Giorgetti pensa a modifiche a accise e ristrutturazioni edilizie. Tavares in audizione alla Camera, Stellantis già cerca il sostituto. Zelensky chiede a Meloni garanzie per la sicurezza energetica dell’Ucraina. La rassegna Energia
Il ministro Giorgetti mette nel mirino accise e ristrutturazioni edilizie, ma non si sbilancia sul taglio delle “tax expenditure”. Marco Osnato, a capo della Commissione Finanze della Camera dei Deputati, sottolinea che non è previsto un intervento sull’Imu delle prime case, ma un ridimensionamento delle 25 piccole agevolazioni inferiori a 10 milioni di euro l’una. Oggi Carlos Tavares, ad di Stellantis, dovrà presentarsi in Parlamento per un’audizione alla Camera dei Deputati che sarà incentrata sui risultato deludenti del gruppo, sui tagli dei costi e su cambi ai vertici di marchi e mercati. Il gruppo starebbe già cercando un sostituto, secondo Il Corriere della Sera. Nel corso dell’incontro di ieri a Villa Pamphili con Giorgia Meloni il leader dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky ha presentato le sue richieste di aiuto all’Italia: armi ed energia. In particolare, Zelensky ha chiesto al nostro Paese garanzie per la sicurezza energetica dell’Ucraina. Meloni, da parte sua, ha mostrato aperture. La rassegna Energia.
ENERGIA, IL GOVERNO PENSA ALLA MODIFICA DI ACCISE E DETRAZIONI
“Accise, ristrutturazioni edilizie e, chissà, detrazioni delle spese mediche e sanitarie. Sono queste le aree dove la scure del ministro dell’Economia e finanze Giancarlo Giorgetti potrebbe abbattersi. Ma sul famigerato taglio delle cosiddette “tax expenditure” – promesso da diversi governi ma finora mai attuato – nessuno pare sbilanciarsi più. «Sinceramente, non mi sento di fare ipotesi», precisa a La Stampa Marco Osnato, onorevole di Fratelli d’Italia a capo della commissione Finanze della Camera dei deputati, favorevole a uno sfoltimento delle spese fiscali. Ulteriori interventi sui famigerati bonus edilizi? «Mi pare corretto ragionare sulle rendite catastali di chi ne ha usufruito, visto che oggi gode di un immobile riqualificato e dunque di maggior valore. Anche perché erano norme già previste e parliamo di entrate per gli enti locali». Ma se l’Imu sulla prima casa non si paga, si colpiranno solo le seconde case? «Di sicuro, un intervento sull’Imu delle prime case non è nel nostro Dna», taglia corto il deputato. «Mi stupisco, invece, che finora non si sia lavorato abbastanza sulle “case fantasma” perché qui si può agire bene». La revisione delle agevolazioni fiscali non dovrebbe toccare quelle sul lavoro o le detrazioni per interessi sui mutui della prima casa. Nel mirino, ci sarebbero innanzitutto la miriade di piccole agevolazioni: un ventaglio di 25 misure inferiori a 10 milioni di euro ciascuna. Eliminate porterebbero un risparmio di circa 400 milioni di euro. Non così succoso. In molti, dunque, temono “tagli lineari” più sostanziosi”, si legge su La Stampa.
“(…) Fra i punti fermi, ci sarebbe quello di mettere mano alle accise sul gasolio ma escludendo gli autotrasportatori. «Da qui, vogliono ottenere tre miliardi di euro», sottolinea ancora l’onorevole pentastellato. «Ma l’aumento delle accise del gasolio colpirà comunque i trasporti dei beni di prima necessità così come i mezzi agricoli: in definitiva, si tradurrà in un aumento dei prezzi del carrello della spesa alimentare che si scaricherà su tutti i consumatori». (…) Stando all’ultimo rapporto annuale sulle spese fiscali, stilato dalla commissione incaricata dal Mef e presieduta dal professore Mauro Marè, la crescita delle agevolazioni è stata “continua e permanente”. Il censimento conta, solo negli ultimi otto anni, un balzo da 444 voci di spesa nel 2016 a 625 nel 2024 pari a oltre il 40% in più (alcune di queste sono già non riconfermate come il bonus mobili). Un numero così massiccio che – evidenzia il resoconto – mette l’Italia al primo posto fra i paesi dell’area Ocse.”, continua il giornale.
“La “giungla” di ben 625 misure fra deduzioni, detrazioni e bonus vari contempla una varietà di agevolazioni. Nel ricco inventario si trovano provvedimenti che riguardano più della metà delle “missioni” del bilancio dello Stato. I più numerosi (soprattutto per sostenere la ripresa post pandemia) riguardano il settore della competitività e imprese (109 agevolazioni a vario titolo), seguite dalle misure per diritti sociali e famiglia. Altre 59 riguardano il lavoro, 58 la casa e l’urbanistica, una ventina sono per la tutela della salute e altrettante per l’istruzione. Numerose anche le agevolazioni per il mondo agricolo. Spulciando fra detrazioni, esenzioni, deduzioni, riduzioni di imposte spuntano alcuni aiuti, a dir poco, pittoreschi. Per esempio, la spesa fiscale numero 26 riferita all’applicazione dell’aliquota Iva ridotta del 5% ai tartufi freschi o refrigerati e dell’aliquota Iva ridotta del 10% ai tartufi congelati, essiccati o preservati immersi in acqua salata. O la norma numero 36 che prevede una determinazione forfettaria dell’accisa sull’alcool etilico prodotto da piccoli alambicchi”, continua il giornale.
