In base alle stime attuali, ipotizzando che tutte le fasi procedurali vadano a buon fine, si potrà ottenere l’autorizzazione unica per il Deposito Nazionale delle scorie nucleari nel 2029, con la messa in esercizio prevista entro il 2039, ha detto Pichetto
Risultati della Piattaforma per il nucleare sostenibile attesi per fine ottobre mentre entro fine 2024 è previsto l’arrivo della bozza di testo per la legge-delega per il rilancio dell’atomo in Italia. Sono i punti salienti del lungo intervento del ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin ascoltato nelle Commissione Ambiente e Attività produttive della Camera nell’ambito dell’indagine conoscitiva sul ruolo dell’energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione.
PICHETTO: TRANSIZIONE SOSTENIBILE, SICURA E COMPETITIVA DEVE GUARDARE A TUTTE LE TECNOLOGIE
“La grande sfida che ci siamo posti come governo è quella di raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione al 2050 in modo sostenibile, in modo sicuro e competitivo per il nostro paese. Siamo dell’idea che una transizione sostenibile, sicura e competitiva possa essere traguardato solo abilitando tutte le tecnologie sia quelle presenti sia quelle future”, ha detto il ministro. “Questa posizione di neutralità tecnologica significa quindi valutare, anche ai fini della produzione di idrogeno, la generazione di energia: da fonti rinnovabili, sia programmabili che non programmabili (quindi includendo gli accumuli); da gas con cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica; e, in modo scientifico e non ideologico, anche da fonte nucleare. Per questo, nell’aggiornamento del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC), oltre all’orizzonte previsto del 2030, abbiamo guardato anche al 2040 e al 2050”, ha aggiunto il ministro.
PICHETTO: STRATEGIA LUNGO TERMINE SU RIDUZIONI GAS SERRA SARÀ FINALIZZATA ENTRO IL PROSSIMO ANNO
“L’analisi svolta nel PNIEC sarà meglio consolidata nella Strategia di Lungo Termine sulla riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra, che stiamo aggiornando e la cui finalizzazione è prevista entro il prossimo anno” ha detto Pichetto Fratin. “Nel mutato contesto nazionale, europeo e internazionale di riconsiderazione della fonte nucleare, il Governo ha deciso di fornire prima di tutto le basi e le motivazioni tecnico-scientifiche per valutare l’opportunità e gli eventuali vantaggi di una ripresa della produzione di energia nucleare in Italia, in ragione degli obiettivi di decarbonizzazione, di supporto alle energie rinnovabili intermittenti e di sicurezza energetica”, ha aggiunto il ministro.
“RISULTATI LAVORO PIATTAFORMA NAZIONALE SONO ATTESI PER FINE OTTOBRE”
“Vista la sensibilità dell’opinione pubblica” sul tema del nucleare, “si è ritenuto importante adottare un approccio di tipo tecnico, evitando in ogni modo di collocare il dibattito su posizioni ideologiche e preconcette, come troppo spesso capitato nel passato. Per questo abbiamo istituito presso il MASE, in collaborazione con ENEA e RSE, la Piattaforma Nazionale per un Nucleare Sostenibile, articolata in sette gruppi di lavoro”. Lo ha detto il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin ascoltato nelle Commissione Ambiente e Attività produttive della Camera nell’ambito dell’indagine conoscitiva sul ruolo dell’energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione. “Alla Piattaforma stanno partecipando i più importanti stakeholder nazionali impegnati nel campo dell’energia nucleare, tra cui aziende, industrie, università, enti regolatori, istituti di ricerca e associazioni di categoria, coprendo tutti i principali settori del nucleare – ha aggiunto il ministro -. I risultati del lavoro della Piattaforma, attesi per la fine di ottobre, rappresenteranno una base oggettiva di dati e valutazioni tecniche, non politiche”.
