Dal 26 agosto scorso, la produzione di petrolio in Libia è stata frenata dalla decisione delle fazioni ad est di interrompere tutte le estrazioni, in reazione al tentativo dell’occidente di sostituire il governatore della Banca centrale, Sadiq al-Kabir
Le esportazioni di petrolio dalla Libia restano in gran parte sospese, influenzando direttamente i flussi energetici regionali. Solo poche eccezioni consentono il carico da scorte disponibili in porti come Zueitina e Brega. Il conflitto che circonda la Banca Centrale della Libia – il principale depositario delle entrate petrolifere – sta sconvolgendo la gestione di queste risorse strategiche e, secondo fonti locali, la situazione di stallo politico ha ridotto significativamente la produzione nazionale di petrolio.
ALCUNE PETROLIERE SONO AUTORIZZATE AD OPERARE
Come riporta il sito Energynews, la petroliera Kriti Samaria è stata autorizzata ad entrare nel porto di Zueitina per caricare circa 600.000 barili di greggio. Questa spedizione è destinata all’Italia, sottolineando l’importanza del mercato europeo per il greggio libico. Un’altra nave, la Front Jaguar, sta attualmente caricando a Brega. Nonostante questi movimenti limitati, le esportazioni globali della Libia restano in gran parte paralizzate, come conseguenza diretta della lotta di potere tra le fazioni del Paese.
IN LIBIA PRODUZIONE DI PETROLIO BLOCCATA E POSIZIONI FINANZIARIE
Dal 26 agosto scorso, la produzione di petrolio è stata frenata dalla decisione delle fazioni ad est di interrompere tutte le estrazioni, in reazione al tentativo dell’occidente di sostituire il governatore della Banca centrale libica, Sadiq al-Kabir. L’entità con sede a Tripoli è al centro di un’intensa battaglia politica, che riflette le continue rivalità interne. La National Oil Corporation (NOC) segnala un calo della produzione a circa 590.000 barili al giorno, ben al di sotto della capacità di 1,18 milioni b/g registrata a luglio. La Banca centrale svolge un ruolo cruciale come unico gestore delle entrate degli idrocarburi, rendendolo una questione chiave per il controllo economico.
Le tensioni politiche e istituzionali prolungano l’incertezza per gli operatori e gli investitori nel settore energetico. Il recente accordo tra le due camere legislative per risolvere la controversia offre qualche speranza, ma non vi sono garanzie che la produzione e le esportazioni torneranno presto alla normalità.
L’IMPATTO SUL MERCATO ENERGETICO REGIONALE
L’impatto di questa crisi si estende oltre i confini della Libia: le interruzioni delle esportazioni, in particolare verso l’Europa, influenzano gli equilibri di mercato, soprattutto in un periodo di tensioni globali nell’approvvigionamento. Per i player europei, una riduzione prolungata delle forniture da Tripoli potrebbe richiedere degli aggiustamenti strategici e contrattuali.
L’incertezza politica ed economica nel Paese nordafricano sta inoltre generando preoccupazioni sull’affidabilità a lungo termine delle sue forniture di petrolio. Anche le aziende internazionali presenti in Libia si trovano in una posizione delicata, tra volatilità politica e rischi operativi. Un possibile deterioramento della situazione potrebbe costringere queste entità a rivedere il loro impegno e i loro investimenti nel settore. Il mercato petrolifero del Mediterraneo resta quindi sotto osservazione, e monitora l’evoluzione dei negoziati politici interni e il loro potenziale impatto sulla produzione e le esportazioni di petrolio libico.
LA NECESSITÀ DI UNA STABILIZZAZIONE POLITICA IN LIBIA
Risolvere il conflitto sulla Banca centrale è essenziale per ripristinare la stabilità e rilanciare le normali operazioni di esportazione. Tuttavia, la sfiducia tra fazioni rivali, unita agli interessi stranieri coinvolti in Libia, complica il percorso verso una soluzione duratura. Gli attori economici, sia nazionali che internazionali, stanno seguendo da vicino gli sviluppi, consapevoli che la piena riapertura del settore petrolifero libico dipende da un solido accordo politico. Mentre gli sforzi di mediazione continuano, la questione del controllo sulle principali istituzioni finanziarie, come la Banca centrale, resta al centro dei negoziati. Finché questa questione rimarrà irrisolta, il settore petrolifero libico continuerà ad operare sotto notevoli limitazioni, con ripercussioni sull’intera filiera energetica regionale.