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Banche Banca Mondiale

L’Ue prepara nuove regole da dare alle banche per affrontare i rischi ESG

Per la European Banking Authority “l’obiettivo dei piani prudenziali non è costringere le istituzioni ad uscire o a disinvestire dai settori ad alta intensità di carbonio, ma convincere le banche a prepararsi o adattarsi”

Le autorità di regolamentazione bancaria europee stanno preparando una serie di regole ESG che si concentrano sull’adeguatezza patrimoniale, nonostante le numerose prove che il settore non riesce ad affrontare i crescenti rischi derivanti dal cambiamento climatico.

Secondo un documento di consultazione pubblicato questa settimana, l’Autorità Bancaria Europea (European Banking Authority – EBA) sta consultando dei nuovi standard minimi per affrontare i rischi ambientali, sociali e di governance (ESG) che includono un nuovo requisito per un piano di transizione basato sul capitale.

LE LINEE GUIDA DELLA EUROPEAN BANKING AUTHORITY

L’EBA ha affermato che le linee guida non dovrebbero essere interpretate come istruzioni per dismettere asset inquinanti. “L’obiettivo dei piani prudenziali non è quello di costringere le istituzioni ad uscire o a disinvestire dai settori ad alta intensità di carbonio”, si legge nella pubblicazione del 18 gennaio; l’obiettivo è convincere le banche “a prepararsi o adattarsi”, incluso collaborare con i clienti. Per ora, la gestione del rischio ESG nella maggior parte delle banche “è ancora nelle fasi iniziali”, ha affermato l’EBA, aggiungendo che, “nonostante le azioni intraprese negli ultimi anni, si notano diverse carenze” che minacciano “la solidità delle istituzioni, mentre l’Unione europea passa verso un’economia più sostenibile”.

IL REPORT DI MÜNCHENER RÜCK E LA GESTIONE DEL RISCHIO

La richiesta si aggiunge ai requisiti del piano di transizione previsti da altre recenti normative Ue e aumenta la pressione sul settore affinché si prepari a possibili perdite. Secondo la Münchener Rück, lo scorso anno i disastri naturali hanno causato perdite per 250 miliardi di dollari a livello globale, di cui solo 95 miliardi sono stati assicurati.

L’EBA ha dichiarato che il suo regolamento dovrà essere visto come “un nuovo strumento di gestione del rischio”, mentre altri requisiti del piano di transizione si concentrano sulla garanzia che i modelli di business siano compatibili con l’obiettivo delle zero emissioni nette entro il 2050. L’autorità in precedenza aveva raccomandato alle banche di integrare i fattori ESG nella gestione del rischio. L’industria avrà tempo fino al 18 aprile per rispondere, con la formulazione finale delle linee guida che avverrà entro la fine del 2024.

LE NUOVE REGOLE ESG DELL’EBA PER LE BANCHE

L’EBA, ai sensi dell’articolo 87 bis, paragrafo 5, della direttiva 2013/36/UE, ha il compito di emanare orientamenti sugli standard minimi e sulle metodologie di riferimento per l’identificazione, la misurazione, la gestione e il monitoraggio dei rischi ambientali, sociali e di governance (ESG) da parte degli enti.

Come si legge in un documento dell’EBA, i rischi ESG, in particolare i rischi ambientali derivanti dalla transizione e i fattori di rischio fisico, “pongono delle sfide alla sicurezza e alla solidità degli istituti e possono influenzare tutte le categorie tradizionali di rischi finanziari a cui sono esposti. Per garantire la resilienza del modello di business e del profilo di rischio degli enti nel breve, medio e lungo termine, le linee guida stabiliscono i requisiti per i processi interni e le modalità di gestione dei rischi ESG che gli enti dovrebbero adottare”.

ELABORAZIONE DEI DATI E MIX DI METODOLOGIE

Gli enti, sulla base di valutazioni periodiche e complete della materialità dei rischi ESG, “dovrebbero garantire di essere in grado di identificare e misurare adeguatamente i rischi ESG attraverso solidi processi di elaborazione dei dati e una combinazione di metodologie, comprese metodologie basate sull’esposizione, sul portafoglio e sullo scenario”. Gli enti dovrebbero “integrare i rischi ESG nel loro regolare quadro di gestione del rischio, considerando il loro ruolo come potenziali motori di tutte le categorie tradizionali di rischi finanziari, compresi i rischi di credito, di mercato, operativi, di reputazione, di liquidità, di modello di business e di concentrazione”.

Gli enti, si legge ancora sul sito dell’EBA, “dovrebbero adottare un approccio solido e solido alla gestione e all’attenuazione dei rischi ESG nel breve, medio e lungo termine, incluso un orizzonte temporale di almeno 10 anni, ed applicare una serie di strumenti di gestione del rischio, compreso il dialogo con le controparti.

IL MONITORAGGIO DEI RISCHI ESG E LE STRATEGIE DELLE BANCHE

Gli enti dovrebbero integrare i rischi ESG nei loro processi regolari, tra cui la propensione al rischio, i controlli interni e l’ICAAP. Inoltre, gli enti dovrebbero monitorare i rischi ESG attraverso efficaci quadri di reporting interno e una serie di parametri e indicatori di rischio ESG retrospettivi e prospettici”.

E ancora: gli enti “dovrebbero sviluppare piani prudenziali di transizione basati sulla CRD per affrontare i rischi derivanti dalla transizione e dal processo di aggiustamento verso gli obiettivi normativi relativi ai fattori ESG delle giurisdizioni in cui operano”. A tal fine, gli enti “dovrebbero valutare e incorporare i rischi ESG prospettici considerazioni nelle loro strategie, politiche e processi di gestione del rischio attraverso la pianificazione della transizione considerando orizzonti temporali a breve, medio e lungo termine. Sebbene i piani di transizione siano rilevanti ai sensi di diversi atti normativi Ue, i piani basati sulla CRD adottano una visione basata sul rischio e contribuiscono alla resilienza complessiva degli istituti rispetto ai rischi ESG”.

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