LE ANALISI SU SMR E AMR
“Tali valutazioni conterranno anche delle linee-guida e la relativa roadmap temporale per l’abilitazione della fonte nucleare in Italia tramite le nuove tecnologie sostenibili, sottolineando che stiamo puntando su tecnologie molto diverse da quelle del passato nucleare italiano – ha precisato il ministro -. Nello specifico, abbiamo focalizzato la nostra attenzione sulle nuove opportunità offerte dai piccoli impianti modulari, i cosiddetti Small Modular Reactor o SMR, che presentano livelli di sicurezza molto superiori alla grande maggioranza degli impianti attuali (ad esempio senza la necessità di interventi umani in caso di malfunzionamento), poiché rispondono alle più stringenti richieste da parte degli organismi internazionali, e in aggiunta hanno dimensioni molto ridotte”.
“Sono stati analizzati e valutati sia i piccoli reattori di III generazione avanzata (gli SMR propriamente detti), sia i piccoli reattori di IV generazione (nel qual caso sono anche definiti AMR, ovvero “reattori modulari avanzati”), in alcuni casi talmente ridotti da essere chiamati microreattori. Le relazioni conclusive della Piattaforma saranno la base solida per la elaborazione e la possibile adozione da parte del Governo di un Programma nazionale per il nucleare sostenibile, sia per il medio termine nel campo dei piccoli reattori modulari, sia nel lungo termine sulla fusione”, ha ammesso il ministro.
Che ha spiegato come particolare attenzione sarà posta “al coordinamento della ricerca e della formazione, alla chiusura dei processi e alla destinazione delle scorie, alla ricognizione delle tecnologie nucleari, all’analisi degli scenari di sviluppo e integrazione nel sistema energetico nazionale, alle analisi tecnico-economiche e di costi/benefici, nonché agli indirizzi per la gestione del decommissioning e del materiale radioattivo, anche in ottica del suo possibile riutilizzo nei nuovi reattori, in un percorso virtuoso di economia circolare”.
“Voglio evidenziare e ribadire con chiarezza che non stiamo valutando il ricorso in Italia alle centrali nucleari di grandi dimensioni della prima o seconda generazione – peraltro già operanti anche nelle vicinanze dei confini italiani (e dalle quali importiamo energia per bilanciare già oggi i consumi italiani) – ma di valutare le nuove tecnologie nucleari (FISSIONE) e quelle dell’energia da FUSIONE, tenendo anche conto che l’Italia è sempre stata all’avanguardia scientifica e tecnologica nell’innovazione nucleare”, ha concluso il ministro.
PICHETTO: QUOTA NEL MIX ITALIANO A SUPPORTO DELLE RINNOVABILI
“Nel PNIEC il ruolo delle fonti rinnovabili sarà centrale anche in un’ottica di decarbonizzazione al 2050. La letteratura scientifica internazionale è concorde nell’affermare che, per realizzare sistemi elettrici decarbonizzati, è necessario disporre di una certa quota di generazione elettrica programmabile per sostenere lo sviluppo delle fonti rinnovabili non programmabili (eolico e fotovoltaico), garantendone una loro migliore integrazione nel sistema. A soddisfare questa necessità può contribuire in maniera particolarmente efficace la produzione elettrica da fonte nucleare” ha detto il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica. “Una quota di energia nucleare nel mix energetico italiano va quindi considerata non in antagonismo ma a supporto del pieno dispiegamento delle rinnovabili, senza dover ricorrere a sovradimensionamenti del sistema, delle infrastrutture elettriche e soprattutto degli impianti di accumulo dell’energia”, ha precisato il ministro.
“Negli scenari ‘Net Zero’ al 2050, in assenza di nucleare, tale quota è soddisfatta da tutta una serie di impianti programmabili, tra cui i grandi bacini idroelettrici, gli impianti di bioenergie e gli impianti di generazione a gas, che dovranno però essere associati a sistemi di cattura e sequestro della CO2 prodotta (CCS), il cui costo andrà quindi a sommarsi al costo primario di produzione dell’energia – ha aggiunto Pichetto -. È importante sottolineare che la disponibilità della produzione nucleare potrebbe essere anche utilizzata, in maniera particolarmente efficiente, per la produzione di idrogeno e calore ad alta temperatura, per favorire la decarbonizzazione di alcuni comparti industriali nei quali la decarbonizzazione attraverso la elettrificazione è difficilmente praticabile, i cosiddetti settori hard-to-abate”.
