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Thumberg

I Verdi si prendono l’Europa: è “l’effetto Greta”

I Verdi hanno di fatto conquistato Germania e Austria, e il Nord Europa sembra comunque incline a premiare presto il partito ambientalista. Non si può dire lo stesso in Italia

Due giorni dopo aver fatto scendere in piazza 7 milioni di manifestanti in tutto il mondo, invocando la minaccia del cambiamento climatico, Greta Thunberg ha ottenuto il merito di aver motivato gli elettori a ridisegnare il panorama politico in Austria. L’ultima a votare in ordine di tempo ma anche epilogo di una situazione che sta cambiando il volto della politica europea.

IN AUSTRIA IL TRIONFO DEI VERDI

Dopo essere stati fatti fuori dal Parlamento solo due anni fa, i Verdi austriaci hanno inaspettatamente triplicato il loro sostegno durante le elezioni di domenica scorsa, raggiungendo il 14% dei voti, secondo le proiezioni. Un risultato che pone il gruppo come un valido partner di coalizione per il Partito popolare di Sebastian Kurz e mostra come le preoccupazioni ambientali si stiano spostando in cima all’agenda politica europea.

IL TEMA DEL RISCALDAMENTO GLOBALE DETERMINANTE

“Nei due anni trascorsi da quando il 33enne Kurz ha vinto le sue ultime elezioni nazionali, il tema del riscaldamento globale è aumentato di 11 punti percentuali per diventare la preoccupazione principale nella mente degli austriaci, secondo gli ultimi dati dell’Eurobarometro – scrive Bloomberg -. Questo è all’incirca lo stesso aumento che hanno ottenuto i Verdi. Il risultato ha trasformato quello che era un movimento marginale nel paese in un candidato a un ruolo di governo. Un segno di quanto accadrà probabilmente anche altrove in Europa”.

CAMBIAMENTI CLIMATICI E AMBIENTE IN CIMA AI TEMI ELETTORALI. DUE ANNI FA ERANO IMMIGRAZIONE DIRITTO D’ASILO

“I cambiamenti climatici e la protezione dell’ambiente sono stati, in effetti, i temi elettorali più importanti per un terzo dei votanti, secondo i sondaggi dell’Istituto SORA di Vienna – ha proseguito Blommberg -. Questo è in netto contrasto con le ultime elezioni di appena due anni fa, quando l’immigrazione e il diritto d’asilo avevano ottenuto le preferenze degli elettori. La settimana scorsa i cinque partiti austriaci hanno concordato un pacchetto di 540 milioni di euro per promuovere gli investimenti nelle energie rinnovabili. Ma mentre c’è un ampio consenso sul fatto che il cambiamento climatico sia reale e che la sua risoluzione richiederà un’economia diversa, le parti divergono nel modo in cui propongono di affrontare il problema”. Il Partito guidato da Kurz, ad esempio, ha promosso lo sviluppo dell’idrogeno nei trasporti e nell’industria pesante, mentre i Verdi vogliono ridurre il numero di automobili nelle città e incrementare il trasporto pubblico.

GERMANIA E UE HANNO GIA’ PROMOSSO LA PROTEZIONE DELL’AMBIENTE COME PRIMA PREOCCUPAZIONE

Insomma, tra ondate di caldo estivo record, funerali per i ghiacciai e foreste morenti, il cambiamento climatico sta iniziando a cambiare la politica dell’Unione Europea. “Il cancelliere tedesco Angela Merkel, leader del motore economico del blocco, sta perdendo popolarità a favore dei Verdi dopo essere stato bollata come troppo timida nel proteggere l’ambiente. E anche il Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha definito il mantenimento in salute del pianeta la ‘sfida più urgente’” dell’Ue, si legge su Bloomberg.

