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Pnrr

I ministri non inviano i documenti e il Governo pensa a un salvagente per il Pnrr

Il Governo accelera sulla revisione del Piano entro fine mese. Solo pochi ministeri hanno consegnato i documenti richiesti, mentre Palazzo Chigi valuta facility dedicate per congelare risorse fino al 2029 e salvare i progetti non completati

Il Governo lavora a facility per ogni ministero per congelare i fondi del Pnrr e salvare i progetti non completati. Infatti, l’esecutivo mira a chiudere la revisione entro fine mese, ma sono pochi i ministri che hanno completato il documento sullo stato di avanzamento del Piano. Un documento necessario per decidere quali progetti salvare e quali buttare nel cestino per non sprecare i fondi europei. Meloni ha inviato un ultimatum agli inadempienti, secondo quanto riporta La Repubblica. Intanto, però, il Governo sta pensando a veicoli finanziari per non perdere i fondi delle ultime 2 rate del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

IL GOVERNO VUOLE STRINGERE I TEMPI SUL PNRR

Il tempo stringe e il rischio che diversi miliardi del Pnrr finiscano nel cestino è sempre più concreto. Negli ultimi giorni, i tecnici italiani e dell’Ue stanno spingendo per arrivare a un accordo sulla maggior parte delle modifiche prima dell’invio della proposta di revisione, previsto a fine settembre. Così facendo il Governo potrebbe incassare il via libera della Ue entro ottobre, avendo a disposizione almeno dieci mesi di tempo per completare il nuovo Piano.

Tuttavia, trattare le modifiche al Pnrr è un compito a dir poco difficile senza avere in mano i documenti che certificano lo stato di avanzamento dei progetti finanziati dai fondi Pnrr assegnati ad ogni ministero. Ad oggi, infatti, solo una manciata di ministri ha inviato le carte, secondo quanto riporta La Repubblica. “Ballano miliardi. Da consegnare agli altri dicasteri, certificando di fatto l’insuccesso del proprio. Ecco perché la maggior parte dei ministri non ha fornito ancora tutti i chiarimenti richiesti dalla Struttura di missione, il “cervellone” del Piano di stanza alla presidenza del Consiglio. E si spiega così anche l’ultimatum partito nelle ultime ore proprio da Palazzo Chigiper raggiungere i ministri inadempienti. L’avviso recita grosso modo così: è il momento di tirare una linea. È lo stesso messaggio che Giorgia Meloni aveva consegnato alla riunione del Cdm del 24 luglio, quando aveva raccomandato ai presenti di fare presto una fotografia dettagliata dell’avanzamento dei progetti perché – avvisò – «ognuno di voi risponderà delle risorse spese o non spese»”, si legge sul giornale Gedi.

IL PIANO DEL GOVERNO PER CONGELARE I FONDI DEL PNRR

Il Governo sta lavorando a un piano B per salvare i fondi della nona ed decima rata del Pnrr. Sono diversi i progetti che hanno buone possibilità di salvarsi, secondo La Repubblica. “Non solo perché traslocheranno sui fondi di coesione, guadagnando tre anni di tempo. C’è anche un altro salvagente che sta prendendo forma. Si chiama facilty .È un veicolo finanziario che serve a congelare le risorse fino al 2029, individuando i beneficiari entro il 2026. L’Italia lo conosce bene perché l’ha riempito già con 8 miliardi (la Spagna con più di 70 miliardi) e ora si appresta a renderlo più corposo. In realtà non ci sarà un solo salvagente: l’idea è crearne uno per ogni singolo ministero. Ognuno avrà un soggetto attuatore: lo stesso dicastero o un altro soggetto. Come potrebbe accadere all’Ambiente, che conta di mettere in salvo risorse per 4 miliardi e affidare il monitoraggio al Gse. Sono tutti fondi relativi a progetti che hanno una percentuale di realizzazione molto elevata, ma non al punto da arrivare al 100% entro la scadenza dell’estate 2026”, scrive il giornale.

“Nella lista figurano le comunità energetiche per gli impianti da fonti rinnovabili: a fronte di un’accelerazione registrata dopo l’ampliamento del perimetro dei Comuni coinvolti (il limite è passato da cinquemila a 50 mila abitanti), si registrano difficoltà sulla connessione degli stessi impianti. Circa un miliardo finirà nel freezer, insieme a 700-800 milioni dei progetti per l’agrivoltaico. Dentro anche 350 milioni per l’utilizzo dell’idrogeno nei settori industriali più inquinanti e altri 800 milioni degli investimenti per il biometano. Le stime sono provvisorie: il totale è vicino ai 4 miliardi”, continua la Repubblica.

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