“Con l’inserimento della tecnologia nucleare all’interno dello stesso scenario descritto poc’anzi, insieme a tutte le altre fonti di energia, il modello ha ritenuto le tecnologie nucleari sia economicamente che energeticamente più convenienti per sostenere il carico di base del sistema energetico, a supporto delle rinnovabili intermittenti – ha spiegato il ministro -. Lo scenario è stato elaborato con un apposito modello del sistema energetico nazionale che, dati gli obiettivi, individua la traiettoria ottimale di minimo costo complessivo dell’intero sistema per raggiungerli.
“Il risultato dell’esercizio scenaristico ha mostrato che il potenziale stimato di sviluppo degli impianti nucleari verrebbe completamente utilizzato in tutti gli anni considerati. Mi preme ribadire una volta in più il concetto: non c’è stata alcuna scelta politica sulla preferenza per una quota di nucleare, ma è stato il modello di scenario utilizzato per tutte le fonti (sia rinnovabili che non rinnovabili) a dare come risultato una preferenza per l’opzione nucleare per una quota tra l’11% e il 22% del totale dell’energia richiesta al 2050 (ad un costo stimato di almeno 17 miliardi di euro inferiore al costo dello scenario senza nucleare)”, ha concluso Pichetto.
PICHETTO: TECNOLOGIE E FORNITURE DISPONIBILI NEI PAESI OCCIDENTALI
“La riduzione dei costi del sistema energetico non è l’unico dei fattori che possono avere impatti positivi sul sistema economico nazionale. A differenza del fotovoltaico e dei sistemi di accumulo elettrochimici, che vedono un dominio a livello industriale da parte della Cina, la tecnologia nucleare sarebbe sviluppata e resa disponibile da Paesi occidentali, Italia inclusa, per via delle grandi capacità industriali già esistenti nel nostro Paese” ha detto Pichetto Fratin ascoltato nelle Commissione Ambiente e Attività produttive della Camera. “Tali capacità nazionali verranno ulteriormente sviluppate e rafforzate nel tempo grazie all’ampia partecipazione delle imprese italiane alla supply chain europea, che si sta organizzando sotto l’egida dell’Alleanza Industriale Europea sugli SMR”, ha detto il ministro sottolineando che ciò “consentirebbe una elevata affidabilità nella fornitura della tecnologia nucleare e nella gestione della manutenzione degli impianti nel tempo, oltre a non trascurabili ricadute economiche a livello nazionale, in termini di incremento dell’occupazione e, in definitiva, del PIL”.
“In tema di sicurezza degli approvvigionamenti, è importante anche considerare il fatto che Paesi affidabili quali Canada e Australia sono rispettivamente al secondo e quarto posto a livello mondiale per quantità di uranio estratta (dati 2022), per cui la fornitura di combustibile avrebbe un rischio geopolitico estremamente più basso rispetto ad altre fonti di energia”, ha concluso il ministro.
Il nucleare “non produce emissioni di CO2 e poi guardando alla tutela del paesaggio, giova ricordare il vantaggio, che caratterizza la fonte nucleare, derivante dal limitato consumo di suolo, che, se confrontata con le fonti rinnovabili richiede superfici da 50 a 250 volte minori, senza considerare lo spazio per gli accumuli”. “In un quadro di libero mercato dell’energia, infine, riteniamo indispensabile abilitare tutte le fonti di energia sostenibile disponibili, senza preclusioni ideologiche, soltanto sulla base della scienza e della tecnica – ha precisato il ministro -. Sarà poi il mercato a definire la convenienza economica di una fonte energetica rispetto all’altra, considerando che tutte le fonti (comprese le rinnovabili) hanno un rischio in termini di economicità, di sicurezza degli approvvigionamenti, di incrementi dei costi delle materie prime e di dipendenza da una prevalente catena di approvvigionamento”.
