Stagnaro: “Crisi del gas non è finita. Siamo nelle mani del clima”. 3 miliardi di euro per M&A nell’energia nel Piano Cdp 2027. Elkann: Basta polemiche e rancori, riconosciamo i meriti di Stellantis. La rassegna Energia
La crisi del gas non è finita. Lo scrive senza mezzi termini Carlo Stagnaro, direttore ricerche e studi dell’Istituto Bruno Leoni, su Il Foglio. L’Europa ha fatto passi avanti importanti per ridurre il fabbisogno di gas, ma non basta secondo Stagnaro. Il clima avrà un ruolo determinante in questa partita. “Oggi i prezzi non sono preoccupanti, anche grazie a un elevato livello di riempimento degli stoccaggi. Ma sono destinati a rimanere più alti che in passato, e potrebbero rincararsi ancora fino a quando l’offerta globale non si sarà adeguata, se e quando si determinerà un disallineamento con la domanda. In mezzo c’è almeno un inverno da superare, al termine del quale gli stoccaggi andranno di nuovo riempiti”, scrive Stagnaro. CdP pianifica nuove operazioni di fusione e acquisizione nei prossimi tre anni. Infatti, il Piano al 2027 prevede 3 miliardi di euro per operazioni di fusione e acquisizione nei settori dell’energia e del digitale. I settori su cui si concentrerà l’operato di Cassa Depositi e Prestiti sono: il sostegno alle Pmi, la promozione dell’innovazione, il supporto agli enti locali con competenze e risorse finanziarie per completare il Pnrr. Il presidente di Stellantis dice basta a “polemiche strumentali, i rancori e i protagonismi” che hanno investito il gruppo automobilistico in questi giorni. Elkann richiama la storia del marchio Fiat e ricorda “i meriti di tutti coloro, dipendenti, collaboratori e anche voi, dirigenti, che hanno contribuito, sempre, a superare le sfide e a raggiungere straordinari risultati nei 125 anni di storia del nostro gruppo”, secondo quanto riporta La Repubblica. La rassegna Energia.
GAS, STAGNARO: “PERCHE’ LA CRISI NON E’ FINITA”
“I combustibili fossili raggiungeranno presto il picco della domanda, dopo il quale il fabbisogno comincerà a scendere. Questo determinerà, nella seconda metà del decennio, una “pressione al ribasso sui prezzi dell’energia” causata innanzitutto da “una più ampia disponibilità di petrolio e gas naturale liquefatto (Gnl)”, ma anche da “un eccesso di capacità manifatturiera per alcune tecnologie chiave dell’energia pulita, in particolare i pannelli solari e le batterie”. E’ uno dei messaggi principali lanciati ieri dall’Agenzia internazionale dell’energia alla presentazione del suo rapporto annuale, il World Energy Outlook 2024.(…) I rincari indicano una tensione sui mercati, che a sua volta riflette margini ridottissimi tra domanda e offerta globale. Questo vale soprattutto per il Gnl, da cui l’Europa dipende sempre di più in seguito al progressivo sganciamento dalla Russia. Eppure, in questi ultimi mesi Mosca è rimasta una componente importante, ancorché minoritaria, del nostro approvvigionamento. Anzi, rispetto al 2023 il flusso di gas russo attraverso il tubo che attraverso l’Ucraina è aumentato: ma tra poche settimane le cose cambieranno. A fine anno, con la scadenza dei contratti per l’utilizzo di tale pipeline, l’apporto dalla Russia via tubo verrà completamente meno. Qualcuno immagina che la società azera Socar potrebbe subentrare a Gazprom nei contratti, ma pochi sono pronti a scommetterci. Il problema riguarda principalmente l’Austria, la Slovacchia e l’Italia. Quali potrebbero essere le conseguenze? E’ difficile dirlo perché tutto dipende dalle condizioni di domanda e offerta durante i mesi invernali. Negli ultimi due anni, l’Europa ha fatto grandi passi avanti per ridurre il fabbisogno di gas, grazie alle rinnovabili, all’efficienza energetica e al risparmio. Ma non basta. Dal lato dell’offerta, la produzione domestica continua a calare, soprattutto dopo la chiusura del maxi giacimento di Groeningen in Olanda. In controtendenza c’è solo la Romania, che probabilmente presto diventerà il maggior produttore Ue. Poi ci sono le importazioni. Per smarcarsi dalla Russia, l’Europa ha ampliato la capacità di rigassificazione, realizzando vari terminali (tra cui due in Italia: uno a Piombino, da ricollocare, l’altro a Ravenna, che sarà operativo l’anno prossimo). Il gas, però, va trovato e acquistato sui mercati. E’ questo che spiega il nervosismo dei prezzi”, si legge su Il Foglio.
