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Il Rapporto sulla politica energetica e climatica nell’Unione europea “condanna” l’Italia

Sulla rivista “Pianeta Terra”, l’esperto G.B. Zorzoli analizza il decimo Rapporto sulla politica energetica e climatica nell’Unione europea

A inizio novembre è stato pubblicato il decimo Rapporto sulla politica energetica e climatica nell’Unione europea, che ne analizza lo stato di avanzamento nei singoli Paesi membri rispetto al percorso previsto per realizzare gli obiettivi al 2030.

L’ITALIA È SECONDA IN EUROPA PER PREZZI MEDI DELL’ENERGIA ELETTRICA

Come scrive l’analista G.B. Zorzoli sulla rivista “Pianeta Terra”, per quanto riguarda l’Italia, nel 2023 il mix energetico complessivo era ancora composto per il 79% da combustibili fossili, con una diminuzione di soli quattro punti rispetto al 2021.

E l’elevato contributo del gas alla produzione elettrica (40% nel 2015, addirittura in crescita al 46% nel 2023) nel 2024 si è tradotto in un prezzo medio di 108 euro/MWh, contro una media europea di 84,7 euro/MWh, collocando il nostro mercato allo scomodo secondo posto nella classifica dei prezzi medi europei dell’energia elettrica.

I DATI SU COMBUSTIBILI FOSSILI, EMISSIONI E PRODUZIONE ELETTRICA

Per di più, la dipendenza dall’importazione di combustibili fossili è addirittura aumentata dal 72% nel 2015 al 73% nel 2023. Non stupisce pertanto che le emissioni di gas serra siano passate da 370 MtCO2eq nel 2019 (anno pre-Covid) a 374 nel 2021, e siano scese a 331 MtCO2eq soltanto nel 2023.

Anche l’incremento della produzione elettrica — uno degli obiettivi principali per un uso efficiente delle fonti primarie di energia — non solo era il 22,1% del consumo finale di energia, contro una media europea del 22,9%, ma è rimasto sostanzialmente stagnante nell’ultimo decennio.

I SOCIAL CLIMATE PLAN

Questo non esaltante elenco di cifre è accompagnato da un fatto poco noto. I Social Climate Plan (SCP) sono le strategie nazionali richieste dall’Unione europea agli Stati membri per poter accedere alle risorse finanziarie del Social Climate Fund, destinate a mitigare gli impatti sociali ed economici sui gruppi di cittadini più vulnerabili. Ebbene, l’Italia non ha ancora presentato il suo SCP alla Commissione europea, non rispettando la scadenza del 30 giugno 2025.

ZORZOLI: “IL RITARDO DELL’ITALIA SUL SCP È INGIUSTIFICABILE”

Il ritardo è dovuto alla necessità di integrare le osservazioni degli stakeholder, ma soprattutto all’assenza di una risposta alle critiche di Bruxelles per la mancanza di solide analisi sulla povertà energetica e sull’identificazione dei gruppi vulnerabili.

In un Paese dove la sindrome Nimby è abbastanza diffusa, si tratta di un ritardo ingiustificabile, perché aggiunge ulteriori problemi alle difficoltà e, nella migliore delle ipotesi, ai tempi lunghi (con conseguenti aumenti dei costi) degli iter autorizzativi.

D’altronde, i dati su cui si basano le analisi del decimo Rapporto sulla politica energetica e climatica nell’Unione europea sono per lo più relativi al periodo 2010-2023, ma in alcuni casi partono da date precedenti e, in questi intervalli temporali, non si vedono discontinuità significative correlate al succedersi di numerosi governi, caratterizzati da tutte le possibili maggioranze politiche.

IL RUOLO DELLA POLITICA

Inoltre, i partiti che erano all’opposizione soltanto in modo occasionale hanno criticato l’esecutivo in carica per le carenze delle sue politiche climatiche. E nelle campagne elettorali si deve risalire agli anni ’80 per trovare un tema (nucleare sì, nucleare no) riguardante le politiche energetiche, con un impatto significativo sugli esiti del voto e delle successive decisioni del governo e del Parlamento.

Questa “continuità”, anche quando a capo del governo c’era un rappresentante del M5S, in cui il suo fondatore aveva inserito un imprinting green, si spiega soltanto volgendo lo sguardo altrove. Nei due importanti Paesi europei più virtuosi nello sviluppo delle rinnovabili (Germania e Spagna), tra le grandi industrie facenti parte delle top ten non si trova nessuna oil & gas company, che invece in Italia occupa il primo posto.

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