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Libia

Libia, Noc: Anche da noi possibile disastro come a Beirut

Sanalla: Se i depositi venissero attaccati, oppure fossero esposti al fuoco o ad alte temperature, si verificherebbe un enorme disastro anche in Libia

Il presidente della National Oil Corporation (NOC), la compagnia petrolifera statale libica, ha parlato della possibilità che nei terminal petroliferi della Libia si verifichi un disastro paragonabile all’esplosione avvenuta la settimana scorsa a Beirut, in Libano.

La situazione nei porti petroliferi è preoccupante, secondo Mustafa Sanalla: ci sono grandi quantità di materie prime infiammabili stoccate, innanzitutto; in più, nei pressi dei terminal sono ripresi gli scontri armati.

IL MESSAGGIO DI SANALLA (NOC)

“I porti petroliferi sono chiusi, le esportazioni sono bloccate. Se i depositi venissero attaccati, oppure fossero esposti al fuoco o ad alte temperature, si verificherebbe un enorme disastro”, ha dichiarato Sanalla in un video-messaggio pubblicato sabato scorso.

Dalla metà dello scorso gennaio le esportazioni energetiche dalla Libia sono state bloccate a causa della guerra civile. Nelle ultime settimane gli scontri tra le forze del governo di accordo nazionale di Fayez al-Sarraj (con base a Tripoli) e le milizie dell’Esercito nazionale libico di Khalifa Haftar si sono peraltro intensificati, aggravando la situazione di congestione nei porti.

Nei principali terminal per l’esportazione non è stoccato solo il greggio, ha ricordato Sanalla: ci sono anche depositi di ammoniaca, che potrebbero esplodere come probabilmente avvenuto al porto di Beirut con il nitrato di ammonio.

“Abbiamo visto cos’è successo a Beirut ed è possibile che i porti di Brega, Ras Lanuf e Sidra subiscano la stessa sorte. Potrebbe succedere a noi, questo scenario, a causa delle chiusure e della tensione, e l’impatto sarà molto, molto disastroso”, ha dichiarato Sanalla.

Sanalla ha chiesto il ritiro dei “mercenari” dai siti petroliferi e la creazione di zone cuscinetto intorno a queste strutture.

LA SITUAZIONE IN LIBIA

Da gennaio le milizie di Haftar hanno imposto un blocco alle esportazioni energetiche da cinque importanti terminal libici. Prima del blocco, l’output di greggio della Libia si aggirava intorno agli 1,1 milioni di barili al giorno; nei mesi scorsi la produzione si è però ridotta di circa 70mila-100mila b/g. Le entrate petrolifere sono fondamentali per il Paese, che a causa della situazione ha registrato perdite stimate in 6,5 miliardi di dollari, scrive S&P Global.

Prima del video-messaggio di Sanalla, la NOC aveva già richiesto la smilitarizzazione degli impianti petroliferi, condannando anche la presenza di “mercenari” stranieri nei siti nel sud e nell’est della Libia.

Il 29 luglio scorso, ad esempio, la compagnia scriveva che “di recente, il numero di mercenari al complesso petrolchimico di Ras Lanuf è aumentato” e che “la NOC ha ricevuto segnalazioni di un gran numero di mercenari con veicoli militari che occupavano l’area residenziale del campo petrolifero di Zallah”.

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