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Ilva

Ex Ilva, il tavolo con i sindacati è un buco nell’acqua. Spunta un quarto investitore

Il vertice di ieri a Palazzo Chigi tra governo e sindacati sull’ex Ilva (Fiom-Cgil di Fim Cisl, Uilm Nazionale e Usb) non è stato risolutivo. “Il Piano è una chiusura”, ha detto il segretario generale della Fiom-Cgil Michele De Palma. Aumenta la cassa integrazione per  6 mila lavoratori e Urso annuncia un quarto player nella privatizzazione dell’acciaieria

Il futuro dell’Ilva è ancora avvolto dal mistero. I sindacati hanno considerato le proposte del governo inaccettabili. Urso ha confermato l’intenzione di salire dal 15 novembre a fine dicembre a 5.700 operai in Cassa integrazione straordinaria che aumenteranno a 6.000 dal 1º gennaio 2026. Nel frattempo, ci sarebbe una “trattativa riservata” in corso con un quarto operatore estero, interessato all’ex Ilva di Taranto, di cui non si conosce l’identità. La riunione di ieri è stata poi sospesa come richiesto dal sottosegretario Alfredo Mantovano, che ha presieduto l’incontro. Il braccio destro di Meloni per gli affari legislativi ha spiegato che oggi dalle 9 è in corso un approfondimento tra governo, tecnici e commissari per “meglio analizzare le questioni presentate al tavolo”.

IL PIANO DEL GOVERNO SULL’ILVA

Secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, il Governo ha illustrato la proposta di un piano operativo a “ciclo corto” con la rimodulazione dell’assetto produttivo funzionale a una decarbonizzazione in quattro anni e con attività sugli impianti che porteranno ad aumentare la Cassa integrazione da 4.500 a 5.700 unità (sulle poco meno di 10 mila della forza lavoro complessiva) dal 15 novembre a fine dicembre, per poi crescere fino a 6.000 lavoratori a gennaio. Il sensibile aumento della cig straordinaria nell’ex Ilva è collegato alla riduzione dei tempi per la decarbonizzazione dello stabilimento di Taranto. Attualmente la cassa integrazione riguarda un numero massimo di 4.450 dipendenti, di cui 3.800 a Taranto (su circa 8 mila unità).

IL QUARTO INVESTITORE PER ILVA

Dal resoconto fatto dal ministro Adolfo Urso, emerge un quarto operatore estero interessato all’ex Ilva di Taranto. Oltre al fondo americano Bedrock, che propone migliaia di esuberi, e il gruppo Flacks c’è un player straniero, con profilo industriale, con cui è in corso un dialogo coperto dal massimo riserbo. Come riporta Il Fatto Quotidiano, si ipotizza che si possa trattare dell’ucraina Metinvest impegnata nel rilancio di Piombino (con il gruppo Danieli) dove però la partita non si sblocca. Urso avrebbe parlato di quattro soggetti potenzialmente interessati al gruppo siderurgico, citando a sorpresa ancora BakuSteel che dopo il nuovo bando di gara non aveva ripresentato la sua offerta scelta come migliore alla tornata precedente. Secondo quanto risulta a Il Sole 24 Ore nelle scorse settimane ci sarebbero stati contatti anche con Qatar Steel, che sarebbe stata invitata a visionare il dossier.

LE RICHIESTE DEI SINDACATI

I sindacati chiedono ancora chiarezza sulle reali intenzioni del governo, proponendo un piano di rilancio e un intervento diretto dello Stato per ridare ossigeno a impianti che giudicano ormai agonizzanti. I numeri della cassa integrazione hanno fatto saltare il banco, secondo il Corriere della Sera. In una nota di Palazzo Chigi il governo ha espresso “rammarico per il fatto che la proposta di proseguire il confronto non sia stata accettata dalle organizzazioni sindacali”. “Abbiamo ascoltato di tutto in questi mesi. Basta annunci e ipotesi di scenari che non si realizzano”, ha detto il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella. La richiesta che accomuna Fim-Cisl, Fiom-Cgli e Uilm, anche se con sfumature e accenti diversi, torna a essere quella di coinvolgere lo Stato.

IL NODO DEL COSTO DEL GAS

Una priorità per l’Ilva è anche quella di delineare il futuro costo di gas via condotte terrestri da realizzare a Taranto in quattro anni. Il governo avrebbe chiesto in questo senso un intervento tecnico dell’Eni. Soltanto con la prospettiva di una riduzione strutturale dei costi industriali sarebbe possibile fugare i dubbi degli investitori. Gli americani di Bedrock, sollecitati dal governo a usare con minore severità il taglio dei posti di lavoro (da oltre 10mila a 3mila nella loro prima proposta, poi 5mila nella seconda), continuano a chiedere molti soldi pubblici.

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