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Fotovoltaico a terra, rinnovabili e prezzi dell’elettricità: cosa c’è sui giornali di oggi

Nel CdM di oggi l’accordo sul fotovoltaico a terra. Rinnovabili da triplicare ma l’Italia è in ritardo. I prezzi all’ingrosso dell’energia elettrica in Italia sono i più alti d’Europa: la rassegna dei giornali

Nel pomeriggio è previsto il Consiglio dei ministri che dovrebbe dirimere la querelle sul fotovoltaico a terra nei campi agricoli con un via libera al Fotovoltaico avanzato con gli impianti installati a un’altezza tale da preservare l’attività agricola e all’’agrisolare’. Ma intanto circa 80 gigawatt nuovi di rinnovabili in sette anni (quasi dodici all’anno) per superare ampiamente i 140 gigawatt alla fine del 2030, tappa intermedia del target Net zero al 2050 previsti dal Pniec potrebbero essere difficili da raggiungere, malgrado un’accelerazione delle procedure autorizzative. Nel corso del 2023, le rinnovabili sono cresciute in Italia come mai nell’ultimo decennio. Eppure, operatori e associazioni sono preoccupati: anche se la crescita dovesse continuare a questo ritmo, il nostro Paese non riuscirebbe comunque a raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione che l’Unione europea ha fissato per il 2030. Infine, i prezzi all’ingrosso del settore elettrico in tutta Europa sono schizzati verso l’alto con l’Italia che si è confermata la più cara di tutte: Sin dai primi di marzo la Francia, lamentando problemi alla rete elettrica nazionale, ha ridotto le esportazioni verso Italia, Svizzera, Germania e Belgio.

FOTOVOLTAICO, GOVERNO VERSO L’INTESA: NEI CAMPI NO A NUOVI PANNELLI A TERRA

“Il Consiglio dei ministri sarà nel pomeriggio. Ma l’accordo sul Fotovoltaico che aveva visto uno scontro di vedute tra il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin e il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida sembra ormai trovato. E dovrebbe finire così: via libera al Fotovoltaico avanzato con gli impianti installati a un’altezza tale da preservare l’attività agricola e all’’agrisolare’ (con gli impianti installati sui tetti degli edifici delle aziende agricole e agroindustriali). Stop invece a nuovi impianti di Fotovoltaico a terra che comportano l’uso del terreno, che resta a disposizione degli agricoltori. Ferme restando le opere già avviate. Restano le pressioni di Pichetto affinché nel dl non venga menzionato il concetto di ‘aree non idonee’”. È quanto si legge sul Corriere della Sera di oggi. “(…) ‘Non vietiamo nella maniera più assoluta gli investimenti nel Fotovoltaico, ma puntiamo a criteri di compatibilità con la produzione agricola’, ha spiegato Lollobrigida al Sole 24 Ore, (…) Al Cdm di oggi (…) si discuterà però anche un provvedimento che ha arroventato polemiche. Quello sulla rigenerazione urbana che potrebbe contenere il ‘salva casa’. (…)”, conclude il quotidiano.

ENERGIA, RINNOVABILI DA TRIPLICARE. MA SI PROCEDE SPEDITI CON LE AUTORIZZAZIONI

“Circa 80 gigawatt nuovi di rinnovabili in sette anni (quasi dodici all’anno) per superare ampiamente i 140 gigawatt alla fine del 2030, tappa intermedia del target Net zero al 2050. Questo è l’obiettivo fissato dal Piano nazionale integrato sull’energia e il clima (Pniec) che il governo italiano ha presentato a Bruxelles. Con la Carta di Venaria, approvata dal G7 che si è tenuto sotto la presidenza italiana a fine aprile a Torino, ora il target è ancora più ambizioso: si parla di triplicare e oggi nel nostro Paese ci sono 66 gigawatt”. È quanto si legge sull’inserto Economia del Corriere della Sera.

“Come stanno andando le autorizzazioni? Secondo i dati dell’Osservatorio REgions2030, curato da Elemens e Public Affairs Advisor, che il Corriere qui anticipa, nel primo trimestre 2024 risultano autorizzati poco meno di 2 mila 500 megawatt per il solare (pari a 2,5 gigawatt) e 250 megawatt per l’eolico. Il dato è, tutto sommato, in linea con il 2023 (anzi, lascia forse sperare in un risultato migliore almeno per il solare), quando furono autorizzati 6,1 gigawatt di solare e 1,5 di eolico. (…) Idonee o di accelerazione che siano definite, il passo va allungato. ‘Già rispetto al target di 12 Gw all’anno era necessaria una netta accelerazione — commenta Agostino Re Rebaudengo, presidente di Elettricità Futura —. Ora con l’impegno ben più ambizioso dell’Italia sottoscritto al G7, di triplicare le rinnovabili entro il 2030, è più che mai urgente un deciso cambio di passo. Invece, assistiamo a provvedimenti che vanno in direzione totalmente opposta, come la moratoria della Regione Sardegna, le restrizioni di molte altre Regioni e la bozza del decreto legge del ministero dell’Agricoltura che vieta il fotovoltaico a terra in aree agricole’. Già, perché ora c’è una tendenza nuova per il solare: prendere in considerazione prevalentemente, se non esclusivamente, l’agrivoltaico”, si legge sull’inserto.
“(…) Gli incentivi per eolico a terra e solare sono in arrivo con il decreto Fer X, predisposto dal Mase e al vaglio di Bruxelles. ‘La forma — spiega ancora Barbetti — sarà quella del contratto per differenze a due vie, assegnato mediante asta con offerte al ribasso su valori pari a 80 euro per megawattora per l’eolico e a 85 euro per il solare, fino a 95 euro se sei al Nord. Nel caso dell’agrivoltaico avanzato (alto), solo quando sarà presente nella compagine societaria anche un imprenditore agricolo, sarà possibile accedere in alternativa al Fer X al decreto Agrivoltaico, che oltre all’incentivo prevede anche la presenza di un contributo in conto capitale fino al 40% del costo di investimento’. I soldi per il decreto ministeriale Agrivoltaico vengono dal Pnrr. La domanda è: ci sarà una ‘doppia’ destinazione d’uso per lo stesso terreno e, oltre all’incentivo per l’agrivoltaico degli operatori per il parco eolico, gli agricoltori potranno chiedere i sussidi della Politica agricola comune dell’Unione europea? (…)”, conclude il quotidiano.

