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Rinnovabili

Il piano dell’amministrazione Biden per l’eolico offshore

Rispetto all’Europa, gli Stati Uniti sono molto in ritardo sull’eolico offshore. Biden vuole arrivare a 30 GW di capacità entro il 2030

Lunedì l’amministrazione di Joe Biden ha presentato un piano per favorire l’espansione dell’industria statunitense dell’eolico offshore, ancora alle prime armi, attraverso l’apertura di nuove aree, l’assegnazione più rapida dei permessi e l’aumento del sostegno pubblico ai progetti.

È un piano che rientra nell’obiettivo più generale del presidente per l’azzeramento netto delle emissioni generate dagli Stati Uniti entro il 2050. La sua agenda climatico-energetica – come riassume efficacemente Reuters – è tuttavia osteggiata dal Partito repubblicano, che la considera dannosa per l’economia; il Partito democratico, al contrario, ritiene che permetterà sia di tutelare l’ambiente che di creare posti di lavoro.

IL RITARDO AMERICANO E IL PIANO DI BIDEN

Gli Stati Uniti – con appena due, piccoli, impianti – sono in ritardo rispetto all’Europa sullo sviluppo dell’eolico offshore.

Ma l’amministrazione Biden ha intenzione di installare 30 gigawatt di eolico offshore entro il 2030: una quantità di energia che il governo ha definito sufficiente ad alimentare dieci milioni di abitazioni e che permetterebbe una riduzione di 78 milioni di tonnellate di anidride carbonica all’anno.

Uno dei primi passi sarà l’apertura di una nuova zona di sviluppo per l’eolico offshore nella New York Bight, un’area al largo della costa tra Long Island e lo stato del New Jersey.

POSTI DI LAVORO “BEN PAGATI”

L’amministrazione Biden afferma che entro il 2030 l’industria dell’eolico offshore darà lavoro direttamente a 44mila persone, sostenendo indirettamente altri 33mila occupati: tutti impieghi “ben pagati”.

Gran parte di questi posti di lavoro verranno creati nelle nuove fabbriche che dovranno produrre le pale, le torri e tutti gli altri componenti per le turbine eoliche. Si apriranno poi nuovi cantieri navali, per la costruzione di imbarcazioni specializzate all’installazione degli impianti in mare. Stando alle stime governative, i porti americani riceveranno investimenti legati all’eolico offshore per oltre 500 milioni di dollari.

BUROCRAZIA PIÙ VELOCE

L’amministrazione promette inoltre maggiore rapidità nell’assegnazione dei progetti e tempi più rapidi per le valutazioni di impatto ambientale. Il dipartimento dell’Energia finanzierà i progetti eolici offshore con 3 miliardi di dollari. L’agenzia spenderà anche 128 milioni per lo sviluppo di tecnologie per l’energia solare.

L’INDUSTRIA DELLA PESCA SI OPPONE

Il piano di Biden per l’eolico offshore non piace particolarmente all’industria della pesca, che teme che l’installazione di grosse turbine nelle acque avrà ripercussioni negative sulle proprie attività.

AMERICA ED EUROPA A CONFRONTO

Gli Stati Uniti dispongono attualmente di due soli parchi eolici offshore, peraltro di piccole dimensioni: la Block Island Wind Farm, da 30 megawatt, al largo dello stato del Rhode Island (nel nord-est del paese, affacciato sull’oceano Atlantico); e un progetto pilota al largo della Virginia. Ci sono però una serie di progetti in varie fasi di sviluppo dalla capacità complessiva di oltre 20 GW.

L’Europa già possiede una capacità eolica offshore installata superiore a 20 GW, e vuole arrivare a 300 GW entro il 2050. La maggior parte delle aziende che stanno portando avanti progetti sull’eolico offshore in America sono peraltro europee, come la norvegese Equinor o la danese Orsted.

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