“Il nuovo nucleare è riconosciuto a livello europeo e mondiale come una fonte tra le più sicure e sostenibili, a partire dal suo inserimento nella Tassonomia europea; pertanto, il nostro intento è semplicemente quello di non escludere a priori questa fonte di approvvigionamento energetico stabile, sicura e decarbonizzata, che secondo gli scenari inseriti nel PNIEC sembra anche più economica rispetto ad altre di energia programmabile – ha detto Pichetto -. Accertata quindi la convenienza tecnica ed economica del ricorso alle tecnologie nucleari, abbiamo scelto uno scenario nucleare “conservativo”, caratterizzato da uno sviluppo di impianti nucleari pari alla metà del potenziale massimo installabile ricavato dalle analisi della Piattaforma. Sempre in base ai dati tecnici forniti dalla Piattaforma, è stato possibile prevedere anche una piccola quota di energia da fusione a ridosso dell’anno 2050. L’energia da fusione è quindi prevista potersi sviluppare maggiormente, a livello mondiale, nella seconda metà del secolo, non in alternativa ma in sinergia con l’energia da fissione nucleare e con le altre fonti di energia. Ma naturalmente i risultati delle valutazioni riportate nel PNIEC saranno consolidati nell’aggiornamento della Strategia di Lungo Termine”, ha concluso il ministro.
PICHETTO: ENTRO FINE 2024 BOZZA DI TESTO PER LA LEGGE-DELEGA PARTENDO DA PIATTAFORMA NAZIONALE
“Per abilitare la produzione di energia tramite il nuovo nucleare sostenibile è necessario un quadro legislativo e normativo chiaramente definito. Nell’ambito della Piattaforma sono già state definite una serie di proposte di revisione di aspetti essenzialmente autorizzativi, ma serve un riordino complessivo della normativa del settore, integrandola in un quadro unificato” ha detto il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica. “A questo scopo, ho dato mandato al Prof. Guzzetta, ordinario di Istituzioni di Diritto pubblico presso l’Università Tor Vergata di Roma, di coordinare un gruppo di lavoro con l’obiettivo di riordinare la legislazione di settore, definire le proposte legislative e un quadro delle azioni da intraprendere, che tengano conto dello sviluppo delle tecnologie nucleari innovative a livello globale e delle indicazioni delle agenzie internazionali, al fine di consentire la produzione di energia da fonte nucleare sostenibile in Italia”, ha ricordato il ministro.
“Per definire il contesto normativo e il sistema di governance finalizzato a supportare il programma di produzione nucleare sostenibile in Italia, oltre a prevedere specifiche deleghe per la filiera del CCS, per lo sviluppo dell’idrogeno e per le bioenergie, nel quadro del Piano Strutturale di Bilancio di Medio Termine, abbiamo inserito un’apposita delega che prevede l’abilitazione della produzione di energia da fonte nucleare, le necessarie infrastrutture, il potenziamento delle risorse umane, la promozione di partenariati pubblico-privati nell’ambito dell’intero sistema nucleare, l’incentivazione di accordi internazionali e la creazione di un quadro finanziario stabile e sostenibile che sia in grado di promuovere investimenti privati nel settore nucleare”, ha aggiunto il ministro.
“Il primo passo del gruppo di esperti è pertanto quello di presentare entro la fine del 2024 una bozza di testo per la legge-delega che possa abilitare la produzione da fonte nucleare tramite le nuove tecnologie nucleari sostenibili come gli SMR, AMR e microreattori – ha annunciato il ministro -. Tale disegno di legge-delega sarà quindi sottoposto al vaglio parlamentare nei primi mesi del 2025. La delega e i decreti legislativi ad essa legati dovranno necessariamente riguardare anche l’intero sistema di governance, procedendo ad una revisione e a un riordino delle competenze e delle funzioni attualmente esistenti nel Paese”.
