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Dieselgate

Esplode il Dieselgate 2.0 e ci va di mezzo anche Stellantis

Torna il Dieselgate, lo scandalo che ha fatto tremare il mondo dell’automotive nel 2015. Questa volta ci va di mezzo anche Stellantis…

Si scrive un nuovo capitolo del Dieselgate, lo scandalo sulle emissioni truccate delle automobili scoppiato nel 2015. Questa volta il protagonista è Cummins, condannato dalle autorità federali nordamericane e della California a pagare 2 miliardi di dollari per l’utilizzo di software illegali per alterare i risultati dei test riguardo le emissioni dei suoi pick up. Uno scandalo che tocca anche Stellantis.

IL DIESELGATE INVESTE ANCHE STELLANTIS

Il Dieselgate torna con il botto. Il produttore americano dei Ram Stellantis dovrà pagare 1,6 miliardi di dollari di sanzioni e 325 milioni di risarcimento per i danni ambientali connessi ai dispositivi illegali di controllo delle emissioni. Software che, secondo l’atto, limitavano i livelli di inquinamento da ossido di azoto durante le prove delle emissioni, ma non avevano alcun effetto durante le operazioni normali delle vetture.

Ma i guai non finiscono qui per l’azienda che rifornisce Stellantis. Infatti, dovrà richiamare alla base 600.000 Ram 2500 e 3500 venduti dal 2013 al 2019. Alla lista si aggiungono anche 330.000 pick up prodotti dal 2019 al 2023, su cui Cummins avrebbe installato software che manomettono i quantitativi di emissioni. Sono i termini dell’accordo di patteggiamento raggiunto a dicembre da Cummins e dalle autorità nordamericane, reso noto solo ora.

E L’ITALIA?

I Ram sono sbarcati in Italia nel 2018, commercializzati da Stellantis attraverso il distributore Cavauto. Quest’anno il marchio ha contribuito alle buone performance fatte registrare dal gruppo nel settore delle vendite di veicoli commerciali leggeri. Tuttavia, il richiamo dovrebbe interessare solo marginalmente il nostro Paese.

In ottica futura, il gruppo stima che l’espansione dei ricavi arriverà principalmente dalla vendita dei furgoni in Nord America, dove approderanno il Ram ProMaster, ma anche dall’aumento del settore pick-up in Sud America, Africa e Asia. Uno dei pilastri della strategia di Stellantis è porprio la crescita del marchio Ram fuori dal mercato interno statunitense.

SANZIONI, COLPIRE UN PRODUTTORE PER EDUCARNE CENTO

Le sanzioni inflitte a Cummins rappresentano un monito per le aziende che tenteranno di aggirare i limiti sulle emissioni climalteranti, secondo le autorità nordamericane.

“Lasciate che questo accordo sia una lezione: Non lasceremo che aziende avide ingannino per avere successo e passino sopra la salute e il benessere dei consumatori e il nostro ambiente lungo la strada”, ha affermato Rob Bonta, Procuratore generale della California.

Cummins, nononstante abbia sempre negato di aver commesso qualsiasi illecito, dovrà richiamare i suoi pick up, che hanno prodotto “migliaia di tonnellate di emissioni in eccesso di ossidi di azoto”, secondo quanto riportato dal Procuratore generale degli Stati Uniti Merrick B. Garland.

Stellantis, invece, ha preferito non commentare lo scandalo.

DIESELGATE, I PRECEDENTI

Non è la prima volta che il Dieselgate torna alla ribalta delle cronache. Infatti, a giugno 2023 la Corte Federale della Germania ha stabilito che le case automobilistiche che hanno installato sulle automobili dispositivi illegali di controllo delle emissioni dovranno risarcire gli acquirenti. Una sentenza che potrebbe costare milioni di euro non solo alle aziende del gruppo, quali Audi e Mercedes-Benz, ma anche ad altri brand.
Infatti, il Tribunale ha fissato una percentuale per il risarcimento che va dal 5 al 15% del prezzo di acquisto dell’automobile.

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