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Lo shock del GNL spinge i Paesi europei a rivalutare il gas naturale

Il GNL importato ha sostituito il gas russo in seguito alle sanzioni Ue contro la Russia per l’invasione dell’Ucraina e al sabotaggio del gasdotto Nord Stream. Tuttavia, ciò ha comportato un costo esorbitante, che ha spinto a riconsiderare la produzione interna di gas naturale

Quando la Germania, all’inizio di quest’anno, ha approvato un progetto di trivellazione di gas offshore, ha suscitato molte perplessità. Leader nella transizione energetica, detentrice di record negli impianti eolici e solari, ora la Germania sta tornando agli idrocarburi, e non è la sola in questo.

L’AUMENTO DEI PREZZI DELL’ELETTRICITÀ IN EUROPA

Come ricorda Oilprice, nell’ultimo decennio i Paesi europei hanno visto i costi dell’elettricità salire a livelli tra i più alti al mondo, nonostante le promesse che la transizione da carbone, petrolio e gas a eolico, solare e batterie sarebbe stata pulita ed economica.

Non è stata né l’una, né l’altra cosa, e la maggior parte delle attrezzature per gli impianti eolici e solari vengono prodotte a basso costo in Cina, sfruttando l’abbondanza di capacità di generazione di energia a carbone. Eppure, mentre le credenziali di “pulizia” della transizione tendono ad essere nascoste sotto il tappeto, fare lo stesso con i costi crescenti dell’elettricità si è rivelato molto più difficile.

IL COSTO DELL’ELETTRICITÀ NEL REGNO UNITO, IN GERMANIA E NEGLI USA

Il Wall Street Journal questa settimana ha riferito che nel Regno Unito l’elettricità costa ai consumatori industriali l’equivalente di 0,338 dollari per kWh, mentre in Germania arriva a 0,267 dollari. Il Regno Unito ha le tariffe elettriche industriali più alte tra i Paesi sviluppati.

Negli Stati Uniti la tariffa è di soli 0,081 dollari, mentre in Canada è di 0,094 dollari. Per quanto riguarda i consumatori domestici, la Germania è in testa con 0,425 dollari per kWh, seguita nuovamente dal Regno Unito con 0,0386 dollari per kWh.

L’EUROPA PUNTA SUI TERMINAL GNL

Il fatto che tali costi dell’elettricità siano insostenibili per un periodo di tempo prolungato è stato dimostrato più volte, soprattutto negli ultimi tre anni, dai dati sulla crescita del PIL, ma anche da altri indicatori economici come l’attività manifatturiera, dalla perdita di posti di lavoro e dalla spesa dei consumatori.

Le ultime notizie dall’eurozona, ad esempio, mostrano un’ulteriore contrazione dell’attività industriale a novembre, insieme a un’accelerazione della perdita di posti di lavoro. L’Europa si sta deindustrializzando, si sta deindustrializzando sempre più rapidamente e lo sta facendo a causa della sua determinazione ad eliminare la dipendenza dagli idrocarburi, costruendo sempre più terminal di importazione di GNL.

Il gas liquefatto importato ha sostituito il gas russo in seguito alle sanzioni Ue contro la Russia per l’invasione dell’Ucraina e al sabotaggio del gasdotto Nord Stream. Tuttavia, ciò ha comportato un costo esorbitante, che a sua volta ha spinto a riconsiderare la produzione interna, in particolare quella di gas naturale.

I PAESI EUROPEI INIZIANO A RICONSIDERARE IL GAS NATURALE

L’analista dell’agenzia Reuters Ron Bousso questa settimana ha riferito di come Paesi come la Grecia, l’Italia e persino il Regno Unito stiano riconsiderando il loro approccio alla transizione per consentire la continua produzione di materie prime energetiche che si sono rivelate difficili da abbandonare e costose.

Bousso cita diversi recenti progetti petroliferi e del gas in Europa, come l’espansione del progetto Block 2 di Energean nel Mar Ionio con Exxon, e la dichiarazione di Shell del mese scorso, in cui affermava di essere disposta a investire di più nell’esplorazione petrolifera e del gas in Italia, non appena il governo revocherà le restrizioni su queste attività.

I PIANI DI SHELL SUL PETROLIO E GAS ITALIANI

Nei giorni scorsi, durante un evento a Roma, Joao Santos Rosa, Country Chair di Shell per l’Italia, ha dichiarato che “il potenziale è di gran lunga superiore a quanto investiamo ora, potremmo investire significativamente di più”.

La major britannica produce petrolio e gas nei due più grandi giacimenti onshore d’Europa: Val d’Agri e Tempa Rossa, entrambi in Basilicata. Santos ha affermato che, se i nuovi pozzi venissero autorizzati, Shell potrebbe raddoppiare la produzione del giacimento Val d’Agri, gestito da Eni, passando dagli attuali circa 40.000 a 80.000 barili di petrolio equivalente al giorno.

LA QUESTIONE DELLE EMISSIONI E L’OBIETTIVO DELL’EUROPA

Questo è il contesto di politica energetica in cui Germania e Olanda hanno deciso a luglio di trivellare per estrarre gas nel Mare del Nord, e non solo nel Mare del Nord, ma in un’area marina protetta di quel mare. Naturalmente, le emissioni restano al centro dell’attenzione dei decisori politici, anche quando danno il via libera a nuove produzioni di idrocarburi, quindi tutti i nuovi progetti prevedono delle clausole in tal senso.

Tuttavia, il fatto stesso che questi progetti siano autorizzati a procedere è di per sé significativo: in un certo senso, è un’ammissione che l’eolico e il solare non possono sostituire gli idrocarburi. Quello che l’Europa deve mostrare per le sue ambizioni di transizione è una riduzione delle emissioni di CO2, il cui prezzo da molti è stato considerato inaccettabile, e molti elettori stanno iniziando ad essere sempre più insoddisfatti di chi ha il potere e la responsabilità di prendere le decisioni.

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