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flussi di gas

Gas: la chiave di volta sono le forniture, tra prezzi e flussi

Il punto energetico tra flussi di gas dall’Ucraina e le manovre europee sul tetto ai prezzi. A Tarvisio le forniture sono in diminuzione

La giornata di ieri ha determinato una nuova, possibile, svolta sul fronte energetico della guerra ucraina. La decisione di Kyiv di fermare i flussi dalla Russia all’Europa si inserisce a gamba tesa nella questione dell’embargo al gas moscovita. Ma non solo: rischia di diventare la vera chiave di volta per due partite. Quella dei flussi, appunto, al Vecchio Continente. E quella della lotta europea – in primis italiana – per imporre un tetto al prezzo del gas e infierire sulla dipendenza economica del Cremlino dall’export di energia.

COSA HA DECISO IERI L’UCRAINA

Piccolo reminder. Ieri, mercoledì 11 maggio, Gtsou ha annunciato che il transito attraverso il punto di ingresso di Sokhranivka si ferma a causa dell’occupazione delle forze russe. Gtsou è il gestore del sistema di trasporto del gas ucraino, l’intermediario infrastrutturale e amministrativo del riscaldamente che parte da Mosca e arriva nelle nostre case.

GLI EFFETTI DEL GIORNO DOPO SUI FLUSSI DI GAS

E oggi, dunque? Già ieri avevamo raccontato i numeri che certificavano la diminuzione dei flussi di gas. 72 milioni di metri cubi (mcm), in calo rispetto ai 95,8 milioni di metri cubi di martedì, secondo i dati forniti da Gazprom.

Oggi, riporta Luca Pagni su Repubblica, secondo Snam “risultano circa 45 milioni di metri cubi in transito, mentre ieri ci attestavamo a 55 milioni” al punto di ingresso di Tarvisio, Friuli Venezia Giulia. Ma a “salvare la baracca” ci sono i carichi da nord. Il transito a Passo Gries sta coprendo le mancanze russo-ucraine: ” l’Italia riesce a beneficiare della riduzione della domanda da parte degli operatori francesi, che avevano in abbondanza gas e quindi lo piazzano a prezzi convenienti”. Oltre a questa via, però,  le stesse forniture da Mosca possono fare ingresso nel  Belpaese dalla Germania.

LA PARTITA EUROPEA SUL TETTO AL PREZZO DEL GAS

E a proposito di Berlino, lo stop ucraino di ieri arriva in mezzo ad un’altra partita cruciale per l’Europa. Quella del tetto al prezzo del gas, su cui il governo Draghi batte il chiodo da settimane. Oggi Marco Bresolin racconta che La Stampa ha visionato una bozza del documento che i commissari Ue approveranno tra sei giorni: spoiler, niente di buono per Roma.

“La Commissione apre al tetto al prezzo del gas, ma soltanto in caso di un’interruzione improvvisa, su larga scala o addirittura totale, delle forniture di gas russo”, appunto. I prezzi devono scendere, a dette del blocco dei paesi mediterranei. Eppure, le stime dicono che rimarranno alti. “Per tutto il 2022 – prevede il documento – e fino al 2024-2025. Oggi siamo intorno ai 100 euro per Megawattora (MWh), dopo che sono stati raggiunti picchi di 200 euro per MWh. Ma il ritorno ai valori storici di circa 30 euro per MWh sembra lontano: secondo il documento, il livello resterà attorno ai 100 euro fino alla fine del prossimo inverno, per poi scendere a 75 euro nell’estate del 2023 e a 50 euro in quella del 2025”.

Molto dipenderà dalle forniture russe, però. Anche per valutare misure di breve termine tra razionamenti e regolamentazione del prezzo al dettaglio del gas naturale. La chiave di volta è tutta qui.

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