“Anche perché il mercato del Gnl non è limitato all’Europa ma è globale. Altre parti del mondo, che finora avevano espresso una domanda sottotono, si stanno risvegliando: i paesi asiatici, e in particolare la Cina, hanno ripreso a consumare. Nel terzo trimestre 2024, la domanda cinese ha superato del 12 per cento i livelli dello stesso periodo nel 2023, in netta accelerazione rispetto al trimestre precedente (quando la crescita era stata del 7 per cento). Pure nel resto del mondo si registra una maggiore fame di gas (+24 per cento tendenziale nel terzo trimestre). La situazione, dunque, è critica e incerta: basterebbe poco per alterare i fondamentali. Per esempio, il gasdotto che ci porta il metano dalla Norvegia (il nostro principale fornitore) è in manutenzione. (…) Insomma: oggi i prezzi non sono preoccupanti, anche grazie a un elevato livello di riempimento degli stoccaggi. Ma sono destinati a rimanere più alti che in passato, e potrebbero rincararsi ancora fino a quando l’offerta globale non si sarà adeguata, se e quando si determinerà un disallineamento con la domanda. In mezzo c’è almeno un inverno da superare, al termine del quale gli stoccaggi andranno di nuovo riempiti. Siamo, insomma, nelle mani del clima. Con un paradosso: l’Italia potrebbe presto avere un rigassificatore in meno. La nave rigassificatrice Italis (ex Golar Tundra) entro il 2026 dovrà lasciare Piombino. In teoria avrebbe dovuto spostarsi a Vado Ligure, ma entrambi i candidati alla presidenza della Regione Liguria si sono dichiarati contrari: Marco Bucci smarcandosi dalle decisioni del predecessore Giovanni Toti, Andrea Orlando sconfessando l’accordo stretto col sindaco di Piombino dal governo Draghi, di cui era ministro”, continua il giornale.
ENERGIA, PIANO CDP AL 2027: 3 MILIARDI PER M&A
CdP mette in conto nuove operazioni di fusione e acquisizione. Infatti, il Piano al 2027 prevede 3 miliardi di euro per operazioni di fusione e acquisizione nei settori dell’energia e del digitale. I settori su cui si concentrerà l’operato di Cassa Depositi e Prestiti sono: il sostegno alle Pmi, la promozione dell’innovazione, il supporto agli enti locali con competenze e risorse finanziarie per completare il Pnrr.
“Tre miliardi di euro di risorse per nuove operazioni di M&A nel prossimo triennio. È questo, secondo quanto risulta al Sole 24 Ore, uno dei driver del nuovo piano strategico 2025-2027 di Cassa Depositi e Prestiti su cui è al lavoro l’ad del gruppo, Dario Scannapieco, riconfermato a luglio per un secondo mandato. Il piano, che dovrebbe essere presentato tra fine novembre e gli inizi di dicembre, avrà quindi nell’equity uno dei suoi pilastri e vedrà Cdp al centro di rilevanti deal nazionali e internazionali in segmenti che spaziano dall’energia al digitale, fino all’agritech. Si tratta di una “dote” che è frutto dell’attività di ottimizzazione delle risorse, messa in campo negli ultimi tre anni dal top management – che ha avviato una profonda azione di efficientamento della “macchina” e di razionalizzazione del portafoglio-, ma anche della spinta assicurata dai record di utili registrato dalla Cassa negli ultimi conti”, si legge su Il Sole 24 Ore.
“Da qui, dunque, Cdp attingerà per portare avanti nuove operazioni in settori considerati strategici per il sistema-Paese -, il cui sviluppo continuerà a essere al centro della mission di Cassa. Che punta, con il nuovo piano, a confermare il suo ruolo di “motore” al servizio del progresso e della competitività dell’Italia. Un ruolo che, però, dovrà tener conto di un contesto assai mutato rispetto a quello che aveva fatto da sfondo al piano del novembre 2021. Allora si sentivano ancora gli effetti della pandemia che aveva duramente colpito il Paese costringendo Cdp a mettere in campo un impegno rafforzato rispetto al passato (65 miliardi di euro in tre anni, +5% sul periodo precedente)”, continua il giornale.