I VERDI DA PARTITO ANTI-ESTABLISHMENT A ISTITUZIONE

Frederick Kliem, Visiting Fellow presso il Center for Multilateralism Studies (CMS), ha ricordato gli esordi del partito Verde in Germania: “I tedeschi di una certa età ricorderanno quando il Partito Verde ( Bündnis90 / DieGrünen ) entrò nel Bundestag nel 1983. Lo stile di moda non ortodosso dei nuovi parlamentari, vestiti con maglioni e scarpe da ginnastica lanosi, simboleggiava la prima sostanziale diversificazione del dopoguerra – si legge su Eurasiareview -. I Verdi erano un partito di protesta radicale (…) visti come un movimento di base per sfidare l’establishment; contro l’energia nucleare, i missili nucleari statunitensi con sede nella Germania occidentale e l’abbandono delle questioni ambientali. Petra Kelly, membro fondatore, una volta descrisse accuratamente i Verdi come il ‘partito antipartito’. Ora, circa 36 anni dopo, i Verdi sono diventati l’istituzione che una volta avevano deciso di combattere”.

IN GERMANIA LA CRESCITA MAGGIORE DEI VERDI

In un recente sondaggio, i Verdi tedeschi mostrano preferenze intorno al 23% (8,9% nel 2017), appena dietro la CDU/CSU con il 27% (32,9% nel 2017) e molto più avanti di AF con il 15%. In Europa, nel frattempo, i partiti verdi hanno celebrato il loro successo elettorale con l’hashtag #GreenWave. In effetti, con il gruppo parlamentare Verdi/ALE che ha ottenuto 74 seggi (52 nel 2014), l’onda verde europea è reale quanto quella tedesca. Anche se, osserva Frederick Kliem “ dovrebbe essere chiamata #GermanGreenWave. I Verdi tedeschi hanno raggiunto un notevole 20,5%, raddoppiando il loro precedente risultato e ora rappresentano oltre un terzo dei Verdi / ALE; questo eccellente risultato per i Verdi tedeschi è indicativo del divario regionale”.

COME SONO ANDATI I VERDI DURANTE LE SCORSE EUROPEE

Infatti è soprattutto l’Europa settentrionale e occidentale a ottenere i voti dei Verdi. Alle scorse europee hanno ottenuto il 15,4 per cento in Belgio, il 13,2 in Danimarca, l’11,4 per cento in Svezia, il 10,9 per cento in Olanda e il 16 per cento in Finlandia. Risultati ragguardevoli e per certi versi sorprendenti anche in Irlanda, dove hanno raggiunto il 15 per cento, e in Francia con il 13,5 per cento. In Portogallo invece i Verdi sono arrivati al 6,9 per cento, mentre in Spagna si sono fermati intorno al 10 per cento. Risultati inferiori all’Europa settentrionale e centrale ma comunque ragguardevoli e in crescita rispetto al passato.

LE RAGIONI DEL SUCCESSO IN GERMANIA

La causa del loro successo, almeno in Germania, è triplice secondo Frederick Kliem. “In primo luogo, l’indiscutibile attenzione globale a ‘temi verdi’” e “il movimento di attivisti del clima “FridaysForFuture” di Greta Thunberg”. In secondo luogo, “la crescente pluralizzazione del panorama del partito politico tedesco che si traduce nel declino permanente dei due partiti dominanti nella politica tedesca, a beneficio dei partiti marginali”. Infine, e soprattutto, “i Verdi tedeschi sono diventati un partito politico professionale, composto da diverse fazioni e che rappresentano un ampio spettro di interessi”.

COSA SUCCEDE IN ITALIA

Completamente diversa la situazione in Italia. “Dopo il 2,3% delle Europee (poco più di 600mila voti) e nonostante il boom clamoroso in Germania e l’ottimo risultato in Austria, il partito ecologista e green italico non sfonda tra gli elettori. Gli ultimi sondaggi danno la lista dei Verdi inchiodata attorno al 2% incapace di intercettare l’onda delle manifestazioni contro i cambiamenti climatici della giovane attivista svedese Greta”, scrive Affari Italiani aggiungendo però che il vuoto strutturale potrebbe essere riempito. “E’ l’obiettivo che si è posto in prima persona il premier Giuseppe Conte” con l’annuncio del Green New Deal che il neo ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha ribadito essere “uno degli assi della manovra” con un “fondo da 50 miliardi”.

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