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Usa Ue Fattori ESG Analisi T. Rowe Price

Gli Usa migliorano (più dell’Ue) sugli investimenti green

Secondo l’analisi di T. Rowe Price, gli ESG pesano e non poco nella risalita statunitense sull’Ue. Ci sarà da tener d’occhio i flussi d’investimento

Stati Uniti e Unione Europea, alleati ma anche competitors. Bruxelles e Washington viaggiano su due binari paralleli nella partita degli investimenti verdi. Su T. Rowe Price, azienda di investimenti statunitense quotata con sede a Baltimora nel Maryland, Véronique Chapplow (ESG Investment Specialist) scrive che l’Inflation Reduction Act da poco approvato dall’amministrazione Biden può configurare un contesto favorevole per l’impero a stelle e strisce, più di quanto ci si possa attendere per l’Ue. Gli incentivi risultano e risulteranno decisivi anche se il Vecchio Continente rimane all’avanguardia sugli Esg e le politiche sul clima.

USA-UE, LA SFIDA SUGLI ESG VERSO NUOVE DIREZIONI

L’IRA, scrive Chapplow, “ha introdotto o esteso i crediti d’imposta a numerose tecnologie rinnovabili – ad esempio, l’eolico, il solare, l’idrogeno e la cattura e lo stoccaggio del carbonio. Il disegno di legge estende per 10 anni il ben noto credito d’imposta sulla produzione e il credito d’imposta sugli investimenti, ampliando al contempo l’accesso ad una serie di nuove tecnologie come l’idrogeno, il nucleare e lo stoccaggio”.

Non solo, nel provvedimento è previsto anche “un nuovo modo di monetizzare gli asset fiscali, in modo simile al pagamento diretto, che dovrebbe consentire alle imprese di costruire infrastrutture per le energie rinnovabili senza l’onere di ricorrere al finanziamento con capitale fiscale”. Ma porta con sé diversi crediti per la produzione transoceanica per tirare su il settore estrattivo di minerali, la produzione energetica e quella di batterie per i veicoli.

IL SEGRETO? INCENTIVI E NORMATIVE ADEGUATE

Quindi, qual è la ricetta segreta che sta delineando la rimonta americana? Sempre dall’analisi di T. Rowe Price emerge che “le tecnologie pulite hanno bisogno di quadri normativi e incentivi adeguati e i governi devono contribuire a finanziare le infrastrutture critiche necessarie a sostenere la transizione energetica. In molti casi, i percorsi tecnologici per arrivare al Net-Zero esistono già, ma hanno bisogno dell’aiuto dei governi per essere messi in scala”.

Ecco perché, al netto della risalita a stelle e strisce, anche in America “potrebbero essere necessarie ulteriori misure politiche e normative per consentire a queste aziende di decollare davvero. Ciò potrebbe rivelarsi difficile, soprattutto negli Stati Uniti, con i loro dibattiti controversi sul rischio climatico. Le autorità di regolamentazione sono in ritardo rispetto all’industria, il che non è specifico della transizione energetica. In alcuni casi, non sembrano apprezzare la portata della sfida della decarbonizzazione”.

Tra l’altro, tra qualche settimana ci saranno le elezioni di metà mandato. E un Congresso a maggioranza repubblicana – fatto di non poco probabile realizzazione – porterebbe con sé i rischi di un prosieguo di certi sostegni alle politiche green. Per il momento, scrive Chapplow, “entro il 2025, riteniamo che la comunità imprenditoriale farà pressione affinché gli incentivi legati all’Inflation Reduction Act rimangano così come sono. Su questioni come questa, non crediamo che i Repubblicani siano generalmente contrari alla comunità imprenditoriale”.

ESG, UE ANCORA AVANTI MA GLI STIMOLI AMERICANI POSSONO DURARE

Intanto, Bruxelles rimane avanti nelle azioni per il clima. Ma “gli investimenti dovrebbero confluire dove sono disponibili i migliori finanziamenti, i migliori incentivi e i migliori rendimenti”. E oltre all’Inflation Reduction Act – i cui provvedimenti potrebbero incidere sul mercato della mobilità elettrica portando il tasso di penetrazione dal 10 al 20% – c’è il Chips Act.

L’acronimo di Creating Helpful Incentives to Produce Semiconductors riguarda una legge con cui si potrebbe assistere a “un aumento sostenibile delle spese in conto capitale negli Stati Uniti”. E il complesso degli inventivi d’oltreoceano potrebbero durare dieci anni e accelerare ancora nuovi cicli d’investimento.

Insomma, la competizione Usa-Ue è in corso. Il futuro dei green investments e il progressivo parallelo riguarderà “in modo significativo i flussi di investimento, e noi terremo sotto controllo questo aspetto guardando al futuro”.

 

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