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Ue: La Via Del Carbonio Contro Mosca

L’Ue alla prova del nove tra addio al gas russo e nuove emissioni

Bruxelles oggi discute il testo sul price-cap. Ma l’uscita dalla morsa energetica russa passa anche dai permessi di carbonio

Il fronte energetico della crisi ucraina passa dalla giornata di oggi. Un’altra, forse l’ennesima giornata potenzialmente decisiva per delineare il futuro dell’Unione europea e dell’Italia.

LA VIA DEL PRICE-CAP EUROPEO

Dopo la bozza emersa la settimana scorsa, ieri è trapelata la via di Bruxelles per un doppio price-cap. Sul tetto al prezzo del gas, oggi verrà discussa la strategia su cui il governo Draghi ha cercato di porsi in prima fila per l’approvazione. Bruxelles punta a soddisfare la linea italiana ma senza ignorare le perplessità dei nordici. E allora ecco che si punta a approvare un calmiere nazionale con dei limiti alle quantità di metano con tariffe bloccate. E uno europeo in caso di blocco delle forniture russe.

LA VIA DEL CARBONIO: NUOVI PERMESSI MA ANCHE NUOVE EMISSIONI

Ma per vincere il braccio di ferro energetico con Mosca, su cui  la vicenda Eni ha messo nel calderone altri dubbi, l’Ue sta pensando a una nuova mossa. Come scrive il Financial Times, Bruxelles “vuole raccogliere 20 miliardi di euro per finanziare l’uscita dell’UE dall’energia russa vendendo i permessi di emissione di anidride carbonica in eccesso – una mossa che rischia di colpire gli obiettivi climatici del blocco rendendo più conveniente bruciare combustibili fossili”.

Ecco quindi che sono immediate le connessioni con il piano da 200 miliardi al 2030 per abbandonare le fonti più inquinanti, provenienti per lo più dalla Russia. Ieri, con un annuncio su twitter, la presidente della Commissione Ue von der Leyen ha annunciato il raddoppio della quota di idrogeno verde da produrre entro la fine del decennio.

A QUALE STRATEGIA CREDERE?

E allora, a quale strategia credere? Qual è il vero orizzonte? “Inondare il mercato di certificati ETS non farà altro che aumentare le emissioni e renderà ancora più difficile il raggiungimento degli obiettivi del piano Fit for 55. È una cattiva politica climatica”, ha dichiarato un diplomatico dell’UE al quotidiano finanziario londinese.

Il nuovo pacchetto del Fit for 55 è stato approvato dalla Commissione ambiente europea. “L’UE vuole eliminare gradualmente i combustibili fossili russi entro il 2027, ma l’iniziativa si sta rivelando politicamente divisiva e difficile da realizzare. Gli sforzi per imporre un embargo sul petrolio alla Russia sono in stallo perché gli Stati membri non riescono a trovare un accordo. I Paesi senza sbocco sul mare, come l’Ungheria, vogliono più tempo per ridurre il loro fabbisogno di petrolio russo”, scrive ancora il Ft. Perché c’è sempre una questione politica di fondo per ogni ambito, compreso quello energetico.

I DETTAGLI SUI PERMESSI DI CARBONIO

“Il piano della Commissione prevede la vendita di 200-250 milioni di certificati ETS dalla cosiddetta Riserva di Stabilità del Mercato. La riserva è cresciuta da quando l’ETS è stato istituito nel 2009 perché le energie rinnovabili sono state utilizzate più rapidamente del previsto e la crescita lenta ha frenato l’attività industriale e quindi le emissioni”.

E ancora: “La Commissione non ha venduto i certificati per evitare di deprimere il prezzo delle emissioni e ora ha 2,6 miliardi nella riserva”. Secondo Claude Turmes, ministro dell’Energia del Lussemburgo, “non possiamo tornare a utilizzare più combustibili fossili. Dobbiamo assicurarci di non scivolare sul bilancio totale delle emissioni di carbonio da qui al 2030. Dovremmo approfittare dell’attuale crisi per accelerare il nostro lavoro sulle energie rinnovabili e sull’efficienza energetica, in modo da rimanere in linea con i nostri obiettivi climatici”. Ora è proprio sulla linea che è lecito porsi domande e continuare a monitorare questo fronte energetico della crisi ucraina.

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