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Letta propone nuovo prodotto Ue, Europarlamento insediato, Pd chiede più fondi per Piano Mattei. Che c’è sui giornali?

Il prodotto di risparmio Ue green proposto da Letta, insediato l’Europarlamento, Pd propone aumento finanziamenti Piano Mattei. La rassegna Energia

Enrico Letta ha proposto un prodotto di risparmio europeo green accolto con favore da tutti i Parlamentari. Intanto, si è insediato il nuovo Europarlamento e ha chiarito le priorità: industria e ambiente. Il Pd dopo le prime critiche chiede di aumentare i finanziamenti per il Piano Mattei.

ENERGIA, LETTA PROPONE PRODOTTO GREEN RISPARMIO UE

“Due ore piene di discussione approfondita. L’ex premier Enrico Letta ha presentato ai ministri dell’Eurogruppo il suo rapporto sul Mercato unico e su un punto è riuscito a mettere d’accordo tutti: «È necessario creare un prodotto di risparmio europeo che sia vantaggioso per i cittadini per finanziare la transizione verde e in questo modo attivare anche gli investimenti pubblici». L’invito all’ex premier italiano è stato rivolto di recente dal presidente Paschal Donohoe, che vuol far aumentare la «consapevolezza» del ruolo dell’Eurogruppo nel completamento dell’Unione del mercato dei capitali, che Letta nel suo rapporto chiama «Unione dei risparmi e degli investimenti». Restano i dubbi di alcune piazze finanziarie, come la lussemburghese e l’estone”, si legge su Il Corriere della Sera.

“(…) Ad accendere la miccia era stato al suo arrivo il commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni, che aveva detto che «è ora di iniziare la discussione su come immaginare nuovi strumenti comuni per obiettivi comuni. Sappiamo che Next Generation Eu scadrà tra due anni e mezzo». Un’ipotesi che il ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner ha escluso: (…) Per il 2025 l’Eurogruppo ha confermato che l’orientamento per gli Stati europei rimarrà sostanzialmente restrittivo, specialmente per quelli con elevato deficit e debito”, continua il giornale.

“Il commissario Gentiloni ha anche fatto intuire quella che poi si è rivelata la decisione della Commissione Ue nei confronti delle riunioni informali organizzati dalla presidenza ungherese. Alla domanda su una sua partecipazione all’Eurogruppo informale a Budapest, Gentiloni ha risposto «vedremo». (…) la presidente von der Leyen ha deciso che la Commissione Ue «sarà rappresentata a livello di alti funzionari» durante le riunioni informali del Consiglio e che «la visita del Collegio non avrà luogo». Il ministro ungherese per gli Affari europei Bóka ha replicato che «la Commissione non può scegliere a proprio piacimento le istituzioni e gli Stati Ue con cui desidera collaborare»”, continua il giornale.

ENERGIA, PD CHIEDE AUMENTO FINANZIAMENTI PIANO MATTEI

“Il Partito democratico deve aver preso sul serio l’antico detto: se non puoi batterli, unisciti a loro. Talmente sul serio che, nel dibattito parlamentare sul Piano Mattei, non solo non ha criticato l’iniziativa di Giorgia Meloni, ma ha addirittura raddoppiato, proponendo di aumentare i finanziamenti. Come riferisce la Staffetta Quotidiana, mentre il verde Angelo Bonelli vorrebbe sopprimere l’operazione, un emendamento depositato in commissione Ambiente al dl Infrastrutture chiede di aumentare la dotazione per il piano da 500 milioni a un miliardo per gli anni 2024-26 (conseguentemente raddoppiando le garanzie Mef da 400 a 800 milioni). (…) Un ulteriore emendamento, a prima firma Debora Serracchiani, vorrebbe assegnare 250 mila euro all’Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico orientale per realizzare uno studio di fattibilità del “Green Corridor”, ossia il sistema di gasdotti che dovrebbe trasportare (oggi no, domani forse, ma dopodomani…) idrogeno verde dal Nord Africa in Italia”, si legge su Il Foglio.

“Schede, progetti e risultati attesi continuano a mancare (…) ma evidentemente per il Pd non è un problema versare soldi in quella che chiama “una scatola vuota”. La sorpresa non arriva tanto dal fatto che il Pd abbia preso a maneggiare il Piano Mattei alla stregua del Superbonus, ovvero chiedendo di raddoppiare gli stanziamenti. Ciò che sorprende davvero è la sua repentina inversione a U sulla stessa idea di fondo del piano meloniano per l’Africa, passato da progetto da abortire a “scatola vuota” da riempire”, continua il giornale.

