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Francia Italia

La Francia torna leader nell’export di elettricità in Europa. E l’Italia?

Il 4 gennaio è stata sfiorata la soglia dei 400.000 MWh, che porta tre giorni di gennaio 2024 nella top 10 dei migliori per l’export di elettricità della Francia

La Francia torna al primo posto nelle esportazioni di elettricità in Europa. Secondo i dati di RTE, il gestore della rete elettrica francese, il 2 gennaio 2024 la Francia ha battuto per la prima volta il suo record giornaliero di elettricità, con 393.000 MWh esportati verso i partner (Germania e Benelux, Svizzera, Inghilterra, Italia e Spagna). Il 3 gennaio il record è stato superato nuovamente, arrivando a 400.000 MWh.

Questo è il dato complessivo nelle 24 ore e, per dare un’idea, supera di poco il consumo medio giornaliero di tutte le famiglie tedesche. Il 4 gennaio è stata sfiorata la soglia dei 400.000 MWh, che porta questi tre giorni di gennaio nella top 10 dei migliori per l’export di elettricità francese.

Il doppio record conferma i risultati ottenuti nel 2023, anno in cui Parigi è tornata ad essere un esportatore netto di elettricità, dopo i pessimi risultati del 2022. In quell’anno, infatti, la Francia non solo si è trovata, per la prima volta da decenni, dipendente dai Paesi vicini, in particolare a causa del ritardo nella manutenzione della flotta nucleare, ma ha dovuto subire anche l’esplosione dei prezzi di acquisto dell’elettricità sul mercato europeo, come conseguenza della guerra in Ucraina.

L’8 dicembre 2022 è il giorno in cui la Francia ha raggiunto il record di importazioni di energia elettrica nelle 24 ore, con un deficit netto di 293.000 MWh. Quel giorno, al culmine della dipendenza, il prezzo dell’elettricità sul mercato all’ingrosso era di 417 euro/MWh, mentre il 3 gennaio è tornato a 46 euro/MWh.

Francia fonti energia

LA PRODUZIONE NUCLEARE DELLA FRANCIA

Andando più indietro nel tempo, il bilancio degli scambi energetici della Francia con i Paesi vicini è sempre stato favorevole sin dalla creazione della flotta nucleare, negli Anni 80, raggiungendo un picco di 76,8 milioni di MWh nel 2002. Il 2022 e il suo saldo negativo di 16,5 milioni di MWh è stato la conseguenza sia della produzione nucleare ai minimi dal 1988 – per lo stop simultaneo di molti reattori, per controlli e riparazioni – sia della lunga siccità, che ha inciso fortemente sulle risorse idroelettriche francesi, limitando la produzione al livello più basso dal 1976.

Uno degli elementi che spiegano il rapido ritorno alla situazione normale di Parigi in termini di bilancio elettrico è il mantenimento dei consumi ad un livello relativamente basso. Analizzando la produzione francese degli ultimi 10 anni (2014-2023), il 2022 non ha confermato la ripresa del 2021, in uscita dalla crisi legata alla pandemia Covid ma, al contrario, sembra aver avviato un processo produttivo storico basso, confermato dal risultato (ancora provvisorio) del 2023.

Nel 2020, mentre le industrie francesi rallentavano, i consumi hanno raggiunto un minimo iniziale di 448,5 milioni di MWh. Dopo una ripresa nel 2021, a 471,5 milioni di MWh, il 2022 ha registrato un calo a 452,8 milioni di MWh, spiegato in particolare dalle temperature miti e dal loro impatto sulla domanda di riscaldamento elettrico. Se per il 2023 si confermasse la cifra di 424 milioni di MWh, si tratterebbe del livello di consumo più basso dall’inizio del millennio.

Fattore climatico a parte, questo calo dei consumi sembra essere il risultato di due dinamiche: una di natura economica alimentata dal persistente elevato costo dell’energia e l’altra di natura ambientale alimentata da ripetuti incentivi a favore del risparmio energetico.

LE IMPORTAZIONI ENERGETICHE DELL’ITALIA

Andiamo ora ad osservare lo scenario energetico di uno dei principali Paesi partner della Francia, l’Italia. In base agli ultimi dati Terna (novembre 2023), la nostra domanda di energia elettrica è stata soddisfatta per l’82,1% con la produzione nazionale e, per la quota restante (17,9%), dal saldo dell’energia scambiata con l’estero. La produzione nazionale netta è stata di 21 miliardi di kWh, stabile rispetto al novembre 2022.

Come la società ha scritto nel suo “Rapporto Adeguatezza Italia 2023”, l’import dall’estero riveste un ruolo fondamentale nel garantire la copertura della domanda elettrica italiana. Nel 2021 e nel 2022 l’import si è attestato a circa 43 TWh, corrispondenti a circa il 13,5% del fabbisogno elettrico nazionale. La ragione è innanzitutto la differente composizione del parco di generazione elettrica rispetto ai Paesi confinanti – soprattutto Francia e Svizzera -, che generalmente presentano un costo variabile di generazione inferiore. Proprio come conseguenza di questa disponibilità di energia a basso costo oltre il confine, il sistema elettrico italiano ha fatto affidamento su questa risorsa, che è diventata essenziale per coprire l’elevato fabbisogno del Nord del nostro Paese.

IL RAPPORTO SULLA DIPENDENZA ENERGETICA DELL’ITALIA

Secondo un rapporto di Italy for Climate del 2022, l’Italia è uno dei Paesi in Europa con la più alta dipendenza energetica dall’estero: il 77% del fabbisogno nazionale di energia è soddisfatto dalle importazioni, che riguardano soprattutto i combustibili fossili (petrolio, gas e carbone). L’Italia importa la quasi totalità delle fonti fossili da 10 Paesi, primo fra tutti è la Russia, che ci fornisce il 25% del nostro fabbisogno viene infatti da Mosca. Per quanto riguarda il gas, la quasi totalità di quello che importiamo deriva da 4 Paesi: Russia, Algeria, Azerbaijan e Qatar.

Sul fronte petrolifero, la dipendenza italiana è più diversificata, ma sono 5 i Paesi che soddisfano i due terzi delle nostre importazioni: Libia, Russia, Azerbaijan, Arabia Saudita e Iraq. Per quanto riguarda infine il carbone, l’Italia è dipendente totalmente dall’estero: quasi tre quarti del carbone consumato nel 2021 proviene da Russia e Stati Uniti.

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