“L’idea è di partire dal Programma nazionale per il nucleare sostenibile, che terrà conto degli esiti della Piattaforma, con cui individuare l’effettivo fabbisogno di energia da fonte nucleare sostenibile a supporto dello sviluppo delle energie rinnovabili, ai fini della decarbonizzazione, anche in termini di competenze da ricostituire e di impegno sulla partecipazione alla ricerca e sviluppo nei progetti nazionali e internazionali – ha aggiunto il ministro -. Nell’ambito del libero mercato dell’energia elettrica, come succede per tutte le altre fonti di energia, l’iniziativa per la realizzazione ed esercizio di un piccolo reattore o di un microreattore sarà lasciata a dei proponenti che potranno essere privati, pubblici o misti, che intendano dotarsi di questa fonte di energia stabile per i propri scopi e all’interno del percorso di decarbonizzazione. Può quindi trattarsi dello Stato stesso, ma anche di distretti industriali, di grandi impianti energivori quali quelli per la produzione di acciaio, ferro, cemento e ceramica, solo per citarne alcuni”.
“In un quadro di completezza delle regole tecniche ed amministrative, con specifica attenzione ai massimi requisiti di protezione dei lavoratori, della popolazione e dell’ambiente (come per qualsiasi altra fonte di energia o attività produttiva), il proponente che voglia realizzare o dotarsi di un piccolo reattore modulare sostenibile (SMR, AMR o microreattore) presenterà quindi un’istanza con gli elementi idonei per essere valutata dalle autorità competenti, ivi inclusa l’autorità di sicurezza nucleare, anche ai fini della sicurezza energetica nazionale e del rispetto degli impegni per la decarbonizzazione”, ha aggiunto ancora il ministro.
PICHETTO: PENSIAMO A ISTITUZIONALIZZARE PIATTAFORMA COME ORGANISMO TECNICO-CONSULTIVO DEL GOVERNO
“L’Italia, nonostante l’assenza dalla produzione di energia nucleare per quasi 40 anni, ha continuato a fornire competenze e componenti all’industria nucleare internazionale, tramite le proprie imprese, centri di ricerca e università” ha detto Pichetto. “Per questo, siamo riconosciuti per la qualità della nostra catena del valore e delle professionalità nel settore nucleare, ma ci siamo storicamente posti a livello internazionale in modo parcellizzato, risultando così meno forti nel dialogo a pari livello con altri attori globali – ha detto il ministro -. La protezione della nostra catena del valore è stata una delle motivazioni che ci hanno spinto, come Ministero, a partecipare all’Alleanza industriale sugli SMR lanciata dalla Commissione Europea e, parallelamente, ad avviare una riflessione all’interno del Governo sui soggetti che possano fare da traino a questo processo, mettendo a fattor comune le competenze necessarie per partecipare allo sviluppo dei progetti internazionali in corso”.
“D’altra parte, considerata anche la complessità dell’attuazione di un programma nucleare, occorrerà valutare la necessità di istituire un soggetto attuatore nazionale, in grado di mettere a sistema il lavoro sin qui sviluppato; monitorare l’attuazione del Programma nucleare; coordinarne le attività; assicurare una corretta informazione a tutti i livelli. A questo scopo, stiamo lavorando anche ad un’ipotesi di istituzionalizzazione della Piattaforma per un nucleare sostenibile, come organismo tecnico-consultivo del Governo e presidio delle più importanti competenze italiane nel nucleare”, ha concluso Pichetto.
PICHETTO: DEPOSITO È UN PASSO CRUCIALE PER IL NOSTRO FUTURO
“Parto da una premessa importante: la gestione sicura dei rifiuti radioattivi è un obbligo che l’Italia ha non soltanto nei confronti dell’Unione europea, ma soprattutto nei confronti dei propri cittadini di oggi e delle generazioni future. L’idea alla base del Deposito Nazionale, secondo la normativa vigente, è quella di riunire in un unico sito tutti i rifiuti radioattivi presenti nel nostro Paese, garantendo così una gestione centralizzata ed efficiente. Questo permetterà non soltanto di smaltire definitivamente in sicurezza i rifiuti a bassa e bassissima attività, ma consentirà anche di ottimizzare lo stoccaggio in sicurezza dei rifiuti ad alta attività, in attesa di trovare una soluzione definitiva a livello geologico per il loro smaltimento. Lo smaltimento definitivo in un deposito geologico è peraltro uno dei motivi principali per cui l’Italia è da alcuni anni in procedura di infrazione con la Commissione europea. È quindi un passo cruciale per il nostro futuro, che dobbiamo affrontare con la massima serietà e trasparenza” ha detto il ministro dell’Ambiente.
