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Libia

La crisi in Libia, tra scontri politici e produzione di petrolio

Le autorità nell’est della Libia hanno interrotto la produzione e le esportazioni di petrolio, in una disputa con i rivali sul controllo della Banca Centrale libica (BCL)

La National Oil Corporation (NOC), la compagnia petrolifera statale della Libia, ha dichiarato forza maggiore sul giacimento chiave El-Feel, nel mezzo di un’ampia chiusura della produzione innescata da una lotta di potere nel Paese nordafricano, membro dell’OPEC. La forza maggiore – una clausola legale che consente alle aziende di sospendere gli obblighi contrattuali a causa di circostanze al di fuori del loro controllo – è arrivata dalla NOC dopo che le autorità nell’est della Libia hanno interrotto tutta la produzione e le esportazioni, in una disputa con i rivali sul controllo della Banca Centrale libica (BCL).

LA SITUAZIONE POLITICA IN LIBIA

Da allora – riporta Bloomberg – la produzione della Libia si è più che dimezzata, con El-Feel che stava pompando circa 70.000 barili al giorno. I governi orientale e occidentale sono in una situazione di stallo sulla banca, custode di miliardi di dollari di entrate energetiche. Le autorità orientali hanno ordinato il congelamento, dopo che il governo riconosciuto a livello internazionale da Tripoli ha sostituito il governatore Sadiq Al-Kabir.

LA PRODUZIONE DI PETROLIO IN LIBIA

La Libia stava pompando circa 1 milione di barili al giorno prima dell’ordine di sospensione, con la stragrande maggioranza proveniente dall’est. La produzione giornaliera della scorsa settimana è crollata a circa 450.000 barili. I prezzi del petrolio a Londra la scorsa settimana sono balzati sopra gli 80 dollari al barile, quando è stata annunciata la sospensione della produzione. Da allora sono scivolati a causa delle preoccupazioni sulla domanda globale.

Al-Kabir – che è in conflitto con il primo ministro di Tripoli, Abdul Hamid Dbeibah – e ha alleati ad est, ha respinto l’ordine di dimettersi, spingendo le autorità occidentali a prendere il controllo della sede centrale della banca.

I DUE GOVERNI DEL PAESE

Da una settimana le autorità della Libia orientale di Bengasi hanno bloccato la produzione e le esportazioni di petrolio, in un’escalation di tensioni con il Governo di Unità Nazionale (GNU) di Tripoli, dopo l’allontanamento di Siddiq al-Kebir, governatore della BCL.

L’economia della Libia attualmente è gestita da due governi: il primo con sede a Tripoli (ad ovest), guidato dal premier Abdul Hamid Dbeibah e riconosciuto a livello internazionale dall’Onu; il secondo governo è quello orientale (Gns) di Bengasi, guidato da Osama Hammad, che beneficia del sostegno del Parlamento e del maresciallo Khalifa Haftar.

IL RUOLO DI SIDDIQ AL-KEBIR

Siddik al-Kebir, governatore della BCL dal 2012, per molti anni è stato un alleato del primo ministro Dbeibah; successivamente, però, si è avvicinato al governo orientale.

L’allontanamento di al-Kebir – che il governo orientale ritiene illegittimo in quanto deciso in maniera unilaterale – ha causato la reazione di Khalifa Haftar, che ha deciso di tagliare la produzione di greggio.

IL CALO NELLA PRODUZIONE DI PETROLIO E LE SUE CONSEGUENZE

Da martedì scorso la produzione è scesa a meno di 600.000 barili al giorno. Per anni le entrate derivanti dal petrolio sono state la più grande disputa tra i due governi. Se le autorità di Tripoli controllano la NOC e la Banca centrale, riscuotendo i proventi della produzione di idrocarburi, le forze di Haftar gestiscono l’intera “mezzaluna del petrolio”, nell’est del Paese, e la maggior parte dei porti petroliferi.

L’ACCORDO TRA I DUE GOVERNI NEL 2022

Dopo un lungo periodo di violenze e divisioni, nel luglio 2022 le due parti sono giunte ad un accordo, nominando Farhat Bengdara come direttore della NOC e riavviando la produzione ed esportazione di petrolio.

L’Unione europea e l’ONU hanno convocato un incontro d’emergenza tra le parti per trovare una soluzione pacifica. Vi è infatti il forte timore che la crisi porti ad uno scontro armato, dopo che lo scorso 20 agosto il figlio del maresciallo, Saddam Haftar, aveva spostato alcune truppe per cercare di conquistare e controllare alcune località nel sud-ovest della Libia.

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