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Gas, allarme in Germania: stoccare non conviene più e i depositi chiudono

Gli operatori denunciano l’insostenibilità economica delle riserve: Uniper chiede lo stop per l’impianto in Baviera, vittima di un mercato distorto. Berlino corre ai ripari e studia il “modello francese” a rendimento garantito per evitare il collasso della sicurezza energetica nazionale.

Gli impianti di stoccaggio di gas naturale in Germania rischiano di chiudere i battenti. Sempre più operatori del settore segnalano che la gestione delle riserve non è più economicamente sostenibile, mentre il governo federale valuta una riforma del sistema. Dopo la crisi del gas del 2022, la sicurezza energetica è tornata al centro del dibattito politico, ma oggi la convenienza di mantenere attive le strutture è messa in dubbio da un mercato alterato e da regole che scoraggiano l’iniziativa privata. Berlino guarda a Parigi e Vienna per individuare un nuovo modello di riferimento.

IL MODELLO FRANCESE COME POSSIBILE SOLUZIONE

Negli ambienti politici e industriali si discute se introdurre un sistema simile a quello francese, dove una parte del rischio economico degli operatori è assorbita dal meccanismo pubblico. In Francia, infatti, i gestori degli stoccaggi ricevono un rendimento regolamentato: se i ricavi non coprono i costi, la differenza viene compensata attraverso un contributo finanziato con una piccola maggiorazione sulle tariffe di rete. Inoltre, i clienti che prenotano capacità di stoccaggio sono obbligati a utilizzarla, assicurando così un riempimento stabile nel lungo periodo.
Anche in Austria è stato introdotto un sistema pubblico di sicurezza: una riserva strategica nazionale di gas sufficiente ad alimentare centrali elettriche e clienti protetti, come famiglie e ospedali, per due mesi invernali. In Germania, secondo il portavoce di Uniper — il maggiore operatore nazionale con una quota di mercato del 24% — il modello francese sarebbe preferibile per la sua stabilità e prevedibilità. Tuttavia, l’adozione di modelli differenti all’interno dell’Unione europea potrebbe generare distorsioni concorrenziali, come ha avvertito Sebastian Heinermann, amministratore delegato dell’iniziativa Energien Speichern (INES).

UNIPER CHIUDE IN BAVIERA, IL GOVERNO STUDIA ALTERNATIVE

Il ministero dell’Economia sta esaminando come strutturare in futuro la regolamentazione del settore e ha commissionato uno studio tecnico. Nel frattempo, Uniper ha presentato all’Agenzia federale delle reti (Bundesnetzagentur, BNetzA) la richiesta di chiudere il suo deposito di Breitbrunn, in Baviera, il terzo più grande del paese. L’azienda motiva la decisione proprio con i cambiamenti strutturali del mercato e la perdita di sostenibilità economica.

Dal 2014, otto depositi di gas sono stati dismessi completamente o parzialmente, e negli ultimi due anni la Bundesnetzagentur ha autorizzato altre tre chiusure. L’autorità può comunque opporsi se ritiene che la sicurezza dell’approvvigionamento sia minacciata. Secondo quanto riporta l’Handelsblatt, la Germania dispone delle maggiori capacità di stoccaggio dell’Unione Europea, sufficienti a coprire circa due mesi di consumo medio invernale, ma il livello di riempimento attuale, intorno al 76% all’inizio del cosiddetto periodo del riscaldamento, è inferiore a quello di Paesi come Francia, Italia e Austria.

UN SISTEMA FUORI SINCRONO

Fino a pochi anni fa, lo stoccaggio del gas seguiva una logica di mercato lineare: gli operatori acquistavano gas a basso prezzo in estate per rivenderlo in inverno a costi più alti, traendo profitto dal differenziale stagionale. Dopo la crisi del 2022, però, la politica ha introdotto obblighi di riempimento minimi e scadenze precise per garantirne il rispetto. Se le soglie non vengono raggiunte, il governo incarica la società Trading Hub Europe (THE), che svolge funzioni di interesse pubblico, di acquistare gas per conto dello Stato, anche a prezzi elevati. Questo meccanismo ha ridotto l’interesse dei commercianti privati, che preferiscono attendere piuttosto che anticipare gli acquisti.

Il risultato, avvertono gli economisti, è un mercato distorto in cui gli interventi pubblici si autoalimentano: più la regolamentazione incide sui segnali di prezzo, meno attraente diventa lo stoccaggio commerciale, aumentando la necessità di nuove misure correttive. A complicare ulteriormente la situazione, l’arrivo dei terminali galleggianti per il gas naturale liquefatto, che permettono di importare rapidamente gas anche nei mesi invernali, ha ridotto ulteriormente l’interesse per le riserve stagionali.

Il settore si trova così in una fase di incertezza. Gli operatori chiedono regole più stabili e remunerative, mentre il governo cerca un equilibrio tra sicurezza dell’approvvigionamento e sostenibilità economica. L’esperienza francese e quella austriaca offrono possibili punti di riferimento, ma la decisione finale dovrà tenere conto delle dinamiche del mercato europeo, per evitare che il cuore dello stoccaggio del gas continentale batta sempre più piano proprio in Germania.

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