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Libia

La Libia può davvero raddoppiare la sua produzione di petrolio?

Prima del 2011 la National Oil Corporation voleva implementare delle tecniche di recupero avanzato per aumentare la produzione, ma i piani furono sospesi a causa dell’aumento delle ostilità nel Paese

Prima della rimozione, nel 2011, del suo leader di lunga data, Muammar Gheddafi, la Libia era riuscita a produrre facilmente circa 1,65 milioni di barili al giorno di petrolio dolce e leggero di alta qualità. In quel periodo la produzione era in aumento, rispetto ai circa 1,4 milioni di barili al giorno del 2000, e il Paese nordafricano disponeva ancora di circa 48 miliardi di barili di riserve accertate di greggio, le più grandi in Africa.

Sebbene questo livello di produzione fosse ben al di sotto dei livelli di picco di oltre 3 milioni di barili raggiunti alla fine degli Anni 60, la National Oil Corporation (NOC) prima del 2011 aveva in programma di implementare delle tecniche di recupero avanzato del petrolio (enhanced oil recovery – EOR) per aumentare la produzione nei giacimenti petroliferi in maturazione. Questi piani sono stati sospesi a causa di un aumento delle ostilità in tutto il Paese, ma ora sono tornati in vigore.

Secondo un recente commento del presidente del NOC, Farhat Bengdara, è stato creato un nuovo “Ufficio programmi strategici” (SPO), che nei prossimi 3-5 anni organizzerà un aumento della capacità produttiva della Libia a 2 milioni di barili al giorno.

GLI INVESTIMENTI DELLE COMPAGNIE PETROLIFERE INTERNAZIONALI

La chiave per il successo di questo piano sarà l’investimento delle compagnie petrolifere internazionali, ma c’è una base di interesse a costruire da parte delle compagnie. Prima della rimozione di Gheddafi, numerose compagnie petrolifere di alto profilo operavano in Libia o avevano in programma di farlo. Con la guerra civile che, dopo la rimozione di Gheddafi, ha infuriato a fasi alterne, il numero è diminuito, ma ci sono ancora alcune compagnie attualmente concentrate sul gas libico. Una di queste è l’Eni, che – insieme alla francese TotalEnergies e alle britanniche BP e Shell – dopo l’invasione dell’Ucraina è stata all’avanguardia negli sforzi dell’Europa per garantire delle forniture energetiche alternative a quelle provenienti dalla Russia. Il governo italiano si è impegnato ad eliminare il gas russo entro il 2025 e, a tal fine, ha annunciato diverse nuove misure a breve e medio termine per aumentare i flussi di GNL e gas da altre fonti.

LE ATTIVITÀ ENERGETICHE ITALIANE IN LIBIA

Di recente, Eni ha firmato un accordo con la NOC che la vedrà investire circa 8 miliardi di dollari per produrre circa 850 milioni di piedi cubi al giorno da due giacimenti di gas offshore nel Mar Mediterraneo. L’operazione – come dichiarato da Bengdara della NOC – comporterà il rinnovo di un accordo già esistente originariamente siglato nel 2008. Eni attualmente produce gas in Libia dai giacimenti di Wafa e Bahr Essalam, gestiti da Mellitah Oil & Gas, una joint-venture tra la compagnia italiana e la NOC.

Secondo Eni, il gas dei giacimenti viene trasportato in Italia attraverso il gasdotto Green Stream – lungo 520 chilometri e da 8 miliardi di metri cubi all’anno – che attraversa il Mar Mediterraneo e arriva a Gela, in Sicilia. Questi flussi di gas sono stati interrotti all’inizio del 2023 a causa di una manutenzione straordinaria al Mellitah Complex, ma da allora sono stati ripristinati a pieno regime. Può darsi, quindi, che l’Italia stia cercando di garantire la stabilità delle sue forniture di gas dalla Libia attraverso ulteriori investimenti da parte delle sue principali compagnie petrolifere e del gas nel Paese e, più in generale, in altri fornitori target nella regione.

In precedenza, Bengdara aveva detto di aspettarsi l’avvio di un programma separato di perforazioni offshore e onshore entro i prossimi mesi, sotto la guida non solo di Eni, ma anche di BP e TotalEnergies.

L’ACCORDO DI TOTALENERGIES NEL 2021

Nell’aprile 2021, in un incontro tra l’allora presidente della NOC Mustafa Sanalla e l’amministratore delegato di TotalEnergies, Patrick Pouyanne, la compagnia francese accettò di continuare con i suoi sforzi per aumentare la produzione di petrolio di almeno 175.000 barili al giorno dai giacimenti petroliferi Waha, Sharara, Mabruk e Al Jurf.

TotalEnergies concordò anche di rendere prioritario lo sviluppo dei giacimenti petroliferi della concessione Waha North Gialo e NC-98. Secondo la NOC le concessioni Waha – in cui nel 2019 Total prese una quota di minoranza – insieme hanno la capacità di produrre almeno 350.000 barili al giorno. La NOC ha aggiunto che l’azienda francese “contribuirà anche alla manutenzione delle apparecchiature e delle linee di trasporto del greggio che devono essere sostituite”.

Ad ogni modo, i rischi finanziari e di sicurezza per le compagnie petrolifere internazionali che operano in Libia restano molto elevati. A parte l’apparato governativo disarticolato e la guerra civile in corso, la minaccia di ulteriori cause di forza maggiore implementate nei principali hub petroliferi e del gas libici è sempre presente e non è probabile che diminuirà presto.

L’ACCORDO TRA LE FAZIONI LIBICHE DEL SETTEMBRE 2020

La causa principale di questo risale alla mancanza di chiarezza nell’accordo del 18 settembre 2020 su come i fondi del settore del gas e del petrolio libico avrebbero dovuto essere suddivisi tra le varie fazioni politiche in guerra.

Il bisogno dell’Occidente di continuare a garantire forniture energetiche alternative lontano dalla Russia potrebbe portare a delle pressioni sulla NOC e sulle varie fazioni politiche che provocano l’attuale caos in Libia. La chiave di ciò sarà portare avanti i termini dell’accordo originale del settembre 2020 firmato da Haftar e Maiteeq, che includeva la formazione di un comitato tecnico congiunto per gestire gli esborsi di denaro petrolifero. Secondo la dichiarazione ufficiale dell’epoca sul ruolo del comitato tecnico proposto, questo “supervisionerà le entrate petrolifere, assicurerà l’equa distribuzione delle risorse e controllerà l’attuazione dei termini dell’accordo”.

Per far fronte al fatto che il GNA (Governo di Accordo Nazionale) detiene effettivamente il controllo sulla NOC e, per estensione, sulla Banca centrale della Libia (in cui sono fisicamente detenute le entrate), il comitato dovrà anche “preparare un bilancio unificato che soddisfi le esigenze di ciascun parte e la riconciliazione di qualsiasi controversia sugli stanziamenti di bilancio, e richiederà alla Banca Centrale di Tripoli di coprire i pagamenti mensili o trimestrali approvati nel bilancio senza alcun ritardo, e non appena il comitato tecnico paritetico richiederà il trasferimento.

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