Aiuti Gse per biometano e rinnovabili in partenza. Pnrr, Anac: Tempi aggiudicazione appalti minaccia target. Più donne nei cda Big 5. La rassegna Energia
In arrivo nuovi aiuti per il biometano e le fonti rinnovabili dal Gse. Il Gestore dei servizi energetici ha pubblicato due avvisi pubblici per l’assegnazione del quinto bando per il biometano e la sedicesima asta per favorire lo sviluppo delle rinnovabili. I tempi di aggiudicazione degli appalti allontanano sempre più gli obiettivi del Pnrr. È l’allarme lanciato da Anac, l’autorità nazionale contro la corruzione, che sottolinea come servano oltre duecento giorni per completare l’iter, il doppio rispetto a Francia e Germania. Un gap che influisce sulla competitività dell’industria italiana. Aumenta la presenza delle donne nei board delle Big di Piazza Affari. Le 5 società di Stato migliorano sul fronte della governance, secondo l’EG Index di The European House-Ambrosetti. La rassegna Energia
ENERGIA, NUOVI SOSTEGNI DA GSE PER RINNOVABILI E BIOMETANO
“Con due nuovi avvisi pubblici, il Gestore dei servizi energetici (Gse) apre le porte alla partecipazione alla procedura competitiva per l’assegnazione di aiuti per il biometano e per le fonti rinnovabili. Il quinto bando per il biometano, previsto dal Dm 15 settembre 2022, punta a favorire lo sviluppo delle energie rinnovabili, promuovendo la produzione di biometano da fonti sostenibili. I bandi della sedicesima procedura di aste e registri a supporto dello sviluppo degli impianti a fonti rinnovabili, invece, sono emanati in attuazione del Dm 4 luglio 2019. Possono partecipare sia impianti di nuova costruzione sia impianti esistenti sottoposti a riconversione. Sono ammessi gli impianti agricoli e quelli che trattano rifiuti organici, l’uso del biometano prodotto deve essere destinato ai trasporti o ad altri usi definiti dalla normativa. Il contingente produttivo disponibile ammonta a 134.729,81 Smc/h (Standard metri cubi all’ora)”, si legge su Il Sole 24 Ore.
“Le tariffe a base d’asta, aggiornate all’inflazione fino a ottobre 2024, variano in base al tipo di impianto e alla capacità produttiva. Per esempio, gli impianti agricoli di piccole dimensioni (? 100 Smc/h) possono accedere a una tariffa di 129,35 euro/MWh. Contestualmente, sono stati fissati i costi di investimento massimi ammissibili, che per lo stesso tipo di impianto arrivano a 37.875 euro/Smc/h”, continua il giornale.
“L’incentivazione del biometano immesso nella rete del gas naturale avviene tramite un sostegno in conto capitale pari al 40% massimo delle spese e un incentivo in conto energia (tariffa incentivante applicata alla produzione netta di biometano). Il processo si articola in una fase di presentazione delle richieste che si chiuderà, senza proroga, il 17 gennaio 2025 alle 12. Possono essere presentate attraverso l’applicazione predisposta dal Gse (https://areaclienti.gse.it/). Entro 90 giorni dalla chiusura del bando sarà pubblicata la graduatoria. Gli impianti ammessi riceveranno il Cup (Codice unico di progetto), necessario per accedere agli aiuti. (…) I bandi riguardano l’incentivazione degli impianti fotovoltaici con moduli installati in sostituzione di coperture di edifici e fabbricati rurali su cui è operata la totale rimozione di eternit o amianto, degli impianti idroelettrici e a gas residuati dei processi di depurazione e degli interventi di rifacimento totale e parziale di impianti esistenti. (…) Sono previsti due meccanismi incentivanti, in funzione della potenza dell’impianto: una «tariffa onnicomprensiva» costituita da una tariffa unica, corrispondente alla tariffa spettante, che remunera anche l’energia elettrica ritirata dal Gse, e un «incentivo», calcolato come differenza tra tariffa spettante e prezzo zonale orario dell’energia, poiché l’energia prodotta resta nella disponibilità dell’operatore”, continua il giornale.
