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CARBONIO

L’Europa regolamenterà anche il mercato volontario del carbonio?

Secondo la presidente dell’ESMA, la nuova Commissione europea “in un certo momento potrebbe decidere che anche questi mercati volontari debbano essere soggetti ad un quadro normativo”

Le banche, gli investitori e le aziende europee che operano nel mercato delle compensazioni di carbonio potrebbero dover affrontare nuove normative, poiché persistono preoccupazioni di greenwashing e aumenta l’interesse per il settore. “La supervisione normativa del cosiddetto mercato volontario del carbonio potrebbe essere qualcosa che la prossima Commissione europea prenderà in considerazione”. Lo ha dichiarato Verena Ross, presidente dell’ESMA (Autorità Europea degli Strumenti finanziari e dei Mercati), l’autorità di vigilanza dei mercati dell’Unione europea.

IL SISTEMA EU ETS PER I CREDITI DI CARBONIO

I regolatori europei hanno già delle regole per il sistema di scambio di quote di emissioni dell’Unione europea, il cosiddetto EU Emissions Trading System (ETS), un mercato in cui le aziende scambiano i permessi per emettere anidride carbonica in linea con un tetto complessivo sulle emissioni totali. Ora, ha detto Ross in un’intervista, “è possibile che rivolgeranno la loro attenzione al mercato volontario”, quello cioè in cui le aziende scambiano crediti di carbonio, delle unità che rappresentano ciascuna una tonnellata di CO2, che viene evitata o rimossa dall’atmosfera. La nuova Commissione europea – che sarà nominata dopo le elezioni europee di giugno – “in un certo momento potrebbe decidere che anche questi mercati volontari debbano essere soggetti ad un quadro normativo”.

Ross di recente ha supervisionato una consultazione dell’Organizzazione Internazionale delle Commissioni sui Valori mobiliari (IOSCO), l’ente che stabilisce gli standard globali per le autorità di regolamentazione dei titoli, incentrata sull’integrità del mercato volontario del carbonio. La revisione della IOSCO ha evidenziato le preoccupazioni persistenti tra i membri e ha proposto una serie di raccomandazioni per i regolatori finanziari.

IL MERCATO VOLONTARIO DEL CARBONIO

In Europa, la decisione di regolamentare il mercato volontario del carbonio spetta al Parlamento e alla Commissione europea. Il ruolo dell’ESMA è quello di definire quali norme e regolamenti abbiano senso. Le autorità di regolamentazione finanziaria dei singoli Paesi membri sono responsabili della supervisione della conformità nelle loro giurisdizioni, e l’ESMA collabora con loro per garantire che lo facciano in modo corretto e coerente.

Secondo Ross, i crediti di carbonio potrebbero rientrare nella competenza dei regolatori finanziari anche attraverso altri canali: “c’è chiaramente interesse da parte di alcuni mercati dei derivati ad incorporare potenzialmente alcuni di questi strumenti nella loro gamma di prodotti”, ha affermato, aggiungendo che ciò li renderebbe automaticamente soggetti alle norme attualmente in vigore.

LE AZIENDE TRA LINEE GUIDA, IMPATTO CLIMATICO E PERDITE ECONOMICHE

Negli ultimi anni il mercato volontario del carbonio è stato messo sotto esame per le sue esagerate pretese ecologiche. Il mese scorso la svizzera South Pole – il più grande venditore mondiale di crediti di CO2 – si è separato dal suo amministratore delegato Renat Heuberger, dopo mesi di accuse secondo cui la società avrebbe sopravvalutato l’impatto climatico dei prodotti venduti. Ad inizio dicembre, alla COP28 di Dubai, la Commodities Futures Trading Commission degli Stati Uniti ha presentato la sua proposta di linee guida per i contratti derivati di compensazione delle emissioni di CO2. Sono state introdotte anche numerose altre iniziative nel tentativo di risanare la reputazione del mercato.

Per ora, alcune delle aziende che commerciano i prodotti hanno subito perdite considerevoli. Lo scorso anno la società commerciale olandese ACT ha dovuto distruggere circa 1,5 milioni di crediti dopo aver realizzato che erano privi di valore. Vitol, il più grande commerciante indipendente di materie prime al mondo, si è ritrovato con 75 milioni di crediti non recuperabili, equivalenti al doppio delle emissioni annuali di CO2 della Svizzera.

Nel frattempo, i banchieri stanno cercando di utilizzare i crediti di carbonio come una sorta di equivalente in contanti, insieme al debito e al capitale, proprio per aiutare a finanziare progetti climatici nei mercati emergenti. Per Ross, dei simili standard dovrebbero applicarsi ai crediti di carbonio, così come per altri prodotti finanziari: “qualsiasi strumento si scambi in un mercato ben funzionante, stabile ed efficace, dev’essere fondato su una sorta di standardizzazione di base”.

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