Una strategia bipartisan ha permesso di anticipare il blocco del gas russo e ridurre i fossili sotto il 50%, superando la Germania per resilienza. Tra boom di rinnovabili e la svolta nucleare, ecco come il Paese sta costruendo la sua sovranità energetica nonostante le sfide infrastrutturali.
Una trasformazione energetica senza precedenti, guidata dal principio della sicurezza e dall’obiettivo di ridurre la dipendenza dal carbone. È quel che sta accadendo in Polonia, dove negli ultimi dieci anni sono stati compiuti passi significativi verso la diversificazione delle fonti di approvvigionamento e l’integrazione delle energie rinnovabili. Un percorso accompagnato dai governi di diverso orientamento politico, nel segno di una continuità di intenti che rende giustizia anche dell’estrema polarizzazione che caratterizza lo scenario partitico interno.
Un’analisi dettagliata dello stato della transizione energetica polacca è stata curata da Wojciech Jakóbik, docente di sicurezza energetica all’Università di Varsavia, e pubblicata nell’Annuario monografico “Polonia 2025”, quest’anno dedicato al tema dell’energia. Pubblicato dell’Istituto tedesco per la Polonia di Wiesbaden, lo studio evidenzia come la Polonia abbia reagito con efficacia alla crisi energetica scatenata dall’invasione russa dell’Ucraina nel 2022, distinguendosi per resilienza rispetto ad altri Paesi europei, tra cui la stessa Germania.
DIVERSIFICAZIONE E INDIPENDENZA, LA LEZIONE DEL GAS
Mentre l’Europa affrontava il blocco delle forniture di gas russo e l’impennata dei prezzi, la Polonia ha dimostrato di aver costruito per tempo un sistema più solido. Già da anni Varsavia lavorava per ridurre la dipendenza da Mosca, puntando sul gas naturale liquefatto dagli Stati Uniti e dalla Norvegia, oltre che sul completamento del terminale di Świnoujście e del gasdotto Baltic Pipe. Quando la Russia interruppe le forniture nell’aprile 2022, la Polonia aveva già avviato accordi alternativi, tra cui un contratto a lungo termine con la norvegese Equinor.
Le soluzioni polacche, come l’obbligo di stoccaggio del gas prima dell’inverno e la creazione di un’agenzia per gli acquisti congiunti, sono state poi integrate nella regolamentazione europea. La Germania, che aveva basato la propria transizione energetica sul gas russo, ha dovuto correre ai ripari, costruendo in fretta cinque terminali GNL.
Nonostante i progressi, per la sicurezza dell’approvvigionamento energetico polacco restano sfide legate alla sicurezza, come i rischi di sabotaggio (emersi con i gasdotti Nord Stream e Balticconnector) e l’instabilità geopolitica. Per il futuro, la Polonia punta a consolidare la propria indipendenza energetica con un’unità galleggiante di rigassificazione (FSRU) nella baia di Danzica, prevista per il 2028.
DECLINO DEL CARBONE E ASCESA DELLE RINNOVABILI
Se un decennio fa la Polonia produceva il 90% della sua elettricità dal carbone, oggi questa quota si è ridotta di molto, fino a toccare il l 49,4% nel mese di aprile di quest’anno: la prima volta sotto il 50% è stata salutata come una svolta storica. Questo trend in discesa si è accompagnato a un aumento parallelo delle energie rinnovabili. Il fotovoltaico, in particolare, ha superato ogni aspettativa: nel 2023, ultimo dato riportato nell’analisi di Jakóbik, la capacità installata aveva raggiunto i 17 GW, un traguardo impensabile fino a pochi anni prima, e nell’ultimo anno e mezzo la quota è ulteriormente cresciuta. Così come quella dell’eolico, sia onshore che offshore, che offre un potenziale enorme, stimato in oltre 70 GW combinati.
Tuttavia, la crescita delle rinnovabili incontra ostacoli. La rete elettrica polacca, gestita da PSE, fatica a gestire l’intermittenza di queste fonti, costringendo a volte a disconnessioni forzate. Per garantire stabilità, servono investimenti in infrastrutture, come l’elettrodotto nord-sud, che collegherà le regioni baltiche (ricche di eolico e in futuro di nucleare) con il sud industriale. Intanto, il governo sta rivedendo i sussidi al fotovoltaico, riducendo i rimborsi per evitare sovraccarichi sul sistema.
RUOLO CRUCIALE DEL NUCLEARE
Per sostituire definitivamente il carbone, la Polonia punta sull’energia nucleare. Dopo trent’anni di discussioni, è stato scelto il sito di Lubiatowo-Kopalino in Pomerania per la prima centrale, che utilizzerà tecnologia statunitense Westinghouse. Il progetto, finanziato con un meccanismo simile alle bollette elettriche, dovrebbe essere operativo entro il 2033. Restano però dubbi sul secondo impianto, con coreani e francesi in competizione per aggiudicarsi il contratto.
Nel frattempo, il paese mantiene in funzione le centrali a carbone, sostenute da aiuti di Stato fino al 2038, per garantire un carico di base stabile. La transizione verso il gas e le rinnovabili richiederà tempo, e il nucleare sarà essenziale per coprire il fabbisogno futuro. Anche i piccoli reattori modulari (SMR) potrebbero giocare un ruolo, nonostante le incertezze politiche e tecnologiche.
IL FUTURO DELL’ENERGIA POLACCA
Jakóbik evidenzia però anche punti critici. La transizione energetica polacca procede a ritmi sostenuti, ma spesso in modo disorganico, influenzata più da circostanze esterne che da una pianificazione centralizzata. L’attuale strategia di politica energetica fino al 2040 prevede una quota del 32% di rinnovabili entro il 2030, mentre il Piano nazionale per l’energia e il clima alza l’asticella al 50%. La discrepanza riflette la tensione tra obiettivi ufficiali e realtà.
Il successo polacco, conclude l’analisi dell’Istituto di Wiesbaden, risiede nella capacità di bilanciare sicurezza, diversificazione e innovazione. Tuttavia, perché la transizione sia davvero sostenibile, serviranno scelte strategiche più coerenti, in grado di superare la logica dell’emergenza e delle personalità politiche dominanti. Con megaprogetti come il Baltic Pipe e il nucleare, la Polonia sta comunque scrivendo un nuovo capitolo della sua storia energetica, dimostrando che la sovranità cui tutti ambiscono passa attraverso l’indipendenza e la flessibilità.


