Mentre il mondo si collega attraverso cavi sottomarini per condividere energia pulita e ridurre le emissioni, anche l’Italia sta investendo in progetti strategici come ELMED e Tyrrhenian Link. Tuttavia, senza una visione integrata e decisioni più rapide, rischia di restare indietro nella corsa globale alla transizione energetica
I cavi sono le nuove Vie della Seta, l’elettricità green è la nuova moneta geopolitica. L’interconnessione tra Paesi è la chiave per maggiore resilienza e sicurezza energetica, ma anche energia più economica. Collegarsi ad altri paesi consente di bilanciare la rete, evitando sprechi e blackout. Inoltre, si evitano costose riserve inutilizzate: perché costruire nuove centrali se puoi acquistare energia in eccesso dai vicini? L’Italia ha tutte le carte in regola per essere un attore centrale in questo gioco. Ma bisogna accelerare sui progetti e definire un piano a lungo termine.
UE VIAGGIA VERSO L’INTERCONNESSIONE
L’Ue ha imposto che, entro il 2030, ogni paese membro possa importare o esportare elettricità pari almeno al 15% della sua produzione domestica. L’esempio arriva dal Regno Unito, oggi connesso con ben sei paesi e prevede di raddoppiare la capacità dei suoi “interconnector” (cavi bidirezionali) entro il 2032. Una strategia che ha assicurato all’UK risparmi per miliardi. Infatti, secondo National Grid, le connessioni britanniche oggi permettono di tagliare i costi dell’energia per i consumatori, oltre a rendere il sistema più flessibile.
Anche Singapore, ricchissimo hub finanziario e tecnologico, ha deciso di collegarsi ai paesi vicini con lunghi cavi sottomarini per importare energia pulita. Una mossa che permette di ridurre la dipendenza del gas naturale importato, raggiungendo le emissioni nette zero entro il 2050.
L’ITALIA ARRANCA
L’Italia è sotto la media europea per capacità di interconnessione. Attualmente intorno al 7% contro il 15% fissato come obiettivo UE per il 2030. Il paradosso è che l’Italia si trova in una posizione geografica privilegiata: crocevia tra Europa, Nord Africa e Balcani, potrebbe diventare un hub energetico del Mediterraneo. Eppure, i progetti restano timidi, frammentati, frenati dalla burocrazia e da una visione politica miope.
Attualmente Cavi con la Tunisia e la Grecia sono in fase di studio o autorizzazione, ma manca una strategia nazionale chiara per rendere l’Italia protagonista della transizione energetica globale. Mentre altrove si progettano interconnessioni tra Marocco e Regno Unito, o addirittura tra Singapore e Australia, Roma è ancora impantanata nel dibattito ideologico tra nucleare sì e nucleare no. Quanto potrebbe risparmiare l’Italia se decidesse finalmente di investire sul serio in una rete elettrica integrata con i suoi vicini? Basti pensare che secondo TransitionZero, il Sud-Est asiatico potrebbe risparmiare 100 miliardi di dollari da qui al 2040 grazie all’interconnessione delle reti.