Secondo l’ultimo rapporto Istat sui rifiuti, sono “più del 90%” le famiglie “che dichiarano di aver sempre effettuato la raccolta differenziata nel 2021
I due anni della pandemia sono già storia, hanno prodotto una tragedia mondiale e conseguenze economico-sociali di lungo termine a dir poco evidenti. Ma c’è almeno un lato della medaglia da poter salvare, quello della raccolta e gestione dei rifiuti urbani. Le città si sono fermate per tanti mesi, facendo respirare i cieli e le strade.
I numeri li ha resi noti oggi l’Istat, nell’ultimo report riferito al biennio 2020-2021. Nel primo anno di Covid-19, ad esempio, “diminuisce la produzione di rifiuti urbani rispetto al 2019, (-3,6%) mentre raggiunge il 63% la quota di raccolta differenziata che nel 2019 era pari al 61,3%”.
TUTTI I NUMERI DELL’ISTAT SUI RIFIUTI URBANI
Ma sono tanti i numeri messi in fila dall’Istituto di statistica. Che evidenza, tra l’altro, la crescita delle famiglie (il 90%) “che dichiarano di aver sempre effettuato la raccolta differenziata nel 2021 (91,8% per la carta, 90,8% per la plastica e 91,1% per il vetro).
Sempre guardando alle famiglie, il 54% del totale utilizza le stazioni ecologiche per lo smaltimento dei rifiuti nel 2021.
“La flessione si è verificata in tutte le ripartizioni”, dettaglia il rapporto. E “in modo più consistente nel Centro (-5,4%), seguono Nord (-3,4%) e Mezzogiorno (-2,6%)”. Nel 2020, “la raccolta differenziata raggiunge il 63% del totale dei rifiuti urbani”, che vale “1,8 punti percentuali in più rispetto al 2019”. Anche se, “la crescita rallenta rispetto all’aumento medio annuo rilevato nel triennio precedente (+2,9 punti percentuali)”.
L’IMPORTANZA DELL’UE SULLA GESTIONE DEI RIFIUTI
Tanta la soddisfazione delle famiglie sulla raccolta porta a porta, sui costi anche economici della raccolta dei rifiuti. Ma è da evidenziare anche il coordinamento con le politiche europee.
“Al fine di disaccoppiare ciclo economico e pressione ambientale dovuta ai rifiuti, favorendo l’approdo all’economia circolare”, dice il rapporto, “l’Unione europea (Direttiva 2008/98/CE) mette al primo posto la prevenzione e la riduzione dei rifiuti attraverso buone pratiche e riuso, seguite dalla preparazione al riutilizzo e riciclaggio, da altri tipi di recupero (ad es. energetico) e, infine, dallo smaltimento di rifiuti non riciclabili. La gestione dei rifiuti in ogni sua fase deve essere, quindi, orientata al rispetto della sostenibilità, al fine di ridurre i danni alla salute umana e all’ambiente”.
E il lavoro, altrettanto, dei comuni è chiave. In chiave di “applicazione di politiche di prevenzione, riduzione e riciclo dei rifiuti urbani e di servizi per favorirne il corretto conferimento”.
In proposito, “le politiche di prevenzione e riduzione dei rifiuti urbani più diffuse nel 2020 riguardano le buone pratiche in uffici, scuole e nidi comunali”. E, tra l’altro, “particolarmente diffuse sono anche le campagne di sensibilizzazione in tema di prevenzione, svolte dal 54,6% dei capoluoghi”.