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Jacob Rees-Mogg

Chi critica e perché il nuovo ministro dell’energia britannico

Jacob Rees-Mogg è un politico britannico scettico sulla tematica del cambiamento climatico. Cosa aspettarsi? 

La Gran Bretagna cambia pagina. Non solo per la morte della Regina Elisabetta II. Prima della storica fine della sua era, Sua Maestà aveva onorato il passaggio di consegne dell’esecutivo da Boris Johnson a Liz Truss. Che già prima di ricevere la maggioranza delle preferenze dai Conservatives aveva annunciato più di qualcosa sulle sue prime mosse in politica energetica.

Ora, ufficializzata la sua vittoria e quindi l’inizio della sua premiership, sappiamo qualcosa in più.

LE PRIME MOSSE DI LIZ TRUSS

Come abbiamo riportato su questo giornale, Liz Truss – secondo la Bbc – ha parlato di azioni contro i rincari basate su “prestiti garantiti” dal governo alle aziende fornitrici di energia. “Le compagnie energetiche accetterebbero pagamenti in prestiti garantiti dal governo per colmare il divario tra il prezzo all’ingrosso sul mercato e il prezzo fisso che stanno addebitando ai clienti”. I soldi verrebbero rimborsati nei prossimi 10-20 anni tramite supplementi alle bollette degli utenti. Il piano, secondo l’emittente, avrebbe un costo stimato tra 100 e 130 miliardi di sterline.

Prima di essere proclamata alla successione di BoJo, Truss aveva annunciato un piano dettagliato nella prima settimana dall’inizio del mandato. Molto probabilmente congelerà i prezzi in bolletta e propenderà per una economia a bassa tassazione e poco regolamentata.

Detto fatto. “Il pacchetto di aiuti lanciato giovedì mattina è davvero notevole e non solo per la velocità con cui è stato approvato dal Parlamento di Westminster. Nel corso dei prossimi due anni (per le famiglie) e sei mesi (per le imprese), un primo ministro che si ispira a Margaret Thatcher, e che aveva promesso di ridurre “l’ingerenza” dello stato nell’economia, elargirà più di £150 miliardi di denaro pubblico”, ha scritto Francesco Guerrera su Repubblica.

JACOB REES-MOGG, NUOVO MINISTRO DELL’ENERGIA

Detto che il nuovo corso di Downing Street è stato travolto dalla scomparsa della Regina, e che non sono tardate ad arrivare prime accuse di thatcherismo per la nuova premier, sul fronte energetico il bersaglio adesso è Jacob Rees-Mogg. Cioè, il nuovo ministro dell’energia britannico.

Già nei confronti di Truss, i partiti hanno mosso appelli al rispetto degli obiettivi sulle emissioni da ridurre. Truss si è impegnata a mantenere l’obiettivo, ma la sua campagna promette di espandere la produzione di petrolio e gas nel Mare del Nord, il sostegno delle voci per il fracking e la sua opposizione agli impianti eolici e solari onshore hanno portato a timori che potesse renegare le azioni necessarie per raggiungere l’obiettivo.

A rafforzare dubbi e timori su ciò che potrà accadere sul fronte energetico c’è la nomina di Rees-Mogg. Nato a Londra nel 1969, figlio di un giornalista del Times e padre di sei figli, ha posizioni conservative su molti temi. Incluso il cambiamento climatico. Che più volte ha definito come allarmismo, riducendone l’importanza.

Nove anni fa, al Telegraph, disse che “le aspettative di un disastro finale sono parte della psicologia umana. I profeti di sventura del semi-religioso movimento ecologista non fanno eccezione. Non mi sembra saggio basare politiche pubbliche sulla base di queste paure”. E ancora: “Il buon senso vuole che se i meteorologici non riescono a prevedere il tempo della prossima stagione, non si capisce come lo si possa fare spingendosi a decenni di distanza”.

I TIMORI E GLI SCENARI

Come scrive il Guardian, “l’ex ministro dell’energia Chris Skidmore, è stato contattato due volte dal team Truss per riprendere il ruolo. Tuttavia, li ha respinti perché, a differenza dell’ultima volta, il lavoro non gli avrebbe permesso di frequentare il gabinetto. Resta inteso che non ha avuto problemi a lavorare con Rees-Mogg, ma voleva continuare a promuovere lo zero netto”.

Ma al di là di questo retroscena, la figura di Rees-Mogg preoccupa. Per Verdi e Green Tories, Truss non porrà la questione climatica in prima fila con questa nomina. Il ritorno al fracking, la rottamazione delle tasse ecologiche, i pensieri ultra-conservatori di Rees-Mogg destano timori.

“Non è molto incoraggiante”, affrontare il climate change dev’essere “un’opportunità e non un costo”, sono alcuni commenti emersi dagli ambienti conservatori sul nuovo ministro. E ancora: “potrebbe essere così un male per l’ambiente che mi si spezza il cuore”.

Ma dai sostenitori di Rees-Mogg rigettano il tutto. Eppure, le sicurezze vengono minate anche dal fatto che Matthew Sinclair, il suo nuovo consigliere economico principale, si è sempre schierato contro la tassazione per pagare le politiche ambientali. L’indirizzo della politica energetica britannica dovrà essere svelato ben presto con chiarezza. Il momento storico è troppo importante per rimanere nell’incertezza.

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