dell’economia internazionale.

Il rialzo dei prezzi delle materie prime energetiche e agricole e le tensioni geopolitiche associate al conflitto russo-ucraino rappresentano fattori critici per l’economia italiana. Nel breve periodo sono possibili ulteriori rincari dei prezzi e, insieme, una riduzione delle forniture di questi input produttivi.

Gas naturale e petrolio insieme soddisfano oltre i tre quarti del fabbisogno energetico italiano – il gas da solo circa il 40% –  e sono quasi interamente importati. Analogamente, i processi produttivi del comparto agro-alimentare dipendono per oltre il 22% dagli approvvigionamenti esteri (in particolare per alcune materie prime come cereali e fertilizzanti), dei quali Russia e Ucraina sono tra i principali produttori.

Come conseguenza delle caratteristiche relazionali dei settori energetico e agro-alimentare, la trasmissione degli shock su prezzi e forniture al resto del sistema produttivo è piuttosto estesa, anche se la velocità di propagazione è relativamente limitata. Questi shock colpiscono in maniera significativa comparti rilevanti per la produzione di beni di largo consumo (circa un terzo dell’economia in termini di valore aggiunto) e, dato il modello di specializzazione italiano, il commercio con l’estero (quasi la metà dell’export).

LA SFIDA DELLA TRANSIZIONE ECOLOGICA

In Italia all’interno del PNRR sono  stanziati circa 85 miliardi per la transizione ecologica e la mobilità sostenibile con la finalità, tra l’altro, di coordinare gli interventi utili a raggiungere l’obiettivo della decarbonizzazione entro il 2050.

Tra il 2011 e il 2021 le emissioni complessive in Italia sono diminuite di circa il 19%. La riduzione è stata pari al 31% nella manifattura – riguardando la maggioranza dei settori di attività –  e di appena il 10% nei consumi delle famiglie.

Nello stesso periodo, nei comparti ad alto impatto climatico (tranne i trasporti), si è avuta una riduzione dell’intensità dell’impatto per unità di valore aggiunto. Questa contrazione è largamente dovuta al miglioramento delle tecnologie di produzione dei settori industriali mentre le attività terziarie a servizio della manifattura, il cui peso è cresciuto nel tempo, hanno fornito un contributo molto debole.

CAMBIAMENTO CLIMATICO E SICCITÀ

Nel 2022 è in atto il terzo evento siccitoso grave in dieci anni, particolarmente acuto nel Nord-ovest. Gli effetti per l’economia, anche attraverso le ripercussioni sui prezzi dei beni stagionali ad elevata frequenza di acquisto e sulla disponibilità di acqua potabile, dipendono sia dai cambiamenti climatici sia dalle vulnerabilità strutturali del sistema di approvvigionamento, distribuzione e impiego dell’acqua.

La possibilità di razionamento delle forniture idriche nelle aree più colpite avrebbe effetti significativi in primo luogo sul comparto agricolo e sull’uso civile, che assorbono rispettivamente il 50% e il 36% del totale dei consumi idrici.

Nel quadro delle misure per la tutela del territorio e della risorsa idrica, il PNRR destina 4,38 miliardi alla gestione sostenibile delle risorse idriche lungo l’intero ciclo, con l’obiettivo di migliorare la qualità ambientale delle acque marine e interne. Si tratta di risorse fondamentali per iniziare un profondo rinnovamento infrastrutturale e gestionale.

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