Quantificare la quantità di rimozione di CO2 disponibile per aiutare a realizzare il net zero è un’area di attenzione analitica meno battuta. Per affrontare il problema, i ricercatori dell’Università di Oxford hanno quindi ideato un “bilancio di rimozione del carbonio”
Per raggiungere le emissioni nette pari a zero – la condizione in cui le emissioni e le rimozioni dell’inquinamento da gas serra si bilanciano a vicenda – i governi e le aziende devono fare due cose: ridurre le emissioni il più possibile e rimuovere qualsiasi inquinamento residuo dall’atmosfera.
LA RIDUZIONE DELLE EMISSIONI E IL NET ZERO
Come riporta Bloomberg, per valutare la velocità con cui le emissioni devono essere ridotte, gli analisti spesso utilizzano il cosiddetto bilancio del carbonio, uno schema consolidato per calcolare la quantità di gas serra che può essere emessa per rimanere ad un determinato livello di riscaldamento globale o al di sotto. I leader mondiali si sono impegnati a mantenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto di 2 °C rispetto ai livelli preindustriali e, idealmente, a 1,5 °C.
Quantificare la quantità di rimozione di CO2 disponibile per aiutare a realizzare questi obiettivi di temperatura è però un’area di attenzione analitica meno battuta. Per affrontare il problema, i ricercatori dell’Università di Oxford hanno quindi ideato un “bilancio di rimozione del carbonio”.
IL BILANCIO DI RIMOZIONE DEL CARBONIO
Pensiamo alle rimozioni di carbonio come alla “rete” del net zero. La CO2 può essere rimossa in molti modi, inclusi approcci basati sulla natura, come il ripristino di foreste o torbiere. Esistono anche delle tecnologie come la cattura e lo stoccaggio diretti dell’aria, la cosiddetta biochar e la cattura e stoccaggio della bioenergia e del carbonio (BECCS). Gran parte di queste tecnologie, però, non hanno ancora raggiunto il pieno potenziale, e il tempo stringe. La Terra si sta riscaldando così rapidamente che, senza un’azione rapida e drastica, è quasi certo che supererà la soglia critica degli 1,5 °C. Scalare tecnologie e progetti in grado di estrarre miliardi di tonnellate di gas che riscaldano il pianeta per abbassare le temperature globali diventa quindi essenziale.
IL RUOLO CENTRALE DELLA RIMOZIONE DEL CARBONIO
Gli autori del documento, Ben Caldecott e Injy Johnstone della Oxford University, sostengono che, sebbene sia essenziale che il settore cresca, se vogliamo avere qualche possibilità di raggiungere il net zero, la rimozione del carbonio sarà sempre “una risorsa fondamentalmente finita” che dovrà essere allocata in modo responsabile. “Le rimozioni di carbonio non sono gratuite e devono affrontare alcuni vincoli economici significativi”, ha spiegato Caldecott, che ha aggiunto: “se un’azienda che potrebbe facilmente ridurre le emissioni decide invece di utilizzare una parte del budget disponibile per la rimozione del carbonio, cosa significherà per gli altri attori? Deve esserci equità nel modo in cui questa risorsa finita viene distribuita, e ci saranno senza dubbio dei compromessi”.
In altre parole, le industrie che possono ridurre più facilmente le emissioni dovrebbero massimizzare questo sforzo, lasciando una parte maggiore della limitata capacità mondiale di rimuovere il carbonio dall’atmosfera a quelle che, per loro stessa natura, sono limitate nella loro capacità di farlo. Secondo i ricercatori, le aziende nei cosiddetti “settori hard to abate” – come le acciaierie e le compagnie aeree – potrebbero avere maggiore necessità di queste rimozioni, in determinati scenari.
GLI OSTACOLI ALLA CCS
La capacità di rimozione e stoccaggio della CO2 (CCS) è generalmente limitata dalla fisica, oltre che da una serie di barriere economiche, istituzionali e tecnologiche. Secondo Caldecott e Johnstone, quindi, “chi ha il diritto di accedere alla rimozione della CO2 già fattibile e chi ha l’onere di sviluppare ulteriore potenziale” restano delle domande importanti. Quanto carbonio dobbiamo rimuovere dall’atmosfera e a quale costo, per raggiungere i nostri obiettivi climatici? E cosa è possibile, dato lo stato attuale della tecnologia di rimozione?
Ipotizzando un prezzo minimo per tonnellata di carbonio rimosso di 100 dollari e tenendo conto di ciò che è effettivamente fattibile da un punto di vista tecnico ed economico (per non parlare delle variabili politiche), gli autori stimano che tra il 2025 e il 2100 il mondo dovrà affrontare un deficit di rimozione del carbonio di 49 gigatonnellate di CO2, in uno scenario in cui il riscaldamento è mantenuto a circa 1,5 °C. Un deficit implica che la necessità di rimozioni della CO2 supererà l’implementazione prevista di queste tecnologie.
GLI SCENARI NEL PERCORSO VERSO IL NET ZERO
Ora, se l’umanità volesse accontentarsi di un riscaldamento di 2 °C – che potrebbe essere catastrofico dal punto di vista del cambiamento climatico – c’è il potenziale per un piccolo surplus di 12 gigatonnellate di CO2 per quanto riguarda il budget di rimozione del carbonio. La natura non ha una capacità illimitata di immagazzinare carbonio, e tutti i pozzi di carbonio naturali potrebbero rilasciare parte della CO2 immagazzinata nell’atmosfera.
Nel frattempo, le nuove tecniche di rimozione del carbonio – come la cattura diretta dell’aria, in cui le macchine aspirano la CO2 dall’atmosfera e la seppelliscono in profondità nel sottosuolo – hanno un rischio di inversione inferiore. Hanno però anche dei costi che arrivano fino a 1.610 dollari a tonnellata per le tecnologie più complesse. E può servire molto tempo per sviluppare l’infrastruttura necessaria. “Le rimozioni del carbonio sono come il nuovo oro: sono molto preziose, scarse e devono essere riservate solo ad un numero selezionato di casi”, ha concluso Johnstone.