PICHETTO: AUTORIZZAZIONE UNICA DEPOSITO ENTRO IL 2029, MESSA IN ESERCIZIO NEL 2039
“Le aree individuate” per la realizzazione di un Deposito nazionale “che, dopo la riperimetrazione, hanno mantenuto le dimensioni e i criteri di idoneità per la costruzione del Deposito sono ad oggi 51. Sottolineo che quella pubblicata è ancora una proposta di CNAI, già sottoposta al parere dell’ISIN, ma che non può essere considerata la Carta definitiva fino al completamento della procedura di Valutazione Ambientale Strategica” ha Pichetto Fratin. “La VAS non solo potrà consentire alle Amministrazioni locali di partecipare nuovamente al processo decisionale, ma potrà offrire l’opportunità di approfondire i possibili benefici economici e di sviluppo territoriale connessi alla realizzazione del Deposito Nazionale – ha aggiunto il ministro -. Questo è un aspetto cruciale, poiché il Deposito non rappresenta solo un’infrastruttura per la gestione in sicurezza, ma anche una opportunità di sviluppo per i territori coinvolti, come dimostrato dalle tante esperienze simili a livello europeo. Solo al termine di questa fase, la Sogin potrà eventualmente aggiornare la CNAI sulla base delle considerazioni emerse durante la VAS. E quindi, soltanto dopo l’approvazione definitiva della CNAI si potrà avviare la procedura per acquisire eventuali manifestazioni di interesse da parte di Regioni ed Enti locali”.
“La procedura di individuazione del sito sarà finalizzata dopo ulteriori indagini tecniche, confronti con le amministrazioni locali e l’ultimo parere vincolante dell’ISIN, l’autorità indipendente per la sicurezza nucleare e la radioprotezione – ha proseguito Pichetto -. A quel punto si aprirà la fase autorizzativa finale, che comprenderà la valutazione di impatto ambientale (VIA) e il rilascio dell’autorizzazione unica per la costruzione e l’esercizio del Deposito Nazionale. In base alle stime attuali, ipotizzando che tutte le fasi procedurali vadano a buon fine, si potrà ottenere l’autorizzazione unica per il Deposito Nazionale nel 2029, con la messa in esercizio prevista entro il 2039”.
“Questi tempi possono certamente sembrare lunghi, ma voglio sottolineare che la complessità del progetto e le esigenze di sicurezza richiedono un approccio estremamente cauto e rigoroso. Chiaramente quando si parla di Deposito di rifiuti radioattivi ci sono sempre grandi levate di scudi, come se fosse qualcosa di cui non vogliamo occuparci perché molto distante da noi, legato ad un passato di produzione nucleare di cui vogliamo sbarazzarci anche solo nella memoria, come se fosse una quesitone che non ci tocca quotidianamente. È importante invece ricordare che, senza uno o più depositi di rifiuti radioattivi, non potremo più usufruire neanche di tante terapie e diagnosi mediche che utilizziamo quotidianamente. Siamo disposti a rinunciare alle cure e alle analisi mediche perché queste normalmente producono rifiuti radioattivi?”, ha concluso il ministro.
