Bruxelles, pur volendo liberarsi definitivamente dall’energia russa, non può impedire che la Turchia si trasformi in un hub del gas, con grandi quantitativi provenienti da Mosca
L’Unione europea vuole abbandonare ogni forma di importazione di energia dalla Russia entro la fine del 2027. L’Ue ne ha parlato molto, ma l’azione è stata per lo più assente, con la Russia ancora il secondo maggiore fornitore di gas dell’Unione. Ora, le ambizioni di un Paese extra-UE in materia di gas potrebbero rendere ancora più arduo il compito di Bruxelles di abbandonare il combustibile russo.
Questa settimana la Commissione europea ha annunciato l’intenzione di azzerare le importazioni di gas russo. Nel dettaglio, Bruxelles impedirà ai Paesi membri di firmare nuovi contratti di fornitura con Gazprom, cercando al contempo un modo per farli uscire dai contratti esistenti senza dover pagare penali per la violazione degli stessi.
LE POSIZIONI DEI PAESI UE SUL GAS RUSSO E IL RUOLO DELLA TURCHIA
Il primo problema – scrive Oilprice – è che non tutti i Paesi Ue sono d’accordo. Ungheria e Slovacchia, infatti, sono fortemente contrarie, sostenendo che lo stop al gas russo comprometterebbe ulteriormente la competitività delle imprese europee per motivi di costo. Ora, la Commissione Ue potrebbe allineare i due Paesi adottando il piano con una maggioranza qualificata, anziché con una maggioranza assoluta degli Stati membri. Tuttavia, ciò che non può fare è impedire che la Turchia si trasformi in un hub del gas, con grandi quantitativi di combustibile russo.
L’IMPORTANZA DEL GASDOTTO TURKSTREAM PER LA TURCHIA
Ungheria e Slovacchia attualmente ricevono il gas russo attraverso il gasdotto TurkStream, che scorre sotto il Mar Nero fino alla Turchia e poi prosegue verso l’Europa orientale. Secondo l’analista Martin Vladimirov, del think tank Center for the Study of Democracy, l’esistenza di questo gasdotto potrebbe prolungare la dipendenza dell’Unione europea dal gas russo.
In effetti, il TurkStream ha già aumentato le importazioni di gas russo verso l’Europa centrale e sud-orientale da circa il 30% del 2021 ad oltre il 50% dello scorso anno, come ha scritto Vladimirov in un editoriale per Reuters.
LE IMPORTAZIONI DI GAS RUSSO DELLA TURCHIA
La Turchia importa molto gas russo: ne utilizza una parte in patria ed esporta il resto verso l’Europa sud-orientale. Ankara ha anche in programma di diventare un importante hub regionale di gas naturale, sia attraverso le importazioni dalla Russia e dall’Asia centrale, sia attraverso l’esplorazione e la produzione locali. Il governo turco ha anche reso pubblici i piani per sostituire sostanzialmente l’Ucraina come via di transito chiave tra i giacimenti di gas russi e i consumatori europei.
LA SITUAZIONE DI UNGHERIA E SLOVACCHIA
Secondo i dati citati da Vladimirov, l’Ungheria è il maggiore importatore di gas dal gasdotto TurkStream, con i flussi che quest’anno dovrebbero raggiungere gli 8 miliardi di metri cubi, in aumento rispetto ai 6 mmc del 2023. La Slovacchia, nel frattempo, prevede di aumentare i flussi attraverso il gasdotto modificando il suo contratto a lungo termine con Gazprom. Tra gli altri Paesi che ricevono gas dal TurkStream vi sono la Bulgaria, che fa parte della rotta di transito, la Serbia, la Romania e alcuni Stati dei Balcani Occidentali.
I POSSIBILI SCENARI FUTURI
Ora, secondo Vladimirov questi flussi possono essere sostituiti interamente con il GNL. Tuttavia, ciò avrebbe un prezzo, e non insignificante. Questo è ciò che rende così difficile bloccare le importazioni di gas russo e che, unito alla presenza del gasdotto TurkStream e dei terminal di importazione di GNL turchi, suggerisce che qualsiasi tentativo di portare a termine i piani della Commissione sia destinato al fallimento.
Perché, anche se Bruxelles in qualche modo impedisse ad Ungheria e Slovacchia di acquistare gas da chi vogliono, probabilmente continuerebbe comunque ad utilizzare la Turchia come intermediario nell’approvvigionamento, e le molecole di gas non hanno un marchio di origine.
Il gas che l’Ue importerà dalla Turchia in futuro potrebbe provenire dall’Asia centrale, ma potrebbe provenire anche dalla Russia, nonostante le misure energiche per impedire che ciò avvenga. Proprio come è successo con il petrolio e le importazioni dall’India, che hanno sostituito quelle da Mosca.