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Hormuz

Chiusura di Hormuz a un passo e i prezzi del petrolio schizzano. Tutti i rischi

La chiusura dello Stretto di Hormuz sembra sempre più vicina. L’attacco Usa ha già fatto schizzare in alto i prezzi del petrolio. Cosa rischiano l’Ue e l’Italia in caso di blocco?

Il Consigliere del Leader Supremo dell’Iran ha chiesto la chiusura dello stretto di Hormuz, secondo quanto riportano i media iraniani. Il 30% del petrolio mondiale è a rischio. Le prossime 48-72 ore saranno cruciali per capire la direzione dei mercati, in attesa della risposta iraniana e delle possibili ritorsioni contro le basi USA in Medio Oriente. Quali conseguenze avrebbe il blocco marittimo sul commercio globale? È in arrivo una nuova crisi economica globale?

CHIUSURA DELLO STRETTO DI HORMUZ A UN PASSO

La chiusura dello Stretto di Hormuz sembra a un passo, stando alle dichiarazioni del Consigliere del Leader Supremo dell’Iran.

“La chiusura dello stretto di Hormuz è una delle possibili opzioni per l’Iran”, ha avvisato pochi giorni fa Behnam Saeedi, membro del Comitato per la sicurezza nazionale del Parlamento di Teheran, sottolineando che chiuderlo sarebbe una misura legale. L’entrata in guerra degli Stati Uniti al fianco di Israele contro la Repubblica Islamica potrebbe essere la goccia che fa traboccare il vaso, provocando una reazione a catena nel commercio e sui mercati.

LE REAZIONI DEI MERCATI ALL’ATTACCO USA

L’attacco Usa ai siti del programma nucleare iraniano di questa notte ha provocato turbolenze nei mercati petroliferi. Il prezzo del petrolio WTI è balzato inizialmente fino al 13% prima di stabilizzarsi intorno ai 77 dollari al barile. Gli analisti prevedono un’apertura in forte rialzo per lunedì 23 giugno, con possibili picchi fino a 90 dollari per il WTI.

Le prossime 48-72 ore saranno cruciali, secondo gli analisti, per determinare la direzione dei mercati, con particolare attenzione alla risposta iraniana e alle possibili ritorsioni contro le basi USA in Medio Oriente.

LE POSSIBILI CONSEGUENZE PER GAS E PETROLIO

Lo Stretto di Hormuz è uno snodo cruciale per il commercio globale del petrolio. Infatti, di qui transita il 30% del greggio che rifornisce il mondo, Asia in primis. Un eventuale blocco del commercio marittimo provocherebbe un aumento importante dei prezzi energetici e una possibile crisi economica globale. Infatti, secondo le analisi di Oxford Economics, la chiusura dello Stretto di Hormuz potrebbe spingere il petrolio fino a 130 dollari al barile.

Preoccupano anche le sorti del gas naturale liquefatto. Infatti, secondo la U.S. Energy Information Administration, il transito attraverso Hormuz è stato cruciale nel 2024 per circa un quinto del commercio globale di GNL.

Inoltre, come rileva Start Magazine, la Federal Reserve stima che un aumento di 10 dollari del prezzo del petrolio possa aumentare l’inflazione dello 0,4% e ridurre la crescita dello 0,4%.

“Il conflitto tra Iran e Israele ha già provocato prezzi del petrolio e dell’energia più alti. Se persistono i rialzi, possono filtrare nei costi alla produzione e nelle bollette energetiche nell’Ue”, ha avvertito il commissario europeo all’Economia Valdis Dombrovskis.

CHIUSURA DI HORMUZ UN SUICIDIO PER L’IRAN?

Al tempo stesso, la chiusura sarebbe un autogol per l’Iran. Infatti, Hormuz è la principale scelta di Teheran per il transito delle sue petroliere poiché è la via più rapida per l’Asia ed evita il rischio di attacchi degli Houti. I maggiori produttori di petrolio della regione, cioè Arabia Saudita ed Emirati Arabi, invece hanno alternative.

PERCHE’ LA CINA SPERA IN UN DIETROFRONT

La Cina osserva l’evolvere della situazione in Iran molto interessata. Infatti, l’Impero del Dragone è uno dei maggiori acquirenti di petrolio iraniano (circa 1,5 milioni di barili al giorno). Se il traffico nello Stretto di Hormuz dovesse fermarsi, Pechino dovrebbe trovare altri fornitori, a costi più alti, con possibili ripercussioni sulla propria economia e sull’inflazione globale.

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