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Nucleare

Il golpe in Niger minaccia le centrali nucleari francesi?

Il colpo di stato in Niger preoccupa la Francia a causa dei timori che il paese dell’Africa occidentale possa ridurre le esportazioni di uranio, ostacolando la produzione di energia nucleare

Il colpo di stato militare in Niger che la scorsa settimana ha spodestato il presidente nigerino Mohamed Bazoum sta preoccupando (ma non troppo) l’Europa e, in particolare, ha sollevato interrogativi sul ruolo che l’industria dovrebbe svolgere nel futuro della Francia.

IL COLPO DI STATO IN NIGER PREOCCUPA LA FRANCIA

Il colpo di stato militare in Niger sta suscitando timori, soprattutto in Francia, per il suo potenziale impatto sull’importazione di uranio per alimentare le centrali nucleari. Il Niger, infatti, fornisce il 15% del fabbisogno di uranio della Francia e rappresenta un quinto delle importazioni totali di uranio dell’UE. Inoltre, il Paese ha mantenuto una quota di mercato compresa tra il 4 e il 6 percento del commercio globale di uranio nell’ultimo decennio, secondo l’Agenzia per l’energia nucleare (NEA) dell’OCSE.

Il governo francese e gli esperti di energia, a seguito dell’accaduto, si sono affrettati a sottolineare che le tensioni non avranno alcun impatto immediato sul fabbisogno di uranio della Francia poiché l’estrazione continua e, se dovesse interrompersi, le scorte esistenti potrebbero ancora coprire circa due anni.

“La Francia non dipende da nessun sito, azienda o paese per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento delle sue centrali elettriche”, ha detto a Politico – lo scorso 31 luglio – un funzionario governativo.

EURATOM: NON C’È ALCUN RISCHIO

L’uranio è l’elemento chimico fondamentale per il funzionamento delle centrali nucleari, su cui si basa ben oltre la metà del rifornimento energetico transalpino. L’agenzia nucleare dell’UE Euratom – secondo quanto ha riferito Reuter – ha affermato che nel 2022 il Niger ha fornito 2.975 tU di uranio naturale, ovvero il 25,4% delle forniture dell’UE. Il Kazakistan è stato il principale fornitore del blocco, con il Canada al terzo posto.

Se i nuovi vertici del paese dovessero cambiare strategia economica e boicottare l’ex potenza coloniale, sarebbero guai seri per i consumatori francesi e, a cascata, per l’Unione Europea. Nonostante ciò Euratom sostiene di non vedere alcun rischio immediato per la produzione di energia nucleare in Europa se il Niger dovesse tagliare le sue consegne di uranio, asserendo che i servizi pubblici del blocco hanno scorte di uranio sufficienti per alimentare i reattori nucleari per tre anni.

Ma, il golpe in Niger potrebbe rappresentare una sfida per il fabbisogno di uranio dell’Europa a lungo termine, proprio mentre il continente sta cercando di eliminare gradualmente la dipendenza dalla Russia, un altro importante fornitore di uranio utilizzato nelle centrali nucleari europee.

IL GIGANTE NUCLEARE ORANO RESTA

Mentre – dopo il golpe militare in Niger – la Francia e altri Paesi occidentali (Italia compresa) hanno avviato l’evacuazione dei loro immigrati in Niger, il gruppo nucleare statale francese Orano (ex Areva) ha annunciato che intende continuare le sue attività operative in loco e che una decina di dipendenti stranieri potrebbero essere interessati all’evacuazione, ma ricorda che “il 99% dei dipendenti sono nigerini” e che “la presenza di espatriati non condiziona la continuità delle attività”.

“La sicurezza di tutti i nostri dipendenti in Niger e dei nostri siti è monitorata e l’azienda rimane in allerta”, ha detto a FRANCE 24 un portavoce di Orano.

CRESCE LA MINACCIA DI UN INTERVENTO ARMATO

La Francia – a seguito del colpo di stato –  ha in un primo tempo minacciato un intervento armato e si è anche impegnata a “sostenere tutte le iniziative regionali orientate a ripristinare l’ordine costituzionale” in Niger e a far tornare al suo posto il Presidente destituito.

Infanto, il blocco dei Paesi dell’Africa occidentale (ECOWAS) – dopo una riunione d’emergenza tenutasi domenica – ha lanciato un ultimatum con cui minaccia l’uso della forza se entro una settimana il Presidente Bazoum non sarà tornato nelle sue funzioni. L’ultimatum fa seguito a quello dell’Unione africana che ha invece dato due settimane di tempo ai golpisti per farsi da parte.

I governi di Mali e Burkina Faso, invece, fanno sapere che un intervento della Francia in Sahel non sarebbe benvenuto. I due governi “avvertono che qualsiasi intervento militare contro il Niger equivarrebbe ad una dichiarazione di guerra contro il Burkina Faso e il Mali”, all’indomani di una minaccia di uso della “forza” da parte dei dirigenti occidentali ed africani riuniti ad Abuja.

Rym Momtaz, ricercatore dell’International Institute for Strategic Studies, ha dichiarato a Bloomberg che, se la giunta golpista del Niger dovesse rimanere al suo posto, “sarà una significativa battuta d’arresto per la proiezione del potere della Francia nella regione”.

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