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Clima Guerra

FMI: il cambiamento climatico può aumentare le morti dovute ai conflitti

Si è scoperto che gli shock climatici non provocano conflitti, ma peggiorano i disordini esistenti ed esacerbano la fame e la povertà. Entro il 2060, le morti dovute a conflitti in percentuale della popolazione potrebbero aumentare di quasi il 10% nei Paesi fragili

È probabile che il cambiamento climatico abbia un ruolo nel peggiorare i conflitti nei Paesi fragili e devastati dalla guerra, determinando tassi di mortalità più elevati e una notevole riduzione del PIL. È quanto ha affermato oggi in un rapporto il Fondo Monetario Internazionale. La Banca Mondiale rivede ogni anno un elenco di Paesi classificati come “Stati fragili e afflitti da conflitti” (fragile and conflict-afflicted states – FCS): attualmente sono 39, di cui 21 si trovano in Africa. Il rapporto pubblicato oggi copre tutti i 61 Paesi presenti nell’elenco dal 2006.

GLI SHOCK CLIMATICI AUMENTANO L’INTENSITÀ DEL CONFLITTO

Si è scoperto che gli shock climatici non provocano conflitti, ma peggiorano i disordini esistenti ed esacerbano altre fragilità sottostanti, come la fame e la povertà. “Entro il 2060, le morti dovute a conflitti in percentuale della popolazione potrebbero aumentare di quasi il 10% nei Paesi fragili”, ha affermato l’FMI, aggiungendo che entro la stessa data il cambiamento climatico potrebbe anche spingere alla fame altri 50 milioni di persone nei Paesi fragili.

COME GLI SHOCK CLIMATICI INFLUENZANO I CONFLITTI

I rapporti tra il cambiamento climatico e la fragilità sono complessi e sfaccettati e possono portare all’intensificazione dei conflitti e delle crisi umanitarie. L’intensità dei conflitti è aumentata in tutto il mondo, in particolare nei Paesi FCS. La letteratura identifica diversi percorsi attraverso i quali gli shock climatici influenzano i conflitti:

– Scarsità di risorse: la distribuzione ineguale delle risorse, la vulnerabilità agli impatti climatici e l’accesso differenziale alle misure di adattamento possono esacerbare le divisioni sociali esistenti e contribuire ai conflitti. Il cambiamento climatico influisce sulla probabilità di violenza intragruppo a causa della scarsità di risorse rinnovabili come acqua dolce, terreni coltivabili, foreste e pesca. Ad esempio, i cambiamenti nell’andamento delle precipitazioni e la desertificazione nel Sahel hanno intensificato la competizione per le risorse, rafforzando le rivalità di lunga data e la violenza comunitaria.

– Sicurezza alimentare: i cambiamenti nei modelli climatici possono avere un impatto negativo sulla produttività agricola, portando all’insicurezza alimentare, che può causare disordini sociali e portare a conflitti. Alcuni ricercatori considerano questo fattore per i Paesi dell’Africa e della regione del Medio Oriente e del Nord Africa. Altri ritengono che l’intensificarsi degli effetti del cambiamento climatico esacerba l’insicurezza alimentare, invertendo anni di progressi nei risultati sanitari ed educativi nell’Africa sub-sahariana.

– Spostamenti: la migrazione derivante dagli shock climatici può portare ad una maggiore concorrenza sia nelle comunità ospitanti che nelle aree di origine, intensificando il conflitto in sistemi sociali ed economici già tesi.

– Shock economici: i cambiamenti climatici possono causare degli shock economici significativi che destabilizzano i Paesi. Ad esempio, gli eventi meteorologici estremi possono danneggiare gravemente le infrastrutture e ridurre la produttività economica, portando disoccupazione e disordini sociali. Gli shock climatici riducono i redditi ed esacerbano la povertà, portando così a più violenza, conflitti e instabilità politica.

IL RUOLO DEI GOVERNI NELLA LOTTA AL CAMBIAMENTO CLIMATICO

Anche se gli eventi del cambiamento climatico stanno aumentando dopo le temperature record in tutto il mondo degli ultimi mesi, la volontà politica di agire è stata erosa dalla debolezza economica. I leader africani hanno affermato che i Paesi più ricchi dovrebbero fornire più denaro per aiutarli ad adattarsi al cambiamento climatico e alla transizione verso un’energia più verde, dato che la maggior parte dei Paesi africani ha prodotto una quota relativamente piccola delle emissioni che causano il riscaldamento globale. Si prevede che questi Paesi cercheranno di raggiungere un accordo al vertice africano sul clima del 4-6 settembre, in vista della COP28 negli Emirati Arabi Uniti che inizierà alla fine di novembre.

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