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Europa

In Europa si concretizzano gli impegni sul clima ma cresce l’opposizione all’agenda verde

Un contraccolpo politico, unito all’assenza di un interesse aziendale orientato al profitto, rischia di far deragliare il ruolo dell’Europa nel salvare le persone e il pianeta

Se il divario verde si approfondisce, l’Europa rischia di ritardare non tanto l’agenda della decarbonizzazione, quanto piuttosto l’agenda più ampia della sostenibilità, incentrata sulla biodiversità, l’agricoltura e la conservazione della natura; riporta The Guardian.

UN IMPEGNO TUTTO GREEN

A seguito della pandemia, l’UE ha deciso di destinare il 37% dei fondi per la ripresa economica alla transizione energetica, mentre in risposta all’invasione russa dell’Ucraina e alla crisi energetica che la stessa ha scatenato, i Paesi europei hanno aumentato gli investimenti nelle energie rinnovabili e nell’efficienza energetica, cercando di staccarsi dal gas russo.

Nel 2022, le energie rinnovabili hanno superato il gas diventando la principale fonte di produzione di elettricità nell’UE, con un aumento record del 24% dell’energia solare. Sono state approvate anche politiche chiave, dall’estensione della tariffazione del carbonio ai settori politicamente sensibili dell’edilizia e dei trasporti, all’adozione di una tassa sulle emissioni di carbonio alle frontiere per garantire che, mentre l’industria dell’UE è costretta a decarbonizzarsi, l’Europa non finisca per importare prodotti più sporchi e meno costosi da altri paesi. Qualche settimana fa, un alto funzionario della Commissione europea ha riferito a The Guardian che l’UE ha completato la maggior parte della sua agenda verde in questo ciclo legislativo, ben oltre le più rosee aspettative di Bruxelles di qualche anno fa.

COSA STA SUCCEDENDO IN EUROPA

In tutta Europa stanno emergendo segnali preoccupanti di un contraccolpo verde, mentre i cittadini e le imprese iniziano a sentire i costi della transizione energetica. Gli agricoltori olandesi – secondo quanto riporta The Guardian – sono in rivolta per i severi limiti alle emissioni di azoto, sostenendo che renderanno l’agricoltura europea finanziariamente non sostenibile. L’opinione pubblica tedesca è in ansia per l’abbandono graduale delle caldaie a gas, mentre l’industria automobilistica è riuscita a sfruttare una scappatoia per i carburanti sintetici per allungare la durata di vita dei motori a combustione convenzionali, che dovrebbero essere gradualmente, Il presidente francese, Emmanuel Macron, e il primo ministro belga, Alexander De Croo, hanno entrambi chiesto pubblicamente una “pausa” nell’agenda legislativa verde dell’UE. mentre la Polonia sta lottando per ottenere esenzioni per sostenere i suoi sussidi al carbone. Al Parlamento europeo – scrive il quotidiano britannico – i conservatori e gli eurodeputati di centro-destra stanno mettendo i bastoni tra le ruote alla legge sulla conservazione della natura, la parte relativa alla biodiversità dell’accordo verde dell’UE.

IN EUROPA CRESCE LA PRESSIONE CONTRO L’AGENDA VERDE

Oggi – sottolinea The Guardian – la pressione contro l’agenda verde sta aumentando. L’azione per il clima non è più un obiettivo astratto e ambizioso ed ora avviene la parte difficile – anche se l’azione è ancora troppo lenta e disomogenea -. Questo cambiamento, spesso definito “transizione” verde, è rivoluzionario per la sua portata, la sua complessità e la velocità con cui dovrebbe avvenire. E le rivoluzioni hanno vincitori e vinti. È naturale – scrive il quotidiano – che i “perdenti” vogliano far sentire la loro voce, ma spetta alla politica incanalare il dissenso e trovare il modo di compensare le voci contrarie per garantire che la loro resistenza non faccia deragliare il viaggio verso lo zero netto. La realtà della decarbonizzazione sarà sicuramente diversa dal piano originale, a causa delle ripercussioni sociali, economiche e politiche e dei progressi tecnologici imprevisti. .

La spinta contro le politiche verdi, però, secondo quanto scrive The Guardian, potrebbe essere il segno di un futuro peggiore. Mentre Paesi dell’UE come la Spagna, la Slovacchia e la Polonia si preparano per le elezioni di quest’anno e per quelle del Parlamento europeo del 2024, c’è il rischio concreto che i partiti populisti e di destra facciano leva sul “greenlash” e risalgano nei sondaggi. Pur non negando apertamente la crisi climatica, denunciano le disuguaglianze e i danni causati all’industria che, a loro dire, sono esacerbati dalle politiche climatiche. Chiedono una “sovranità ecologica” che, piuttosto che insistere sulla decarbonizzazione, insiste sulla conservazione dei paesaggi dai presunti orrori visivi delle fattorie eoliche e solari, e sulla conservazione del cibo e dell’agricoltura tradizionali dal presunto abominio delle carni sintetiche e delle fonti alternative di proteine, come gli insetti.

IL CASO ITALIANO IN EMILIA-ROMAGNA

Quando a maggio le inondazioni hanno devastato la regione dell’Emilia-Romagna, nel nord Italia, il primo ministro di destra, Giorgia Meloni, non ha puntato il dito contro l’ovvio colpevole, il cambiamento climatico. Con una straordinaria piroetta, ha dato la colpa alla politica climatica, che secondo lei avrebbe impedito la costruzione di infrastrutture che avrebbero salvato proprietà e vite umane; scrive The Guardian.

 

 

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