ANAC: 200 GIORNI PER APPALTO, TARGET PNRR LONTANO
“Oltre duecento giorni, quasi sette mesi, per aggiudicare un appalto. I tempi delle gare pubbliche in Italia migliorano rispetto a quelli biblici del recente passato, ma restano comunque molto più lunghi che negli altri Paesi europei: oltre il doppio rispetto a Francia e Germania, dove per designare un vincitore bastano tre mesi o poco più, e superiori anche a quelli della Spagna, dove ne servono circa cinque. Le ragioni sono note, dalla pesantezza normativa alla scarsità di personale qualificato dentro la Pubblica amministrazione: sono le stesse che spiegano perché i fondi del Pnrr stiano facendo così tanta fatica a diventare cantieri. Ma tagliare la durata delle gare di appalto è anche uno degli obiettivi del Piano di ripresa, che impegna l’Italia a scendere a 115 giorni entro la fine del 2025: il traguardo si avvicina, ma resta difficile da raggiungere. I numeri dell’ennesimo divario di competitività italiano li ha elaborati l’Anac, l’Autorità nazionale contro la corruzione, che vigila sugli appalti pubblici. (…) Dal 2021 la situazione ha iniziato a migliorare, 243 giorni, e così nell’anno successivo, 201 giorni, anche per effetto di una norma che ha stabilito un limite massimo di sei mesi e una responsabilità a carico dell’amministrazione nel caso venga sforato”, si legge su La Repubblica.
“«Il miglioramento c’è stato – dice il presidente dell’Anac Giuseppe Busia – ma il divario con il resto d’Europa rimane ancora molto alto e c’è ancora da fare. Resta poco più di un anno per realizzare quello che era un obiettivo primario del Pnrr». Fin dall’inizio il target di riduzione dei tempi degli appalti era apparso come uno dei più ambiziosi dell’intero Piano, vista la cronicità dei problemi italiani. Non a caso nella revisione condotta dal ministro Fitto e portata a termine alla fine dello scorso anno il governo ha chiesto uno “sconto” a Bruxelles, ottenendone uno molto limitato: l’obiettivo – misurato su tutte le gare oltre la soglia “europea” – si è alzato da 100 a 115 giorni, tempo che porterebbe comunque l’Italia a livello dei Paesi più virtuosi. Mentre un secco no è arrivato alla richiesta di rivedere un altro target legato agli appalti, la riduzione dei tempi tra l’aggiudicazione e la realizzazione dei lavori, che devono scendere del 12% alla fine di quest’anno e del 15% alla fine del prossimo. (…) «Occorre andare avanti per abbattere tempi, senza però rinunciare ai controlli – dice Busia – grazie all’informatizzazione possiamo farlo»”, continua il giornale.
ENERGIA, PRIMATO SOCIETA’ DI STATO DONNE IN BOARD E GOVERNANCE
“Le aziende a grande capitalizzazione di Piazza Affari (5 sulle prime 8 sono pubbliche) consolidano la loro maturità in termini di governance e le piccole e medie migliorano, anche se restano su livelli bassi, ergo c’è molta strada ancora da fare per loro. A dirlo è l’Indice di eccellenza della governance 2024 (EG Index), lo strumento che monitora lo stato di salute dei sistemi di governo, elaborato da The European House-Ambrosetti, per il secondo consecutivo anno. L’attività si svolge nell’ambito dell’Osservatorio Corporate Governance i cui partner sono Bff, Enel, Eni, Ferragamo, Intesa Sanpaolo, Lavazza, Leonardo e Pirelli. Tra le principali evidenze del rapporto si segnala la sovrapposizione del ruolo di presidente e ad in circa il 25% delle società mid cap e in circa il 11% delle small cap, che porta a diminuire le ore dedicate ai lavori consiliari; meno consiglieri indipendenti e all’assenza di un piano di successione. Anzi la staffetta è una pratica ancora poco diffusa tra le piccole. Si segnala poi l’aumento significativo della presenza femminile nei board negli ultimi anni (più del 40% in tutti i segmenti) (…) Per quanto riguarda le remunerazioni, le società di grandi dimensioni pubblicano maggiori informazioni sui sistemi di incentivazione e hanno un livello di attenzione al lungo termine maggiore rispetto a quelle di altri segmenti”, si legge su Il Corriere della Sera.