ENERGIA, EUROPARLAMENTO INSEDIATO: PRIORITÀ AMBIENTE

“L’inizio della X legislatura europea entra nel vivo questa settimana, prima con l’elezione della presidente del Parlamento e poi con il voto di fiducia alla presidente designata della Commissione. Nel frattempo, sono già chiare le priorità della nuova assemblea: l’industria da un lato e l’ambiente dall’altro. Non per altro saranno i cavalli di battaglia di Ursula von der Leyen nel suo discorso di giovedì prossimo, pur di strappare il sostegno della più ampia maggioranza possibile. Nel nuovo Parlamento la frammentazione si è accentuata. I gruppi sono otto, uno in più rispetto alla legislatura precedente. Gli scossoni più netti sono avvenuti a destra. Nei fatti i nazionalisti di Identità & Democrazia si sono sciolti per ricomporsi intorno al movimento ungherese Fidesz e ai Patrioti d’Europa. All’estrema destra è nata una nuova fazione, l’Europa delle Nazioni Sovrane, che fa capo ad Alternative für Deutschland. Pressoché immutato è il gruppo dei conservatori (ECR), di Fratelli d’Italia”, si legge su Il Sole 24 Ore.

“Secondo Engjellushe Morina, analista dello European Council on Foreign Relations, «i partiti populisti e di estrema destra eserciteranno una maggiore influenza sull’agenda dell’Unione europea». Ciò detto, la presenza di tre gruppi a destra è indicativa. (…) Oggi dovrebbe essere rieletta presidente dell’assemblea, con scrutinio segreto, la popolare maltese Roberta Metsola, coadiuvata da 14 vicepresidenti. La distribuzione delle cariche avverrà sulla base del sistema proporzionale D’Hondt (dal nome del matematico belga Victor D’Hondt, della seconda metà dell’Ottocento). (…) Dopo lunghe trattative tra i gruppi parlamentari è stata decisa nei giorni scorsi anche la composizione delle 20 commissioni parlamentari (a cui si aggiungono quattro sottocommissioni). Le due commissioni più nutrite saranno quelle dell’Industria e dell’Ambiente: avranno entrambe 90 membri. Nel periodo legislativo precedente avevano rispettivamente 78 e 88 deputati. Il dato non è banale perché in fondo riflette le priorità che il Parlamento vuole darsi durante la legislatura. (…) Il tentativo è chiaro: fondere il Patto verde in una nuova politica industriale che sia rispettosa dell’ambiente e che anzi promuova politiche ecologiste. Spiega Imme Scholz, co-presidente a Berlino della Heinrich-Böll Stiftung, la fondazione vicina al Partito verde tedesco”, continua il giornale.

“Se guardiamo al rapporto tra industria e ambiente, la dinamica è cambiata negli ultimi dieci anni. All’inizio del decennio scorso il settore manifatturiero si limitava alla produzione di prodotti che potessero aiutare a ridurre l’inquinamento: pannelli solari, pale eoliche, case passive. Oggi si tratta di rivedere radicalmente l’industria perché diventi tutt’uno con la protezione dell’ambiente. La sfida è tanto più difficile con una guerra alle porte dell’Unione. Nel suo discorso programmatico di giovedì, Ursula von der Leyen farà del suo meglio per trovare un punto di equilibrio. Un equilibrio tanto più necessario considerando che la sua coalizione popolare-socialista-liberale è fragile. Conta 401 deputati, rispetto a una maggioranza necessaria di 361. «La minaccia più grave nel voto a scrutinio segreto viene dalla frammentazione dei popolari e dei socialisti», analizza un diplomatico. Si calcola una percentuale di possibili franchi tiratori intorno al 10%. (…) I Verdi appaiono ben disposti a dare il loro voto di fiducia. Il copresidente degli ecologisti Bas Eickhout ha posto nei fatti due condizioni: «Nessun annacquamento del Patto verde e nessuna collaborazione strutturale con i conservatori». La condizione posta dai verdi non impedisce alla signora von der Leyen di cumulare il sostegno ecologista con l’aiuto di alcune frange dell’ECR, in particolare di Fratelli d’Italia. (…) Sostiene Eric Maurice, analista dello European Policy Center: «La frammentazione della destra potrebbe indurre ECR a prendere un minimo le distanze dai patrioti e dai sovranisti, per assumere il ruolo di pivot». Più in generale, lo sguardo corre alle recenti elezioni francesi. La forza crescente del Rassemblement National ha indotto a una forte coesione i partiti più europeisti”, continua il giornale.

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