“Pur in un contesto, come detto, molto diverso rispetto a tre anni orsono, il nuovo piano di Cdp confermerà comunque alcuni trend di lungo periodo che continuano a ispirare l’azione del gruppo: dal sostegno alle Pmi alla promozione dell’innovazione, fino al supporto agli enti locali con competenze e risorse finanziarie per completare il Pnrr e utilizzare al meglio le risorse pubbliche. Un tassello, quest’ultimo, sul quale, come si ricorderà, Cdp ha predisposto un pacchetto di strumenti ad ampio spettro con una task force dedicata. Un approccio molto vicino alle esigenze degli interlocutori che farà da filo rosso all’intero piano e che connoterà anche un altro pilastro del piano, vale a dire quello legato al ruolo di Cdp come Istituto di promozione e sviluppo. Su questo versante, il gruppo punterà, tra l’altro, sull’offerta di strumenti per imprese e Pa sempre più innovativi e tagliati sulle specifiche esigenze dell’economia reale, anche grazie alla traduzione concreta dell’attività di ascolto sui territori condotta da Cdp negli ultimi tre anni. Senza tralasciare, poi, il posizionamento a livello europeo, su cui Scannapieco, in virtù dei solidi trascorsi nelle istituzioni Ue, ha rafforzato anche dentro l’Elti, l’associazione che riunisce gli istituti di promozione del Vecchio Continente con l’obiettivo di fare “rete” in ottica paneuropea e che l’ad di Cdp presiede dal luglio dello scorso anno”, continua il giornale.
AUTO, ELKANN (STELLANTIS): “NO A POLEMICHE E RANCORI, SI’ ALLO SPIRITO FIAT”
“«Con le non si risolve nulla». La platea a cui si rivolge il presidente di Stellantis, John Elkann, è più grande di quella dell’Auditorium Gianni Agnelli del Lingotto. Davanti ha i manager di ieri e di oggi del Gruppo dirigenti Fiat, sigla che compie 50 anni. Ma le sue parole sono dirette a Roma, alla politica, in modo trasversale, e a chi in questi giorni continua a fare polemiche dopo l’audizione dell’ad di Stellantis, Carlos Tavares, a Montecitorio. Un modo per replicare agli attacchi e invitare ad abbassare i toni, visto che la storia industriale del Paese e quella della Fiat sono legate non solo nell’auto, ma in una serie di attività che sono cresciute e sviluppate in maniera autonoma. Elkann richiama lo “spirito Fiat”, gruppo che trasformandosi ha dato vita prima a Fca, grazie alla fusione con Chrysler, e poi a Stellantis dopo le nozze con Peugeot. Un richiamo alle radici, allo spirito «pionieristico» della Fiat «che non va perso. (…) «C’è chi in questi mesi, in questi giorni, sembra poco disposto a riconoscere i meriti di tutti coloro, dipendenti, collaboratori e anche voi, dirigenti, che hanno contribuito, sempre, a superare le sfide e a raggiungere straordinari risultati nei 125 anni di storia del nostro gruppo», sottolinea il presidente che è anche ad della holding Exor che controlla Repubblica . «Ma noi conosciamo, e voi più di tutti, quale è la realtà: con le polemiche strumentali, i rancori, i protagonismi non si risolve niente. Non si costruisce nulla». (…) «l’intraprendenza per costruire il futuro puntando sull’innovazione» e «il senso di responsabilità e la solidarietà che ci lega alle nostre comunità ». Radici e valori che, però, non nascondono il senso di quello che è stato costruito negli ultimi quattro anni. E di quello che sarà in futuro”, si legge su La Repubblica.
«Per arrivare a questo traguardo – sottolinea Elkann davanti alla platea torinese – abbiamo dovuto, abbiamo voluto cambiare, senza mai perdere il nostro spirito pionieristico». Ripercorre gli ultimi decenni: «Pensiamo a come Fiat Auto fosse in fondo alla classifica mondiale dei costruttori di auto, neanche nei primi dieci. Oggi il marchio Fiat è il più venduto di una realtà solida come Stellantis – rivendica – il quarto costruttore al mondo, che ha la forza, professionale e finanziaria, per affrontare la transizione energetica. Grazie a Stellantis, Fiat è in gara. E abbiamo voglia di competere con i migliori».”, continua il giornale.