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gas Russia Ue

Il 2024 sarà davvero l’anno dell’addio definitivo al gas russo. Ecco perché

Con la decisione di non prolungare l’accordo di transito di gas via Ucraina, il Vecchio Continente continua il suo percorso di distacco dalle forniture di Mosca

Un addio e non un arrivederci. L’invasione russa dell’Ucraina del 24 febbraio 2022 sta per compiere due anni esatti e la risposta europea è stata forte soprattutto in ambito energetico. Oggi, il Vecchio Continente non è più gas-dipendente da Mosca (importa meno del 10% contro il 30-40% di prima). E questa settimana si è aggiunto un altro importante tassello in questo percorso di distacco: lo stop all’accordo per il transito via ucraina.

Tutti i dettagli.

L’ACCORDO SUL TRANSITO DI GAS RUSSO VIA UCRAINA NON SARA’ RINNOVATO

Ad annunciare il mancato rinnovo è stata la commissaria Kadri Simson, intervenendo ieri in audizione presso la Commissione Itre. L’Ue – ha detto – non ha “alcun interesse” a estendere l’accordo di transito per la fornitura di gas naturale russo attraverso l’Ucraina. Accordo che scadrà a fine anno.

Un messaggio chiaro e netto, dunque, che sancisce la fine di un altro tassello del quadro di forniture moscovite al Vecchio Continente. “Sulla base delle nostre analisi preliminari, ci sono soluzioni alternative per fornire a questi paesi che ricevono ancora un po’ di gas attraverso la rotta ucraina”, ha aggiunto Simson.

Tanti Paesi, uno ad uno, stanno procedendo a creare un nuovo portafoglio diversificato di fornitori. Su tutti, Italia e Germania in quanto maggiormente dipendenti da Mosca. Ma, recentemente, anche l’Austria (importatrice del 98% di gas dalla Federazione putiniana fino al 2023) ha formalizzato la fine dell’accordo tra la Omv e Gazprom. Il ministro dell’energia di Vienna, del partito verde, Leonore Gewessler  ha detto: “Il nostro obiettivo è abbandonare il gas naturale russo. Come paese sovrano, non possiamo accettare questa dipendenza – la quota delle importazioni di gas dalla Russia sta aumentando invece di diminuire” e quindi “svilupperemo proposte per un requisito legale di diversificazione”.

CHI PORTA IL GAS IN EUROPA, OGGI

Dunque, bye bye Russia. Oggi, oltre al clima mite, a riscaldare le case degli europei ci pensano le forniture norvegesi, algerine, americane e qatariote. Gas via tubo e via nave (Gnl) che sta permettendo di garantire la fantomatica sicurezza energetica, oltre che di proseguire con la transizione energetica alle fonti più pulite.

Come ricordato in apertura, se prima la media di importazione da Mosca era del 30% e più, oggi corrisponde a meno del 10%.  Come ricorda Kennedy su Oilprice, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha detto il mese scorso che la Russia potrebbe utilizzare percorsi alternativi per inviare gasdotto in Europa se l’attuale accordo di transito del gas Russia-Ucraina non viene esteso oltre la sua data di scadenza alla fine del 2024. Ma, appunto, la realtà è che i nuovi partner energetici per l’Europa sono già qui.

Come dettaglia l’ultimo report del Consiglio europeo, la quota di importazioni del gas via tubo dalla Russia è scesa da oltre il 40% nel 2021 a circa l’8% nel 2023. La Russia rappresentava meno del 15% delle importazioni totali di gas dell’Ue. Il calo – come detto – è stato possibile principalmente grazie a un forte aumento delle importazioni di gnl e a una riduzione complessiva del consumo di gas nell’Ue.

La Norvegia e gli Stati Uniti sono stati i principali fornitori di gas nel 2023. La Norvegia ha fornito quasi il 30% di tutte le importazioni di gas, ricorda il report. Altri fornitori includono i paesi del Nord Africa, il Regno Unito e il Qatar.

Nel 2023, inoltre, l’Ue ha importato oltre 120 miliardi di metri cubi (bcm) di gnl (gas naturale liquefatto). Gli Usa sono stati il primo fornitore con quasi il 50% di spedizioni via nave, triplicando rispetto al 2021 il loro contributo ai partner europei. Soprattutto, verso Francia, Spagna, Italia, Paesi Bassi e Belgio.

 

 

 

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