ENERGIA: ITALIA IN RITARDO SULLE RINNOVABILI “NON CENTRERÀ GLI OBIETTIVI 2030”

“Nel corso del 2023, le rinnovabili sono cresciute in Italia come mai nell’ultimo decennio. Arrivando a coprire il 43,8% della domanda di energia, ben oltre le medie della Ue. Una tendenza confermata nei primi mesi dell’anno. Eppure, operatori e associazioni sono preoccupati: anche se la crescita dovesse continuare a questo ritmo, il nostro Paese non riuscirebbe comunque a raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione che l’Unione europea ha fissato per il 2030. Per altro confermati anche dal nostro governo sia alla Cop 28 a Dubai e proprio di recente al G7 dell’Energia che si è tenuto alla reggia di Venaria a Torino”. È quanto si legge su La Repubblica di oggi. “Ma un conto sono le dichiarazioni e gli impegni presi solo sulla carta, un altro la realtà dei fatti. Secondo i dati di Terna, la società pubblica che gestisce la rete ad alta tensione, la capacità rinnovabile installata è salita di 6 Gigawatt (Gw) nel 2023: sebbene sia di 2,7 Gw superiore alle installazioni dell’anno precedente siamo ancora lontani dai 9 GW all’anno necessari fino al 2030. Come ha scritto in uno dei suoi ultimi report Ember, il think tank indipendente con sede a Londra che vuole contribuire ad accelerare i tempi della transizione energetica, l’Italia sul tema delle rinnovabili ‘si è svegliata dal suo torpore’. Aggiungendo però che a questa velocità sarà impossibile ottenere l’obiettivo del 70% di elettricità da fonti rinnovabili entro il 2030, fissato da Bruxelles: la produzione eolica e solare dovrà crescere del 17% all’anno, rispetto al 13% circa del 2023. Di certo, non aiuteranno le ultime iniziative del governo (con il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida) e delle Regioni (dalla Sardegna alla Lombardia) che vorrebbero una moratoria per le nuove concessioni di impianti, eolici e fotovoltaici, (…) I dati smontano anche gli entusiasmi per i record del 2023. Perché l’anno scorso c’è stato un calo della domanda di energia che ha favorito la crescita delle rinnovabili e come si vede nel grafico, la domanda era già stata soddisfatta per una quota superiore al 43% già nel 2014, grazie alla super produzione idroelettrica. Come se negli ultimi anni fosse cambiato poco. E, in parte è proprio così”.

ELETTRICITÀ, ITALIA SENZA RISERVE: COSÌ (NELLA UE) COSTA IL DOPPIO

“I prezzi all’ingrosso dell’energia elettrica in Italia sono i più alti d’Europa. La Germania, ad esempio, fra maggio e ottobre pagherà il 23% in meno di noi e la Francia il 45%. In un mercato unico, libero e interconnesso i prezzi dei sottomercati geografici (le singole nazioni) non dovrebbero differire di tanto. (…) Le cause di questo squilibrio sono essenzialmente due, una contingente e una strutturale. Sin dai primi di marzo la Francia, lamentando problemi alla rete elettrica nazionale, ha ridotto le esportazioni verso Italia, Svizzera, Germania e Belgio. Bruxelles, che si è insospettita per l’inusuale calo delle esportazioni francesi di elettricità (che il 19 aprile si erano ridotte del 40%) ha aperto un’indagine ufficiale per capire quanto di vero ci sia nei “problemi tecnici” indicati dai francesi per giustificare una co-sì drastica riduzione. Il mercato italiano ne ha risentito perché importiamo circa il 14% dell’energia che consumiamo”. È quanto si legge su Il Fatto Quotidiano di oggi. “(…) Nella situazione di debolezza nella quale ci troviamo, e all’alba di possibili nuove tensioni internazionali in campo energetico, sarebbe opportuno che Roma chiarisca quanto prima la questione con Parigi e nel frattempo reindirizzi Terna verso investimenti più efficaci per ridurre il prezzo dell’energia. Occorre sempre ricordare che, verde o no, l’energia più cara è quella che manca”, ha concluso il quotidiano.

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