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Banche

Le banche globali non riescono a raggiungere gli obiettivi sulle emissioni

Un’analisi del World Resources Institute su 25 tra le maggiori banche al mondo ha scoperto che “non solo sono fuori strada per raggiungere gli obiettivi sulle zero emissioni, ma molti dei loro impegni sono meno ambiziosi di quanto sembrino” 

Le banche globali non stanno rispettando gli obiettivi di riduzione dei finanziamenti per le attività che alimentano direttamente il cambiamento climatico. È quanto emerge da un nuovo studio del World Resources Institute. L’analisi – che ha esaminato 25 dei più grandi istituti di credito del mondo – ha scoperto che “non solo le banche sono fuori strada per raggiungere gli obiettivi sulle zero emissioni, ma molti dei loro impegni sono meno ambiziosi di quanto sembrino”. “Nonostante i progressi, molte banche non hanno obiettivi o hanno obiettivi deboli nei settori chiave”, hanno affermato Anderson Lee e Amanda Carter, i due ricercatori del WRI che hanno scritto il rapporto pubblicato oggi. Inoltre, hanno aggiunto, “gli obiettivi esistenti non sono in linea con la limitazione del riscaldamento a 1,5 °C”.

LE BANCHE TRA BUSINESS E CLIMA

I risultati arrivano mentre il settore finanziario si sta impegnando sempre più per difendere un modello di business che, a suo dire, dovrebbe essere incentrato sulle preferenze dei clienti e sul profitto, obiettivi che secondo i banchieri non sempre sono in linea con la protezione del clima. La posizione alimenta un dibattito politico sempre più teso, con i repubblicani statunitensi che minacciano di citare in giudizio le aziende, accusate di mettere le politiche climatiche al di sopra dei profitti. Lo sviluppo ha fatto infuriare gli attivisti climatici, che hanno cercato di sconvolgere Wall Street attraverso forti proteste. “Quello che scopriamo è che, per la maggior parte dei settori, le banche in media non hanno allineato i loro sforzi di riduzione delle emissioni di portafoglio ai percorsi di 1,5 °C e non prevedono di farlo entro il 2030. In altre parole, gli istituti di credito non pianificano nemmeno di ridurre le loro emissioni quanto necessario, per non parlare dell’effettiva implementazione o del follow-through”, hanno scritto Lee e Carter.

Il WRI – che esamina le dichiarazioni di finanza sostenibile dal 2019 – ha affermato che esempi di banche che non riescono a raggiungere gli obiettivi includono il settore automobilistico, in cui le emissioni di portafoglio segnalate sono state in media del 28% superiori a quanto avrebbero dovuto essere nel 2022 per allinearsi all’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C. Inoltre, secondo i risultati del WRI, le emissioni di portafoglio entro il 2030 saranno tre volte il benchmark.

GLI OBIETTIVI DELLE BANCHE SUL CARBONE 

Lo studio mostra anche che la maggior parte delle banche analizzate non include ancora elementi come la finanza aziendale o i servizi di consulenza nei propri obiettivi sul carbone, o stabilisce soglie per restrizioni troppo elevate per avere un impatto significativo. “Di conseguenza, le politiche di eliminazione graduale non sono esaustive e molte aziende e attività che traggono profitto dal carbone non sono interessate”, hanno scritto Lee e Carter.

Il rapporto del WRI mette inoltre in guardia dal prendere per oro colato i numeri principali delle banche o gli annunci sugli obiettivi climatici. I dettagli che richiedono un esame più attento includono la cronologia delle politiche di eliminazione graduale dei combustibili fossili e se sono incluse le attività dei mercati dei capitali. Secondo i ricercatori del WRI, senza questi dettagli, non è possibile giudicare se l’impegno di una banca può essere considerato di alta qualità e credibile.

LE EMISSIONI DELLE BANCHE NEI DIVERSI SETTORI

I ricercatori hanno monitorato le emissioni di portafoglio che le banche hanno segnalato dalle loro attività in 6 settori chiave (petrolio e gas, energia, automotive, aviazione, cemento e acciaio) tra il 2019 e il 2022, oltre che i loro obiettivi di riduzione delle emissioni per il 2030. Hanno quindi confrontato i progressi con i percorsi di decarbonizzazione che limiterebbero il riscaldamento globale a 1,5 °C. Le banche nello studio includevano JPMorgan, Mitsubishi UFJ Financial, Industrial and Commercial Bank of China e BNP Paribas.

Il settore finanziario ha ripetutamente chiesto un maggiore supporto governativo per aiutare banche ed investitori ad allineare la loro attività con obiettivi rispettosi del clima. Secondo Lee e Carter, però, un certo numero di quelle stesse banche ha sostenuto gruppi di lobby che ostacolano attivamente la normativa pro-clima.

“Da parte delle banche – scrivono -, è incoerente chiedere una politica pubblica rispettosa del clima e allo stesso tempo sostenere associazioni di categoria che si oppongono a loro. Questo è stato il caso di alcune banche, in particolare negli Stati Uniti”. Sebbene vi siano prove che le banche abbiano iniziato a rivedere l’allineamento dei loro gruppi commerciali al net zero, “è necessario altro lavoro per garantire un allineamento completo”.

L’AIE: SERVONO 4 MILIARDI DI DOLLARI ALL’ANNO ENTRO IL 2030

L’Agenzia Internazionale per l’Energia stima che il mondo dovrà investire circa 4 trilioni di dollari all’anno entro il 2030 per generare i livelli di energia pulita richiesti per ottenere le riduzioni delle emissioni necessarie. Per il solo settore energetico, secondo l’AIE bisognerà investire 10 volte di più nell’energia pulita rispetto ai combustibili fossili. L’obiettivo 10 a 1 è attualmente lontano dalla realtà, con le banche analizzate nello studio WRI che in media investono solo 1,3 volte di più nella finanza verde rispetto ai combustibili fossili.

“La reazione negativa di interessi particolari e forze politiche negli Stati Uniti che si oppongono agli sforzi per la sostenibilità ha portato alcune banche a ritirarsi, almeno pubblicamente, da alcuni dei loro impegni climatici. Le banche devono invertire la rotta e raddoppiare i propri impegni net zero, non solo per raggiungere i propri obiettivi climatici, ma anche per trarre profitto dalle nuove opportunità commerciali legate alla transizione climatica. Orientarsi verso la finanza sostenibile può aiutare anche a proteggere le banche dai crescenti rischi finanziari legati al clima”, concludono Lee e Carter.

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