AUTO, TAVARES IN AUDIZIONE IN PARLAMENTO E STELLANTIS CERCA SUCCESSORE
“Chissà se Carlos Tavares è riuscito a prendere sonno nella notte di volo da Detroit a Roma. Partendo da Auburn Hills, ieri il manager si è lasciato alle spalle il consiglio di amministrazione più delicato del suo triennio alla guida di Stellantis, convocato per discutere dei risultati deludenti, di tagli ai costi, di un rimpasto ai vertici di marchi e mercati con uscite di peso. Nonché, della sua successione. Un processo già «in corso», precisa nella notte Stellantis, in vista del 2026. Arrivando oggi a Roma, Tavares si troverà di nuovo sotto esame, stavolta in Parlamento. La sua audizione alla Camera si preannuncia tesa. Le opposizioni hanno presentato una mozione unitaria volta a bloccare «la fuga di Stellantis dall’Italia», chiedendo «iniziative a supporto della filiera» dell’auto, lo stop alla delocalizzazione dei fornitori, «un piano di assunzioni» di giovani e il mantenimento nel Paese della progettazione. La maggioranza ha risposto con una contromozione per impegnare il governo a rivedere la svolta elettrica in Ue e a convocare i vertici di Stellantis affinché precisino i termini del piano per l’Italia. Per evitare rischi, intanto, Palazzo Chigi ha sì autorizzato la casa a cedere il 50,01% dei robot Comau al fondo statunitense One Equity, imponendo, però, ai sensi del golden power obblighi riguardo al mantenimento in Italia di impianti, direzione, ricerca e sviluppo.(…) Se le stime sindacali sono corrette — e il continuo ricorso alla cassa integrazione pare avvalorarle — ciò significa che Stellantis sta utilizzando circa un quinto della sua capacità produttiva italiana di 2,5 milioni di veicoli all’anno”, si legge su Il Corriere della Sera.
“(…) Quando Tavares ha annunciato il taglio netto agli utili attesi per via delle difficoltà in Nordamerica, il titolo del gruppo ha perso il 15%% a Piazza Affari in una sola seduta, portando a oltre 46 miliardi la capitalizzazione di Borsa «bruciata» in soli sei mesi.
Se la discesa è stata ripida, la risalita in Borsa e nei conti per Stellantis e per gli altri gruppi occidentali si profila lunga. Secondo un’analisi di S&P, quest’anno nel mondo si venderanno meno di 87 milioni di auto a causa della frenata in Europa e Stati Uniti (rispettivamente -13% e -11% rispetto al 2018). (…) I venti di recessione e il boom dei tassi sui finanziamenti auto hanno però spinto i consumatori a comprare meno vetture o a cercare alternative più convenienti”, continua il giornale.
ENERGIA, LE RICHIESTE DI ZELENSKY ALL’ITALIA
“Ieri sera Volodymyr Zelensky è atterrato all’ora di cena in una piazzola decentrata di Fiumicino visibilmente stanco. Giorgia Meloni lo stava già aspettando a Villa Pamphili per cenare con lui e discutere delle prospettive della guerra fra massicce misure di sicurezza. (…) stamattina sarà ricevuto da Papa Francesco e subito dopo volerà a Berlino per incontrare Olaf Scholz. L’intensità del tour diplomatico del presidente ucraino è in sé la prova della delicatezza del momento. Ufficialmente l’incontro con Meloni è stato pianificato per illustrare «il piano per la vittoria», ma le cose non stanno esattamente così. Nelle trincee infangate del Donbass è già inverno. Settembre per Kiev è stato un mese pessimo, quello in cui ha perso più territorio negli ultimi due anni. Ieri Mosca ha attaccato il porto di Odessa, provocando sei morti e nove feriti, il terzo attacco massiccio in due giorni. (…) In sintesi, più passano i mesi, più le cancellerie occidentali faticano a garantire sostegno incondizionato a Kiev. Meloni nella conferenza stampa dopo la cena rassicura Zelensky: «Siamo pronti ad aiutarvi finché sarà necessario» per creare «le migliori condizioni possibili per un tavolo di pace», ma «la pace non può essere, come sostengono vigliaccamente alcuni, una resa»”, si legge su La Stampa.
“(…) L’intento del leader è inequivoco: «Vogliamo creare le condizioni per la pace il prima possibile». Più che una convinzione, «l’approccio flessibile» all’obiettivo di Kiev citato da alcune indiscrezioni di stampa è una necessità. Secondo quanto raccontava ieri il Times, la Difesa britannica sta valutando l’invio in Ucraina di istruttori militari , un’ipotesi irritante agli occhi di Mosca. Downing Street ha dovuto smentire invece le voci di revoca del divieto di utilizzare i missili a lungo raggio occidentali per colpire il territorio russo. Una richiesta alla quale Meloni è contraria. (…) Il leader ucraino ha però fatto a Meloni una serie di richieste, su cui ha avuto aperture. La prima: la garanzia di forniture certe di armi per il resto dell’inverno, anche attraverso l’installazione di nuove fabbriche in territorio ucraino. La seconda: garanzie per la sicurezza energetica del Paese, uno dei bersagli preferiti dell’esercito russo”, continua il giornale.