PICHETTO: VALUTIAMO SOLUZIONI ALTERNATIVE PER LE SCORIE
“In parallelo al lavoro per l’individuazione del sito per il Deposito Nazionale, negli ultimi tempi stiamo anche valutando soluzioni alternative, con pari livello di sicurezza, sulle quali stiamo effettuando le opportune analisi preliminari con la Sogin e l’ISIN (l’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione). In Italia sono già dislocati diversi depositi di rifiuti radioattivi, dalla bassissima attività (compresi i rifiuti medicali) fino all’alta attività, incluso il combustibile nucleare esaurito” ha detto il ministro. Sono infatti 100 i depositi su 22 siti, distribuiti su tutto il territorio nazionale, perché in Italia si producono dai 300 ai 500 metri cubi di rifiuti medicali di bassa e media attività l’anno. “Spesso si tratta di strutture, presenti al Sud, al Centro e al Nord, isole comprese, con le quali il territorio convive da molti anni e che in alcuni casi necessitano semplicemente di un ammodernamento in termini strutturali e tecnologici – ha ricordato il ministro -. L’idea quindi che si sta valutando è quella di ammodernare le strutture esistenti, eventualmente ampliandole, sfruttando la possibilità di farlo in località potenzialmente già idonee alla gestione in sicurezza di rifiuti radioattivi, anche nell’ottica del rientro dall’estero dei rifiuti ad alta attività che lì si trovano per riprocessamento da diversi anni”.
“Un’altra importantissima analisi che stiamo conducendo riguarda la prospettiva dell’utilizzo degli AMR di quarta generazione, di cui già ho parlato, su alcuni dei quali l’Italia è in posizione privilegiata a livello mondiale poiché lavora da decenni su una particolare tecnologia di IV generazione che si basa sul raffreddamento a piombo liquido – ha detto il ministro -. Questi reattori, che arriveranno sul mercato a cavallo degli anni ’40, saranno in grado di ‘bruciare le scorie’ ad alta attività e lunga vita, nel senso di riutilizzarle come nuovo combustibile all’interno dei reattori, in un’ottica di vera economia circolare, riducendo fortemente il tempo di decadimento di queste scorie e conseguentemente riducendo o annullando la necessità di costruzione di un deposito geologico. I rifiuti rimanenti, infatti, passano da tempi di decadimento dall’ordine delle decine di migliaia di anni all’ordine del centinaio d’anni, ovvero lo stesso tempo necessario per il decadimento dei rifiuti destinati al Deposito nazionale, compresi quelli medici”.
“L’affiancamento dei reattori AMR di IV generazione con gli SMR di III generazione avanzata potrebbe portare pertanto, tra i tanti, anche il vantaggio di chiudere il ciclo del combustibile e contribuire così alla sostenibilità dell’energia nucleare. Diversi Paesi in tutto il mondo stanno puntando sullo sviluppo di questi nuovi reattori. E noi non vogliamo che l’Italia rimanga di nuovo indietro, creando un gap sempre più difficile da colmare”, ha concluso il ministro
PICHETTO: NOSTRO DOVERE È OFFRIRE A FAMIGLIE E IMPRESE ITALIANE ENERGIA SICURA, PULITA, RESILIENTE, COMPETITIVA
“Disegnare un sistema energetico decarbonizzato non è affatto semplice, e farlo per un sistema con le caratteristiche territoriali, economiche e sociali come quelle del nostro Paese è ancora più complesso. Governarne la transizione è il tema principale da affrontare. La decarbonizzazione è una sfida ardua, che coinvolge tutti, e per la quale non esiste ‘la’ soluzione: sono convinto che sia necessario far leva su tutte le fonti di energia che la tecnologia odierna ci mette a disposizione e valorizzarle nel modo migliore. Ripeto, senza alcuna preclusione ideologica dobbiamo comunque in modo realistico fare i conti con il futuro e il nucleare di nuova generazione può rappresentare per il nostro Paese un’opportunità considerato che vivremo l’inevitabile crescita della richiesta di energia, dovuta alla produzione industriale, al miglioramento delle condizioni di vita e all’aumento dell’utilizzo di risorse informatiche quali i data center e l’intelligenza artificiale. Non riteniamo quindi lungimirante escludere a priori questa fonte di approvvigionamento energetico stabile, sicura e decarbonizzata. E non intendiamo neanche imporre tecnologie a priori perché ancora una volta sarà il mercato a definire la convenienza di una fonte energetica rispetto all’altra. Il nostro dovere è quello di agire con l’intento supremo di offrire alle famiglie e alle imprese italiane un approvvigionamento energetico che sia sicuro, pulito, resiliente, competitivo e naturalmente economico” ha concluso il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica.